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Parla il capogruppo cristiano-democratico all’Europarlamento Daniel Caspary: «Non collaboreremo mai e poi mai con l’AfD». Ma è mistero sulle possibili coalizioni dopo il voto: i rapporti con socialdemocratici e Verdi sono ai minimi termini, sondaggi in calo
«A volte si ha l’irripetibile opportunità di restare in silenzio». Daniel Caspary, capogruppo della Cdu/Csu al parlamento europeo, non va per il sottile quando si parla di Angela Merkel. L’intervento a gamba tesa dell’ex cancelliera contro il leader candidato Friedrich Merz della settimana scorsa è ancora ben presente nei pensieri di tutto il mondo cristiano-democratico tedesco.
Eppure, la Cdu tira drittissimo. Il congresso di lunedì ha confermato la linea di Merz, la sua promessa di non fare mai cosa comune con AfD è stata accolta da un applauso prolungato. Poco importa se nel fine settimana sono scese in piazza centinaia di migliaia di persone per esprimere il loro dissenso. Nessuna esitazione: «Siamo riusciti a convincere gli elettori del fatto che siamo seri quando parliamo di una svolta politica. Siamo il partito giusto per chi cerca un cambiamento», continua Caspary.
Dopo una settimana inusualmente caotica per la politica tedesca, i partiti cercano di calmare le acque. Ma la campagna elettorale è già gravata di un nuovo caso, rivelato dallo Spiegel: secondo il settimanale, una serie di sabotaggi alle auto più vecchie, da attribuire in apparenza ai militanti dei Verdi, sarebbero in realtà un’emanazione della guerra ibrida di Mosca. I sabotatori, infatti, avrebbero avuto intenzione di aumentare l’odio per gli ecologisti bloccando le marmitte delle vetture e “firmando” il gesto con uno sticker raffigurante un Robert Habeck sorridente accompagnato dallo slogan «Sii più verde».
Ma al centro del dibattito resta la decisione della Cdu di avvitarsi in una manovra difficilissima e piuttosto inutile, visto che il vantaggio rispetto all’AfD, ancora secondo partito, prima dello scivolone di Merz era di ben dieci punti.
Ma dal punto di vista dei cristiano-democratici, anche il voto comune con l’estrema destra non è prova di collaborazione. «Non abbiamo lavorato assieme. Abbiamo messo ai voti le nostre posizioni», spiega Caspary. Nessun tabù infranto, quindi? «La responsabilità della caduta del governo Semaforo è del cancelliere socialdemocratico: questo sviluppo ha portato a una situazione in cui al Bundestag si formano maggioranze variabili. Al parlamento europeo socialisti e Verdi hanno votato più di una volta con gli estremisti. Ci andrei piano con l’espressione “Tabubruch”, tabù infranto». Anzi, dal punto di vista di Caspary, a muoversi in maniera scomposta sono gli altri: «Per me è un tabù infranto la maniera indicibile con cui adesso socialdemocratici e Verdi ora screditano noi cristiano-democratici e Friedrich Merz. Tutti sanno che siamo convinti democratici».
Quale coalizione?
Resta il dubbio di cosa succederà 24 febbraio. Perché alla fine, dopo il voto, ci sarà da sedersi intorno un tavolo per formare una nuova coalizione di governo. Nonostante un trend negativo che ha portato la Cdu/Csu a perdere 1-2 punti percentuali nei sondaggi, nessuno dubita del fatto che Merz sia cancelliere.
Resta da vedere con quale partner di coalizione, adesso che i rapporti sono precipitati sia con la Spd che con i Verdi. «Devono capire loro come uscire da questo cul de sac», dice Caspary. Impossibile però – giura il capogruppo – che si trovino strade comuni con l’estrema destra: «L’AfD è contro tutto quello che difendiamo noi cristiano-democratici. Sono contro l’Ue, contro l’euro e la Nato. Contengono frange estremiste: non ci sarà nessuna collaborazione con loro. La Germania ha bisogno di un governo democratico a guida cristiano-democratica e con partner democratici e pro-europei. Lo sanno anche i responsabili di Spd e Verdi».
In parte, in effetti, il calo della Cdu è compensato da una certa crescita della Spd, ma ora come ora fare previsioni è complicato: la grande variabile è il destino dei partiti più piccoli. Attorno alla soglia di sbarramento del 5 per cento si affollano ben tre formazioni: Linke, Fdp e Bsw.
La Linke in alcune delle ultime rilevazioni sembra essere oltre l’ostacolo e può anche contare sul piano B dei tre mandati diretti che ha buone possibilità di conquistare all’est e che li porterebbero automaticamente nel Bundestag. L’ex stella della Link, Sahra Wagenknecht, ha già annunciato che se il Bsw non dovesse scavalcare la soglia del 5 per cento, la sconfitta «avrà effetti anche sul mio destino politico personale».
A complicare ulteriormente il quadro, la combinazione che avrebbe una maggioranza sicura, paradossalmente è la più improbabile. Un’alleanza tra Spd, Cdu e Verdi sarebbe fortissima, ma è coerentemente respinta da tutti e tre i potenziali alleati. Escludendo la maggioranza possibile, ma non auspicata, con l’AfD, alla Cdu resta l’opzione con la Spd o quella con i Verdi. Entrambe rischiano di rimanere vittima della frammentazione del Bundestag: se dovessero entrare uno o più piccoli partiti – ha calcolato la Zeit – le alleanze a due si fanno sempre più improbabili.
Tra i due (e più) litiganti, l’AfD gode. In attesa di portare a casa un risultato che comunque sarà il migliore della sua breve storia, la leader Alice Weidel aspetta l’inizio delle trattative del dopo-voto. Mentre si dibatte sulla Cdu, infatti Weidel ha un nuovo motivo per sorridere: da oltreconfine è arrivata una donazione da 2,3 milioni di euro per il partito di estrema destra. L’AfD ha già ricevuto due misteriosi donazioni di grossa taglia, ma stavolta a finanziare una campagna di affissioni in grande stile sarebbe stato un ex militante del partito di estrema destra austriaco Fpö.
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