Giampaolo Gravina, giornalista e divulgatore del mondo del vino, è morto il 6 febbraio mentre si trovava in Friuli per una manifestazione. Filosofo di formazione, insegnava a Pollenzo, frazione di Bra (Cuneo), dopo aver avuto la cattedra di estetica alla Sapienza. Autore di libri e curatore di guide, era apprezzato per la sua capacità di trasmettere la passione per il vino con semplicità.
Addio a Giampaolo Gravina, divulgatore del vino
Si trovava in Friuli per presenziare a uno dei tanti eventi di cui si occupava Giampaolo Gravina, esperto di comunicazione e giornalismo legato al vino, quando ha accusato un malore fatale.
Gravina aveva deciso di prolungare il soggiorno per incontrare i viticoltori locali, spinto dalla sua innata curiosità nel scoprire nuove realtà e dalla capacità di costruire relazioni profonde, ben oltre la sfera lavorativa.
Chi era Giampaolo Gravina
Intellettuale raffinato e scrittore acuto, era un divulgatore nato, capace di trasmettere il sapere con naturalezza e immediatezza. Laureato in filosofia, aveva lasciato l’ambito accademico per seguire la sua passione per il vino, insegnando all’Università di Scienze Gastronomiche di Pollenzo dopo essere stato docente di estetica alla Sapienza di Roma.
Seguire la strada dell’enogastronomia per lui è stato un percorso naturale, trasformato rapidamente in esperienza concreta con l’apertura a Roma del ristorante “Uno e Bino”, punto di riferimento per esperti e semplici appassionati, molti dei quali, grazie a lui, hanno affinato la loro conoscenza.
La divugazione sul vino in radio e le lezioni
Parallelamente si è dedicato al giornalismo, distinguendosi per originalità e profondità. La sua voce su Radio Rai Tre, con la rubrica “Puri Spiriti”, sapeva catturare l’attenzione del pubblico, mentre nel ruolo di curatore ha contribuito alla guida dei vini de L‘Espresso.
La sua esperienza traspariva nelle sue lezioni dedicate ai vitigni e ai territori, durante le quali il pubblico lo seguiva con attenzione, affascinato dalla sua capacità di trasmettere conoscenze in modo chiaro e coinvolgente. Il suo talento divulgativo permetteva a chiunque di avvicinarsi al mondo del vino, senza barriere.
Il ricordo dei colleghi
“È semplicemente la persona che mi ha insegnato più cose in tanti anni di lavoro. E poi un’amicizia autentica, incondizionata” a dichiarato a Repubblica Camillo Favaro, con cui ha realizzato due edizioni di “Vini e terre di Borgogna”, un’opera imprescindibile per approfondire la conoscenza dei prodotti di quella regione.
“Era un esperto dotato di una grande cultura del vino, ma con una concezione non snob” ha ricordato Eleonora Cozzella, direttrice de Il Gusto. “Per lui era importante che le persone si appassionassero dell’anima del vino anche quando non erano esperte. Portava avanti con passione un’idea di avvicinamento della gente alla cultura del vino, ma senza per forza attingere dal linguaggio tecnico e forbito”.
Un uomo aperto, disponibile, pronto ad abbracciare la diversità di opinione, come sostiene Ernesto Gentili, curatore della guida su L‘Espresso. “Intelligente e sensibile, raccoglieva le vibrazioni che arrivavano dagli altri, Senza compromessi, chiaro, nitido, prendeva a cuore la vita dei produttori, con grande interesse”.
Fonte foto: iStock/Facebook – Fernando Pardini
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