Pil Italia: tre anni a zero

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Tre anni con il Pil a zero. Sono le stime dell’Ufficio Parlamentare di Bilancio (Upb), che ha rivisto al ribasso le stime di crescita del Prodotto Interno Lordo (PIL) per l’Italia, sollevando preoccupazioni in merito all’impatto dei dazi e all’aumento del prezzo del gas. Le nuove previsioni indicano una crescita dello 0,7% nel 2024, in lieve accelerazione dello 0,8% nel 2025 e dello 0,9% nel 2026, cifre leggermente inferiori rispetto alle stime formulate in autunno. Le previsioni inoltre incorporano il profilo di spesa relativo ai programmi di investimento del PNRR, che potrebbero essere oggetto di revisione, soprattutto per quanto riguarda le tempistiche.

Le cause

Il deterioramento delle proiezioni sugli scambi internazionali è una delle cause principali di questa revisione al ribasso. A ciò si aggiunge l’aumento del prezzo del gas, che rappresenta un’ulteriore fonte di preoccupazione per l’economia italiana, con i futures europei sul gas naturale che hanno raggiunto i massimi degli ultimi 15 mesi, segnando un aumento di quasi l’8% a 54 euro al megawattora.

I dati nel dettaglio

Analizzando più nel dettaglio l’andamento del PIL, si osserva che nel 2024 la crescita si è attestata allo 0,7%, con un ristagno dell’attività economica nella seconda metà dell’anno. La domanda estera netta ha contribuito positivamente, ma la domanda interna si è ridotta.

Per il 2025, si prevede una lieve accelerazione della crescita, allo 0,8%, grazie soprattutto alle componenti interne della domanda. Nel 2026, la dinamica del PIL dovrebbe consolidarsi marginalmente, raggiungendo lo 0,9%, a condizione che non si acuiscano i conflitti e le guerre commerciali in corso e che prosegua la normalizzazione della politica monetaria.

Nella sua nota l’UPB mette in evidenza l’export italiano “su cui pesano le tensioni globali e la debolezza della congiuntura europea”. “I dati autunnali riportano un calo delle vendite nello scorso anno verso la Germania, la Cina e gli Stati Uniti e una crescita del commercio con la Turchia e i Paesi OPEC. Quest’anno dovrebbe arrestarsi la perdita di quote di mercato estero delle imprese italiane, che tuttavia esprimono giudizi molto cauti sugli ordini dall’estero nel breve termine”, ha sottolineato.

Un quadro a luci e ombre arriva dal mercato del lavoro.

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Nel terzo trimestre – si legge nella nota-  le ore lavorate sono aumentate nei servizi, ma non in altri settori, mentre la produttività oraria nel totale dell’economia è tornata a ridursi, come accade ormai da quasi due anni. È proseguito l’aumento degli occupati a carattere permanente e degli autonomi, con un peso determinante della componente femminile. Le stime sul quarto trimestre vedono però un rallentamento. Scomponendo la variazione tendenziale del PIL in termini dei contributi delle principali variabili del mercato del lavoro, della produttività del lavoro e della demografia, la crescita nel terzo trimestre è stata sostenuta quasi unicamente dal tasso di occupazione mentre è negativo l’apporto del tasso di partecipazione. La popolazione in età lavorativa è cresciuta nei primi nove mesi del 2024, mentre quella totale si è ridotta, anche a causa della diminuzione del numero dei nati”.

Per quanto riguarda, la perdita dei salari reali, quest’ultima “dovuta ai rincari degli anni scorsi si va gradualmente riducendo, ma resta sopra il tre per cento nel confronto con l’anno 2021”

Per quanto riguarda l’inflazione, si prevede una sostanziale stabilizzazione del deflatore del prodotto interno lordo, di poco superiore al 2%, in linea con le aspettative di altri istituti.

Le altre stime

Più ottimistiche le ultime stime di Banca d’Italia, che prevede una crescita del PIL dello 0,6% nel 2024, dell’1% nel 2025 e dell’1,2% nel 2026, tenendo conto degli effetti positivi dei prezzi delle materie prime e dei tassi di interesse più favorevoli, compensati dal rallentamento dell’attività nel settore edilizio a seguito della rimodulazione degli incentivi per la riqualificazione energetica degli immobili. L’Istat, invece, stima una crescita del PIL dello 0,5% nel 2024 e dello 0,8% nel 2025.

Decisamente più pessimistiche i i numeri aggiornati dell’Osservatorio dei conti pubblici italiani (Ocpi) dell’Università Cattolica di Milano, pubblicati dopo i dati del PIL diffusi dall’Istat, secondo cil quale la crescita dell’Italia, che parte da trend acquisito pari a zero, si attesterà nel 2025 al +0,4%: in peggioramento il deficit, dal 3,3 al3,6% del PIL, e portando il debito, che aumenta di 1,5 punti, a quota 138,4% del Pil. Il 2024, invece, dovrebbe chiudersi con un Pil reale di +0,6/+0,7%.

Restano sempre nell’ordine dello “zero virgola” le proiezioni del REF Ricerche, che prevede una crescita del PIL dello 0,6% nel 2025 (come nel 2024) e dello 0,9% nel 2026. I prezzi al consumo sono visti all’1,7% nel 2025 e dell’1,5% nel 2026, mentre il tasso di disoccupazione al 6,4% quest’anno e al 6,2% il prossimo. In peggioramento il debito della PA,  previsto a 138,5% del PIL quest’anno e al 139,8% l’anno prossimo.

 

 

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