Si parla sempre troppo poco, nelle cronache e sui media, di America del Sud. E poco viene studiata la storia di questo continente meraviglioso e vario, ingiustamente messo in ombra dalla vicinanza con gli Stati Uniti, un gigante capace di monopolizzare l’attenzione con la sua storia, la sua importanza politica, il suo impatto sulla cultura e il costume.
Per questa è una buona notizia la recente pubblicazione di un volume dedicato a una delle figure più importanti delle lotte combattute dai sudamericani nell’Ottocento per liberarsi dal giogo coloniale della Spagna. Parliamo del saggio Simón Bolívar (Armando Editore, 2025, pp. 356) in cui Giorgio Seccia si focalizza sulla lotta per l’indipendenza del Venezuela (1811), momento topico per l’intero mondo latinoamericano.
Una indipendenza narrata negli aspetti che l’hanno determinata, sociali, politici, religiosi, militari, argomentati e supportati da evidenze storiche. Emerge nel contesto il carisma di Simón Bolívar, che infiamma la popolazione con discorsi e scritti di stampo patriottico e panamericanista. Lungimirante e avveduto politico, ma anche abile tattico e stratega, el Libertador, il Liberatore, è l’autentico promotore e trascinatore del movimento indipendentista.
Ma chi fu questo personaggio adorato in America del Sud e quasi dimenticato alle nostre longitudini? Simón Bolívar nacque a Caracas, in Venezuela, nel 1783 da una famiglia della ricca aristocrazia creola, cioè faceva parte della classe più ricca formata dai bianchi di origine ispanica nati nelle colonie, aristocratici che volevano uscire dallo stato di dipendenza politica ed economica rispetto alla madrepatria, la Spagna. Nel suo destino, secondo i desideri del padre, vi era la carriera nell’esercito spagnolo che controllava buona parte dell’America latina ma le cose andarono diversamente. In giovinezza, infatti, Bolívar fece un lungo soggiorno in Europa ed entrò in contatto con le idee dell’Illuminismo e con gli ideali di libertà e uguaglianza della Rivoluzione francese. Si convinse in questo periodo che anche per l’America latina fosse venuto il momento di liberarsi dal dominio europeo tanto che nel 1805 pronunciò un solenne giuramento che poi lo avrebbe accompagnato per tutta la vita: «Giuro sul mio onore e giuro sulla mia patria che non darò riposo al mio braccio, né pace alla mia anima, fino a quando non avrò spezzato le catene che ci opprimono per volontà del potere spagnolo».
Ritornato in patria, Bolívar cercò di sfruttare la debolezza degli spagnoli, impegnati in Europa nella lotta contro Napoleone, per dare il via tra il 1808 e il 1809 alla rivolta contro il dominio coloniale. Lo scontro con la Spagna fu durissimo e, di fronte alla spietata repressione degli spagnoli, Bolívar emanò il suo famoso proclama di “Guerra a muerte”, con cui decretò la guerra senza quartiere contro il nemico. In breve tempo si ebbero insurrezioni antispagnole in tutti i domini della Spagna e in pochi anni il movimento indipendentista riuscì a prevalere, grazie anche al coraggio e alle qualità di condottiero di Bolívar.
Nella lotta per la liberazione dell’America latina il condottiero, infatti, si rese protagonista di grandi vittorie e di un’impresa epica: nel giugno-luglio 1819 risalì con i suoi uomini il fiume Orinoco e giunse inaspettatamente a Bogotà, capitale della Colombia, situata a 2600 metri di altitudine, dopo aver attraversato un lungo tratto delle Ande settentrionali. Una volta ottenuta l’indipendenza, Bolívar mirava a riunire tutte le ex colonie spagnole del Sudamerica in una confederazione sul modello degli Stati Uniti. Per il condottiero latino-americano questo era l’unico modo per avere una vera indipendenza, sia economica, sia politica dalle potenze europee e soprattutto dagli statunitensi. Il suo progetto però fallì a causa della dura opposizione delle oligarchie locali dei vari Stati nati dalla lotta indipendentista.
Nel 1830, deluso e anche malato, Simón Bolívar decise di ritirarsi a vita privata in Colombia e nel giro di pochi mesi morì, lasciando il Sudamerica libero, indipendente, ma ancora diviso e instabile. Il Sudamerica come lo conosciamo ancora oggi, purtroppo diverso da come l’aveva immaginato il Liberatore.
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