Alluvione, la Regione rafforza consorzi e servitù di allagamento

Effettua la tua ricerca

More results...

Generic selectors
Exact matches only
Search in title
Search in content
Post Type Selectors
Filter by Categories
#finsubito

Prestito personale

Delibera veloce

 


di
Francesco Rosano

Entro la fine del 2026 dovranno essere completate 111 opere strategiche

Microcredito

per le aziende

 

Un’assoluzione, senza appello, ai consorzi di bonifica dopo le alluvioni degli ultimi due anni. «Il sistema — sottolinea il governatore Michele de Pascale — non è andato in crisi per la bonifica, ma perché su quella rete si è scaricata un’enorme quantità d’acqua che normalmente non deve essere gestita dalla bonifica». Accompagnata però dalla promessa di un potenziamento del loro ruolo. Nel lavoro di ricostruzione e prevenzione avviato con il commissario Fabrizio Curcio, il presidente dell’Emilia-Romagna si gioca la carta di una riforma del sistema dei consorzi di bonifica. Dall’inserimento di alcuni canali «nella rete di Protezione civile», a un lavoro strutturale per identificare «servitù di allagamento» dove non si potranno realizzare casse di espansione: rendendo strutturale, di fatto, l’allagamento di terreni coltivati in caso di alluvione come si fece nel maggio 2023 a Ravenna.

Il sacrificio di allora diventerà dunque la norma in caso di emergenza. La misura, già presente nei Piani speciali dell’ex commissario Figliuolo, è tra quelle che de Pascale intende anticipare subito in caso di possibili alluvioni. I terreni agricoli, «sacrificabili» in cambio di congrui indennizzi, saranno definiti nei prossimi mesi attraverso accordi con associazioni di categorie e consorzi. Uno è stato però già indicato dallo stesso de Pascale: si tratta di quella porzione di campagna ravennate, coltivata dalla cooperativa Cab Terra, allagata nel 2023 per allontanare le acque dell’alluvione dall’abitato di Ravenna. «Trasformiamo quell’intervento in una cassa di espansione strutturale, che non sarà sempre allagata ovviamente. I terreni rimangono coltivati, ma il proprietario sa che in caso di emergenza possono essere allagati», spiega il governatore a margine della conferenza stampa per fare il punto sui lavori in corso per la difesa idraulica.




















































Dopo quasi due anni di alluvioni, però, c’è un’intera rete di bonifica da ripensare. «Se potenziata, in caso di emergenza può diventare preziosissima», dice de Pascale, determinato a inserire su molti canali sensori igrometrici come quelli già utilizzati da Arpae per monitorare il livello dei fiumi (fino a oggi, è bene ricordarlo, il monitoraggio dei canali in caso di piene è stato effettuato con l’osservazione sul posto). «In alcuni casi — insiste il governatore — è essenziale che in quella rete di protezione civile includiamo anche i canali principali». Anche la potenza degli impianti di scolo verrà aumentata, in modo da essere più adatta alle emergenze. «Bisogna utilizzare impianti più potenti — spiega de Pascale — capaci di gestire anche afflussi eccezionali, quando capitano».

Da qui alla fine del 2026 intanto, rispettando le scadenze del Pnrr, si concluderà il piano di investimenti da 1,2 miliardi che include 111 opere strategiche per la gestione delle acque in Emilia-Romagna in risposta ai cambiamenti climatici. Gli otto consorzi di bonifica della regione contano di finire i lavori entro marzo del prossimo anno, i progetti sono stati illustrati ieri da de Pascale insieme al presidente dell’Anbi (l’associazione dei consorzi), Francesco Vincenzi. Ci sono impianti di sollevamento per la difesa idraulica, per lo stoccaggio e la distribuzione dell’acqua, interventi sugli argini, casse di laminazione e iniziative finalizzate al risparmio della risorsa. Attenzione è stata riservata anche all’efficientamento della rete di irrigazione, con la realizzazione di invasi permanenti e il loro collegamento alla rete di distribuzione, oltre a interventi per la riduzione delle perdite. Si è intervenuti anche sulla rigenerazione idraulica, con il recupero della capacità di portata dei principali canali consortili e l’adeguamento meccanico degli impianti. 

«Le risorse impegnate sono solo una prima risposta e non sufficienti a mettere in sicurezza complessivamente il territorio — avverte però Vincenzi — perché il deficit da recuperare è ampio, non solo a livello di infrastrutture ma anche per raggiungere una migliore e più proficua gestione possibile dell’acqua in Emilia-Romagna».

Iscriviti alla newsletter del Corriere di Bologna

Carta di credito con fido

Procedura celere

 

7 febbraio 2025

Contributi e agevolazioni

per le imprese

 



Source link

Finanziamenti e agevolazioni

Agricoltura

 

***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****

Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link

Source link