Traffico, inceneritori e biomasse sono le principali cause dell’inquinamento atmosferico, che a sua volta è il principale rischio ambientale per la salute pubblica in Europa e in Italia. L’sos arriva dall’Associazione Medici per l’Ambiente-Isde Italia che citando i dati dell’Organizzazione Mondiale della Sanità (Oms), fa notare come ogni anno nel mondo circa 8,1 milioni di persone muoiano prematuramente a causa dell’aria inquinata, mentre l’Agenzia Europea dell’Ambiente stima che solo in Italia l’esposizione agli inquinanti atmosferici provochi decine di migliaia di decessi prematuri all’anno.
L’Isde Italia ha pubblicato un nuovo Position Paper sull’inquinamento atmosferico che offre un’analisi sugli effetti dell’inquinamento sulla salute, sulle fonti di emissione e sulle strategie di mitigazione, proponendo anche una “cassetta degli attrezzi” per intervenire a livello locale con azioni di advocacy.
Per supportare le iniziative di advocacy Isde Italia, anche in collaborazione con l’Osservatorio Mobilità Urbana Sostenibile della Clean Cities Campaign, dall’inizio del 2025 ha iniziato a rilevare i dati diffusi dalle stazioni di monitoraggio della qualità dell’aria in molte città italiane, per quanto riguarda le medie giornaliere relative alle polveri sottili ed al biossido di azoto. Inquinanti per i quali le Linee Guida Oms del 2021 e la Direttiva Europea individuano specifici limiti da non superare.
Le sezioni di Isde Italia, in collaborazione anche con la rete di associazioni presenti sul territorio che fanno capo alla Clean Cities Campaign, promuoveranno iniziative di sensibilizzazione della popolazione e delle amministrazioni locali, in presenza del superamento dei valori di riferimento Oms ed europei di questi inquinanti, al fine di adottare le opportune iniziative per ridurre l’inquinamento atmosferico. L’inquinamento atmosferico, spiega Isde, è responsabile dell’aumento di patologie respiratorie, cardiovascolari e neurodegenerative, oltre ad avere effetti negativi sulla salute riproduttiva e sullo sviluppo infantile.
Il Position Paper sottolinea come gli attuali limiti di legge dell’Ue – pur essendo stati recentemente ridotti con la nuova Direttiva sulla qualità dell’aria (ottobre 2024) – rimangano superiori ai valori di sicurezza indicati dall’Oms e, soprattutto, entreranno in vigore solo nel 2030. “Non possiamo permetterci di aspettare il 2030 per ridurre l’inquinamento dell’aria. Servono azioni immediate e misure più restrittive per proteggere la salute pubblica“, dichiara Paolo Bortolotti, co-autore del documento. Quanto alle principali fonti di emissione il Position Paper cita per esempio il traffico stradale e trasporti: particolarmente critici per le emissioni di NO2 e PM, in particolare nelle città. Gli inceneritori e gli impianti di cremazione poi contribuiscono all’inquinamento da particolato e diossine, con possibili effetti sulla salute umana. Passando alla combustione di legna e biomasse sono considerate fonti di inquinamento domestico sottovalutata, con impatti sulla qualità dell’aria indoor e outdoor.
Inquinamento atmosferico come causa diretta di malattie
Il settore agricolo e gli allevamenti intensivi sono legati invece alla produzione di ammoniaca e polveri sottili, mentre nel trasporto navale e aereo gli inquinanti sono emessi soprattutto nelle aree portuali e nei pressi degli aeroporti. L’inquinamento atmosferico è stato riconosciuto come causa diretta di malattie respiratorie croniche (asma, Bpco, infezioni polmonari); patologie cardiovascolari (infarto, ictus, ipertensione); disturbi neurologici (demenza, Parkinson, alterazioni cognitive nei bambini); tumori polmonari e aumento del rischio di altre neoplasie.
“Non esiste una soglia di sicurezza”
L’analisi dei dati epidemiologici conferma che non esiste una soglia di sicurezza: anche concentrazioni di inquinanti inferiori ai limiti normativi possono causare danni alla salute.
Oltre ai danni sanitari, il Position Paper evidenzia il costo economico dell’inquinamento atmosferico, stimato in 1.400 miliardi di euro all’anno in Europa. Questi costi derivano da: aumento delle spese sanitarie per il trattamento delle malattie legate all’inquinamento; perdite di produttività del lavoro a causa di assenze per malattia; danni agli ecosistemi, con riduzione della produttività agricola e forestale; impatto sul turismo e sulla qualità della vita nelle città più inquinate.
Necessarie azioni concrete per ridurre l’inquinamento
Da qui una serie di richieste alle istituzioni italiane ed europee perché mattano in campo azioni concrete per ridurre l’inquinamento. Tra queste, recepire immediatamente i limiti di qualità dell’aria Oms, senza aspettare il 2030. Ridurre drasticamente l’uso di combustibili fossili, incentivando le energie rinnovabili e la mobilità sostenibile. Potenziare il monitoraggio della qualità dell’aria, con sistemi di allerta efficaci per la popolazione. E ancora, promuovere campagne di sensibilizzazione per ridurre l’uso di biomasse e migliorare l’efficienza energetica degli edifici. Aumentare il ruolo della sanità pubblica nella prevenzione e nel monitoraggio delle patologie legate all’inquinamento. “Proteggere la salute pubblica significa ridurre subito le emissioni e adottare politiche più ambiziose”, conclude Roberto Romizi, presidente Isde Italia. “Chiediamo alle istituzioni di agire con urgenza per garantire un’aria più pulita e una migliore qualità della vita per tutti i cittadini”.
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