Foggia, «Decimabis»: chieste 22 condanne per complessivi 129 anni al clan delle estorsioni

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Il pg Pasquale De Luca ha chiesto 22 condanne con pene da 2 a 12 anni, per complessivi 129 anni e 3 mesi nel processo “Decimabis” alla mafia del pizzo in corso davanti ai giudici della corte d’appello di Bari. In primo grado il 18 ottobre 2022 il gup di Bari al termine del giudizio abbreviato con conseguente riduzione di un terzo delle pene condannò i 23 imputati a 169 anni per mafia, estorsioni, armi, duplice tentato omicidio, usura, turbativa d’asta; e riconobbe per molti reati-fine la sussistenza dell’aggravante della mafiosità per metodi usati e per aver agevolato la “Società”. Rispetto a quel verdetto il pg ieri ha chiesto ai giudici di confermare 3 condanne; e di ridurre le pena a altri 19 imputati per “premiare” la scelta difensiva di rinunciare al principale motivo d’appello, cioè insistere nell’assoluzione. C’è un 23° imputato che ha rinunciato all’appello durante il processo: la condanna di primo grado diverrà definitiva. Tra i 23 in attesa di giudizio anche i pentiti Alfonso Capotosto, Giuseppe Folliero, Carlo Verderosa e Patrizio Villani. Sentenza in primavera.

La pena più alta – 12 anni rispetto ai 16 di primo grado – è stata chiesta per Pasquale Moretti, alias “il porchetto”, imputato di mafia, usura e estorsione; col padre Rocco è al vertice del clan Moretti/Pellegrino/Lanza, una delle tre batterie della quarta mafia d’Italia: le altre sono i Sinesi/Francavilla e i Trisciuoglio/Tolonese. “Non mi oppongo” ha detto il pg “a una riqualificazione del ruolo di Moretti da capo e dirigente del sodalizio a mero partecipe della batteria, con conseguente congrua riduzione della sanzione”. Sconti chiesti anche per Rocco Moretti junior figlio di Pasquale, da 10 a 8 anni per mafia; e Nicola Valletta, cugino di Pasquale Moretti, da 12 a 10 anni: anche per quest’ultimo il pg ha detto “di non opporsi a una riqualificazione del ruolo di Valletta da organizzatore e dirigente quale tesoriere del clan a semplice partecipe del sodalizio”.

L’inchiesta “Decimabis” si basa su pentiti e intercettazioni. Il blitz tra novembre/dicembre 2020 sfociò in 44 ordinanze cautelari, una ancora da eseguire. La Dda chiese il rinvio a giudizio di 43 persone, poi scese a 41 per la morte di 2 imputati, per 30 capi d’accusa: mafia, 17 estorsioni, 6 tentativi di estorsione, 3 usure, possesso di armi, turbativa d’asta, il duplice tentato omicidio dell’8 settembre 2016 dei figli di Federico Trisciuoglio collegato alla settima guerra della storia della “Società” che in 13 mesi tra il 2015 e il 2016 contò 10 agguati con 3 morti e 11 feriti/scampati.

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Procedura celere

 

Il processo ai 41 imputati si sdoppiò a novembre 2021 nell’udienza preliminare: 13 furono rinviati a giudizio, e processati dal Tribunale di Foggia che il 25 ottobre 2023 ne condannò 12 (stralciata la 13° posizione) a 130 anni; anche per loro in corso il processo d’appello davanti a un’altra sezione. Altri 28 foggiani optarono per l’abbreviato dal gup che inflisse altrettante condanne a 203 anni.

“Decimazione” e “Decimabis” con 77 arresti in 2 anni e 67 condanne, con molti imputati coinvolti in entrambi i processi, hanno ribadito la centralità dell’affare pizzo che fattura mensilmente con la droga oltre 200mila euro che i clan fanno confluire nella cassa comune per pagare “mensili” agli affiliati da 500 a 1500 euro; mantenere le famiglie di detenuti; acquistare droga. Le estorsioni – in mano alla Dda liste di vittime e tangenti pagate e elenco degli stipendi dei mafiosi sequestrati a casa di Rocco Moretti junior – sono imposte a tutte le categorie: costruttori, commercianti anche ambulanti, imprenditori, benzinai, baristi, titolari di discoteche, autodemolizioni, agenzie di pompe funebri, persino spacciatori e detenuti che in libertà avevano avviato traffici illeciti senza dar conto ai clan.

C’è chi paga un pizzo mensile da 500 a 3mila euro; chi versa una “una tantum” sino a 50mila euro. Quasi tutte le vittime subiscono in silenzio i ricatti; chi prova a resistere viene minacciato, come svelato dalle intercettazioni: “ti sfascio le corna; ti devo uccidere; mi devi portare i soldi; ti devi mettere a posto, hai 2 giorni per farlo; vogliamo regali per Natale; vogliamo soldi: dobbiamo campare anche noi”.



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