Il cuneo salino minaccia l’agricoltura costiera globale

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Degradazione del suolo, gestione inefficace delle risorse idriche, resistenza ai pesticidi, erosione della biodiversità ed eventi meteorologici estremi: a causa di fattori antropogenici e del cambiamento climatico la produzione agricola mondiale sta rallentando, mentre per soddisfare i fabbisogni alimentari derivanti dai cambiamenti demografici – con una popolazione mondiale crescente che si prevede raggiungerà i 10 miliardi di persone – si stima che la produzione agricola dovrebbe aumentare del 50% entro il 2050. La sicurezza alimentare è un obiettivo centrale dell’Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile (SDGs) delle Nazioni Unite, che mira a promuovere un progresso socio-economico e ambientale sostenibile e che si trova oggi a dover trovare soluzioni efficaci e immediate a fenomeni come siccità, piogge intense, innalzamento del livello del mare.

Un ruolo fondamentale nella produzione alimentare globale è rivestito dall’agricoltura costiera, che essendo situata in zone vulnerabili agli effetti del cambiamento climatico è particolarmente sensibile agli eventi di intrusione del cuneo salino, un fenomeno idrologico in cui l’acqua salata risale verso l’entroterra impattando gravemente sui terreni agricoli. Tale fenomeno sta diventando una minaccia globale per l’agricoltura, portando alla salinizzazione dei terreni e, in alcuni casi, all’abbandono delle terre e alla migrazione dalle aree colpite. Nonostante la sua rilevanza a livello mondiale, manca una visione d’insieme che fornisca un quadro chiaro e che aiuti a fronteggiare questo fenomeno: questa lacuna rende difficile confrontare diverse regioni, identificare aree con dati scientifici sufficienti e progettare misure di adattamento mirate.

Un team di ricercatori, coordinato da Paolo Tarolli del dipartimento Territorio e sistemi agro-forestali (TESAF) dell’Università di Padova e che vede come prima autrice Aurora Ghirardelli dello stesso dipartimento, ha pubblicato sulla rivista scientifica Environmental Research Letters l’articolo dal titolo Global impact of seawater intrusion on coastal agriculture in cui approfondisce questo tema analizzando, su scala globale, le principali cause della risalita di acqua salata verso l’entroterra e gli hotspot noti ed effettuando una stima dell’area agricola mondiale potenzialmente affetta dal fenomeno.

Vulnerabilità dell’agricoltura costiera e intrusione del cuneo salino

L’agricoltura costiera è caratterizzata dalla presenza di suoli fertili e risorse naturali abbondanti: non è un caso che molti sistemi agricoli costieri si trovino nei grandi delta fluviali, aree densamente abitate e coltivate. Oltre alla loro importanza economica, queste zone hanno un elevato valore naturalistico e socio-culturale, tanto che numerose aree agricole costiere sono protette da iniziative dell’ONU come siti UNESCO o Sistemi del Patrimonio Agricolo di Rilevanza Globale della FAO.

Tuttavia, le zone agricole costiere sono altamente vulnerabili agli effetti dell’intrusione del cuneo salino, che può verificarsi sia in superficie (nei corsi d’acqua dolce) che nel sottosuolo (falde acquifere) e che porta a scarsità di acqua dolce, salinizzazione del suolo, perdita di fertilità e danni alle colture. Le acque salate stanno raggiungendo zone che non avevano mai sperimentato livelli di salinità così elevata: i fattori principali che contribuiscono a questo fenomeno includono l’innalzamento del livello del mare, i periodi prolungati di siccità e le inondazioni da alta marea, oltre all’eccessiva estrazione di acqua dalle falde acquifere e l’inquinamento da attività agricole.

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L’intrusione salina danneggia gravemente le colture agricole riducendo la resa e la qualità dei raccolti poiché la salinità elevata impedisce l’assorbimento di acqua e nutrienti essenziali da parte delle piante: i terreni salini, infatti, compromettono le funzioni cellulari delle piante riducendo la germinazione dei semi, lo sviluppo delle radici, l’altezza delle piante, la dimensione delle foglie e la produttività, influenzando negativamente colture di base come riso, mais, grano e soia.

I cambiamenti climatici in atto, insieme alle numerose pressioni antropiche che agiscono sull’agricoltura costiera, possono seriamente minacciare la sicurezza alimentare di queste zone e non solo, poiché proprio nelle aree costiere sono situati alcuni dei principali “granai” a livello mondiale come i delta del Nilo, del Mekong o del Gange-Brahmaputra-Meghna. In alcune di queste regioni l’agricoltura tradizionale, combinata con altre attività come la pesca e il turismo, è vitale per le economie locali.

Analisi della distribuzione globale dell’agricoltura costiera e prospettive future

Nello studio coordinato dell’Università di Padova, Paolo Tarolli spiega che “I principali hotspot documentati includono il Mediterraneo, il Subcontinente Indiano, il Sud-Est asiatico, e la regione del Mar di Bohai in Cina. I fattori scatenanti includono l’innalzamento del livello del mare, la siccità, l’eccessivo prelievo dalle falde acquifere e le alterazioni ai letti fluviali. Abbiamo inoltre prodotto per la prima volta una mappa globale dei terreni agricoli vulnerabili all’intrusione del cuneo salino. Lo studio è basato su un’estesa literature review e sull’utilizzo di dati satellitari e territoriali open-accessanalizzati tramite la piattaforma online Google Earth Engine, che rendono la metodologia interamente replicabile”.

Sebbene la distribuzione globale di queste aree non sia ancora completamente documentata, si stima che circa 87 milioni di ettari di terreni agricoli costieri (di cui 7,8 milioni nella regione mediterranea e 40 in Asia), pari al 3,2% della superficie agricola totale, siano potenzialmente esposti all’intrusione di acqua salata. Queste zone agricole costiere sono prevalentemente localizzate in prossimità di delta fluviali e in zone con altitudini inferiori ai 10 metri sul livello del mare.

“Il degrado dei suoli causato dalla salinizzazione potrà portare come conseguenza l’abbandono dei terreni coltivati e le migrazioni di massa verso aree più sicure. Le proiezioni dell’innalzamento del livello del mare indicano il Nord America, il subcontinente indiano e il Sud-Est asiatico come ad alto rischio per la risalita del cuneo salino. Inoltre, regioni come il Sud-Est asiatico, il subcontinente indiano e il Golfo di Guinea sperimenteranno una crescita demografica significativa nelle aree costiere” commenta Aurora Ghirardelli, prima autrice dello studio.

L’intrusione salina non solo riduce la produttività agricola, ma può anche avere gravi impatti economici sulle comunità agricole costiere. La gestione delle risorse idriche, che include l’irrigazione e la protezione contro le inondazioni da alta marea, diventa quindi cruciale. Le strategie di adattamento, come l’uso di colture tolleranti al sale e tecniche di gestione delle acque salate, sono essenziali per ridurre gli effetti dell’intrusione salina e supportare l’approvvigionamento alimentare.





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