In attesa di CivilizationVII: strategia, storia e arte nel videogioco

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Il prossimo 11 febbraio Civilization VII di Firaxis Games, nuovo capitolo della storica saga, uscirà su PC Windows, Steam Deck, MacOS, Linux, Nintendo Switch, Playstation 4/5, Xbox One e Xbox Serie X/S. Oggi colgo l’occasione per riflettere un momento sul passato della serie mentre si prepara il suo futuro.

Molti giocatori, me incluso, la ricordano con affetto; il nome e l’eredità di Sid Meier’s Civilization hanno avuto notevole influenza su un’industria in vertiginosa ascesa.
Ora il pubblico di appassionati attende tra speranze e dubbi un prodotto all’altezza della sua reputazione. Parliamo infatti di un nome che, a differenza di altri nel panorama videoludico, si è conservato per quasi 35 anni.
Civ” e i suoi successori condividono fin dal 1991 l’ambizioso proposito di portare sullo schermo del vostro computer o TV (nel caso delle console) la storia della civiltà dai primi insediamenti nel tardo Neolitico, fino all’epoca contemporanea.
La scala del progetto è impressionante, come la sua attrattiva.

È evidente ancora oggi la parentela tra Civilization e i giochi da tavolo. Mi vengono in mente Monopoli e Risiko, ma nel campo della strategia ce ne sono di molto più complessi: un giocatore del passato si sarebbe trovato a impiegare carta e penna, e forse la calcolatrice… La potenza di computer e console moderni ha permesso l’automazione di sistemi di gioco che sarebbero stati troppo complessi e pesanti da gestire “a mano”. Così al giocatore è stata consegnata un’esperienza sempre più immersiva e multimediale.

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I balzi tecnologici degli ultimi decenni ci hanno calato, per l’appunto, in un mondo di gioco sempre più coinvolgente.
Con uno stile che richiama le illustrazioni attraenti e colorate di scatole e tabelloni dei giochi da tavolo, una grafica sempre più evoluta ha animato e dato vita ai disegni fino a creare un mondo vivace che reagisce al tocco del giocatore. Quanto alla “multimedialità”, ricordo il termine nel linguaggio promozionale fin dalla metà degli anni ’90. Grazie ai rapidi progressi della riproduzione audio e video su PC e console, il videogioco è diventato multimediale in quanto impiega simultaneamente mezzi come immagini animate (sempre più curate e raffinate), testo, effetti sonori, musica e video di qualità.
Nei prodotti più riusciti, la sinergia efficace dei vari media dà luogo a qualcosa di superiore alla somma delle sue parti. È una nuova Arte, sostenuta, come le precedenti, dai progressi della tecnologia umana.

Tornando alla saga di Civilization, la partita del tipo più classico, a giocatore singolo, inizia nella remota antichità intorno al 5000 a.C. in una Terra sconosciuta, tutta da esplorare: isole e continenti sono generati in modo casuale. L’ambientazione è affascinante e personalmente mi ricorda ancora i libri illustrati che avevo da piccolo sulle civiltà antiche.
Secondo il ritmo scandito dai turni di gioco si muovono i primi, incerti passi: il giocatore fonda la sua capitale e gli esploratori disegnano una mappa con pianure fertili, fiumi e laghi, colline, montagne, foreste, deserti, giungle, tundra e naturalmente mari e oceani. La mappa svela progressivamente risorse preziose e desiderabili come oro, bestiame, sale e spezie… e le tracce di altri popoli.

Molti giochi e videogiochi riproducono la realtà, ma sono sempre necessarie delle astrazioni. Nella serie di Civilization si sceglie dall’inizio una civiltà da guidare come i Romani, i Greci, gli Egizi, la Cina, il Mali e molte altre. Ogni popolo ha i suoi tratti distintivi, e leader simbolici validi per l’intera partita: Traiano, Pericle, Cleopatra, Qin Shi Huang, Mansa Musa, e così via.
È l’inizio di una catena di scelte che imprimono direzione alla partita. Bisogna fondare città, farle crescere, innalzare nuovi edifici e reclamare ricchi territori: in questo, i titoli Civ si sono evoluti come raffinati giochi di costruzioni e di incastri, in cui viene premiata un’abile gestione delle vostre terre.
Altro lato fondamentale è la corsa alla conoscenza. I giochi più recenti della saga l’hanno suddivisa in due percorsi che dovrebbero procedere in parallelo: Scienza e Cultura. In campo scientifico si parte con la ruota, la scrittura, l’aritmetica e la lavorazione del bronzo per arrivare al motore a vapore, la fisica nucleare, il volo spaziale e l’informatica.
Le novità socio-culturali iniziano col codice di leggi scritte, il misticismo, la filosofia antica, il teatro e la poesia, per arrivare all’umanesimo, l’idea di nazione, le ideologie, il suffragio universale, la globalizzazione e i social media.
Civilization descrive e illustra il peso e il valore di scoperte e innovazioni che impartiranno benefici alla vostra civiltà. Da questo e da altri punti di vista, i giochi della serie hanno un ragguardevole valore educativo e invitano la riflessione. Hanno sollecitato genuina curiosità verso popoli lontani e personaggi più o meno noti, e hanno spinto grandi e piccoli ad approfondire.

Mentre il territorio si copre di fattorie, allevamenti e miniere, città sempre più grandi si dotano di granai, templi, monumenti, opere d’arte e Meraviglie del Mondo. Tra di esse spiccano le Piramidi, i Giardini Pensili di Babilonia, il Colosso di Rodi, il Mausoleo di Alicarnasso, il Faro di Alessandria… il Colosseo, Angkor Wat, il Big Ben, la Tour Eiffel e molte altre. Ciascuna rappresenta un immenso e costoso progetto, irripetibile e capace di impartire un beneficio altrettanto unico alla vostra civiltà se riuscite a completare la Meraviglia.

Avevo menzionato prima gli altri popoli presenti sulla mappa: può trattarsi di barbari ostili che vi attaccheranno a ogni opportunità, piccole città-stato, o civiltà straniere che giocano la vostra stessa partita. Molto prima che si iniziasse a parlare di IA generativa, le Intelligenze Artificiali programmate nei giochi di strategia hanno combattuto contro i giocatori o al loro fianco.
Il giocatore deve intrattenere rapporti diplomatici più o meno amichevoli con le varie civiltà controllate dall’IA, ciascuna con la sua personalità. Ci si può aspettare che i Mongoli di Genghis Khan si lancino in grandi conquiste, per esempio, o che la Gran Bretagna della regina Vittoria miri a possedere un vasto impero coloniale con una flotta possente.
Nei giochi Civ non si tratta solo di costruire ed espandere una civiltà, infatti, ma di difenderla o di attaccare i rivali; chi perde tutte le sue città è fuori. In particolare nei livelli di difficoltà più elevati, la competizione diventa molto più acuta.

Civilization VII Civilization VII canale YouTube Sid Meier’s Civilization

Nell’arco di un’intera campagna della durata media di una decina di ore o più, il giocatore seguirà crescita ed espansione del suo popolo, commerci, scoperte e conflitti. Il gioco diventa via via più complesso, con tante parti mobili: città specializzate, edifici, progetti, calamità naturali, eserciti, alleanze e inimicizie.
Si tratta di una storia che prende vita dinamicamente; tutto è possibile, e il giocatore è partecipe in prima persona. Se investe troppo in economia, cultura e ricerca, potrebbe essere schiacciato da un vicino aggressivo. Se non si insedia rapidamente in nuovi territori, rischia di essere stretto in un angolo dall’IA; se non investe in alleanze, può trovarsi tutto il mondo contro.
Il “metronomo” della partita, scandita dal passaggio dei turni, altalena tra nuovi problemi e soluzioni. È sempre una buona idea salvare spesso la partita in modo da poter tornare indietro e provare un altro percorso senza ricominciare da zero. I giochi Civ non sono facili da imparare nemmeno per chi ha confidenza con la serie.

Come nello sport, una partita senza sfide, senza tensione, non ha storia.
«Costruisci un Impero capace di resistere alla prova del tempo», recitava il sottotitolo sulla confezione del primo Civilization (1991). Sopravvivere fino alla fine della partita intorno al 2050 d.C. è di per sé un traguardo, ma la maggior parte dei giocatori mira a vincere.
Il primo tipo di vittoria è la Conquista: si tratta di prendere con la forza tutte le città (o tutte le capitali originarie) delle altre civiltà. Questo trasforma Civilization in una sorta di wargame alla Risiko. È una partita pericolosa in particolare nell’ultima epoca del gioco, in cui appaiono le armi atomiche e termonucleari.
Il secondo tipo è la vittoria Scientifica in cui, in una prolungata corsa allo spazio, il giocatore deve costruire una gigantesca astronave interstellare per raggiungere il “vicino” sistema Alfa Centauri e stabilire la prima colonia umana extrasolare.
Col progredire dei titoli Civ, altri tipi di vittoria sono stati aggiunti.
Si può, con un mezzo o con l’altro, arrivare a regnare su una netta e solida maggioranza della popolazione della Terra e dei suoi continenti.
Oppure si può mirare a una pacifica vittoria Culturale accumulando Meraviglie, opere d’arte e vivacità intellettuale tali da conquistare cuori e menti in tutto il mondo.
Un’altra via pacifica si percorre con solide alleanze e scambi di favori, fino a formare di fatto un governo globale alle Nazioni Unite: è la vittoria Diplomatica.

Questi sospirati traguardi individuano dei percorsi: ogni civiltà ha il suo preferito o preferiti e nel suo approccio e nelle sue vicende, giocatori diversi trovano ciò che piace a ciascuno. Alcuni cercano sfide sempre più difficili. Gli sperimentatori amano testare combinazioni e strategie diverse, e vedere cosa succede. Altri vogliono solo una partita tranquilla e rilassante. Altri ancora sono affascinati dalle potenzialità di una nuova mappa e dei misteri che nasconde.
I più esperti con una prima occhiata al territorio vedono già una varietà di modi di sfruttare al meglio ogni risorsa: quando si gioca da soli in uno strategico a turni, la partita non procede senza l’input del giocatore, che quindi ha il tempo di imparare, riflettere e agire con precisione. Qui siamo agli antipodi dei frenetici ma popolari sparatutto a squadre.

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Nella serie Civilization, il coinvolgimento viene dalle decisioni e dagli azzardi del giocatore, dal bello della scoperta, dalle sfide superate. Quali sono le strategie migliori? Come iniziare la partita? Cosa costruire e quando?
Di questi tempi è facile trovare online guide e discussioni in abbondanza, ma personalmente non credo di essere l’unico a voler scoprire da solo un nuovo gioco, e cosa funziona meglio. C’è sempre tempo per cercare consigli più in là.
Civilization non ha una trama scritta, i giocatori si divertono a tracciare il proprio percorso e a far emergere una storia dalle loro scelte. Quando si gioca da soli contro l’IA non c’è la pressione del confronto con gli altri, anzi. Il giocatore è libero di tornare indietro, sperimentare nuove combinazioni e veder crescere la propria civiltà. Molti appassionati amano in particolare le prime fasi della partita, caratterizzate da esplorazione, espansione e scoperta. Da qui un sistema di gioco complesso e vivace è idealmente capace di ricompensare abilità, pazienza e ragionamento.

Quindi… abbiamo speso energie e tecnologia solo per ricreare il Solitario? Forse. La serie di Civilization è nata dai moderni giochi da tavolo, che a loro volta discendono da classici come gli scacchi, il gioco dell’oca o i giochi di carte e di dadi.
Forti del successo della serie negli anni ‘90, sono nati degli spin-off che hanno riportato la promessa di Civ nell’ambito dei giochi di società. Senza nulla togliere ai loro meriti, per ovvie ragioni non possono raggiungerne la complessità, o le meraviglie della moderna multimedialità.
Gioco da tavolo e videogioco di strategia sono imparentati ma separati, e il secondo non deve solo la sua forza, ma la sua esistenza all’industria e alla tecnologia di oggi.
Il legame stretto con la tecnologia quasi certamente rende molti videogiochi effimeri e transitori rispetto ai grandi giochi del passato, ma sotto ogni aspetto i prodotti dell’industria videoludica sono il segno e il simbolo di una civiltà, la nostra, in rapidissimo cambiamento.
Tuttavia ciò non impedisce ad alcuni titoli di emergere e conquistare a buon diritto la qualifica di “classici” dal gameplay inossidabile, giocati a decenni di distanza dalla prima uscita.

Un pubblico sempre più avveduto e consapevole ha imparato che, nella ricerca della qualità, è bene coltivare il proprio senso critico, e saper guardare indietro. Non è tutto oro quel che luccica: purtroppo in questi ultimi anni molti nomi storici del videogioco sono tramontati in modo clamoroso e forse irreversibile.

Speriamo che con Civilization VII la monumentale saga si riveli ancora una volta capace di resistere alle insidie del tempo, e continui a sorprendere e incantare.

Francesco Pellegrini

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