Matera Civica: Trasporti, da evitare la spesa improduttiva di altri due costosi locomotori Fal

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Dal campionato interregionale di Puglia e Basilicata a quello dei trasporti nazionali è un notevole avanzamento di carriera. Matteo Colamussi, per i materani il capo assoluto dei binari a scartamento ridotto delle Ferrovie Appulo Lucane, pochi giorni fa, è stato nominato alla guida dei Sistemi urbani delle Ferrovie dello Stato. Auguri. Peccato, però. Nei quattro anni dell’ultima amministrazione comunale non è mai maturato un confronto diretto con il Consiglio comunale, almeno a livello di Commissione trasporti. Le ripetute richieste di posta certificata (Pec), documenti pubblici e consultabili, non hanno sortito neppure un cenno di risposta.” Inizia così una nota diffusa da Matera Civica  che così prosegue:Una vago sospetto di sufficienza aleggia nei confronti di Matera, che pure ha dato prova di saper coniugare i verbi al futuro più volte, perfino su scala europea. Il contrappasso è sintetizzato nella promozione di Colamussi e nella convivenza con la radice ottocentesca in cui versa il sistema dei trasporti su ferro della città. Il tutto a costi esorbitanti secondo il rituale di una spesa purché sia. Non certo produttiva, specialmente per le contrade murgiane relegate nel cono d’ombra di una secolare cuginanza da gregari. Un’arretratezza che non saranno certamente cinque locomotori elettrici a superare. Anzi, nella loro pretesa modernista sintetizzano perfettamente una seria mancanza di programmazione che doveva necessariamente passare attraverso gli organi elettivi della comunità, il Consiglio comunale, e non piegarsi a “editti” che non tengono in alcun conto la realtà fattuale del territorio.
Il Piano urbano della mobilità sostenibile (Pums) non è mai arrivato alla normale discussione che spetta per diritto alla massima assemblea cittadina. E così, si sfiora il paradosso di un parco di 5 locomotori elettrici, ognuno del costo di 9 milioni di euro, che chissà come s’intende utilizzarli sul binario unico che raggiunge la imponente e solitaria stazione, la maxipensilina che copre la facciata del Municipio. Si tratta di “trenini” che, a detta degli esperti, non possono spingersi elettricamente oltre Altamura. Se si aggiungono le altre notevoli spese approvate per rendere possibile un futuro elettrico, ma comunque a scartamento ridotto, si sfiora la modica cifra di 80 milioni di euro tra Matera e dintorni. Colamussi ha fatto bene il suo lavoro, noi materani no, benché non siano mancate voci di garbato dissenso, inascoltate, per quanto orientate a una pacata riflessione e critiche rispetto a decisioni calate dall’alto senza alcun confronto pubblico. Chi ha una certa età non può dimenticare i disagi vissuti tra pendolari, studenti e viaggiatori che hanno dovuto affidarsi alle Calabro – Lucane, come si chiamavano un tempo. Il riferimento alla Lucania è rimasto in piedi ancora oggi, quasi a evocare una arcaicità fuori da ogni tempo massimo. Ovvero, due ore di percorrenza per raggiungere Bari, per quanto, nel tragitto – ci consolavamo da studenti – l’esasperante lentezza consentiva di raccogliere al volo le more dai rovi incrociati all’altezza dei finestrini direttamente nei vagoni. Anche allora, mezzo secolo fa, veniva richiesta umiltà e pazienza. Si ripeteva che avremmo presto raggiunto le rive dell’Adriatico nel giro di un’ora. Mezzo secolo dopo, tra un comfort appena migliorato (ma non ci sono i bagni) e una velocità sempre ridotta, lo sbarco continua a essere rimandato. E non potrà essere altrimenti, anche perché treni e vagoni progettati per binari a scartamento ridotto non possono circolare su linee standard senza modifiche sostanziali o adattamenti in assenza di enormi aumenti dei costi di gestione. Stesso discorso per l’integrazione di linee a scartamento ridotto in reti ferroviarie più ampie. Richiede onerose infrastrutture aggiuntive, come tronchi di raccordo o impianti di cambio per lo scartamento. E intanto, l’esistente comporta una manutenzione frequente e accurata rispetto ai binari standard. Aspetto che si traduce in costi di gestione più elevati, ma un servizio che esclude da sempre la circolazione delle merci. Va bene la transizione elettrica, non sono state avanzate chissà quali obiezioni nel merito. Ma non è possibile convertire la spesa, almeno per quanto riguarda l’annunciato acquisto degli ultimi due locomotori, in bus elettrici che pure loro non inquinano e raggiungono più velocemente dei trenini il centro di Bari? Oppure, la condizione di estranei al divenire della storia si dovrà declinare ancora per qualche secolo secondo i verbi difettivi dei subalterni e degli invisibili?”

 



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