Tagliare i tribunali allontana i cittadini dalla Giustizia

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Per ridurre i costi, il governo punta a chiudere sedi locali delle Corti di giustizia tributaria, avamposto di un potere dello Stato. Danneggiando i contribuenti italiani

Un taglio drastico, da 103 a 39 sedi giudiziarie. L’imminente riordino della geografia delle Corti di giustizia tributaria, previsto dalla legge delega n. 111/2023, è una sfida complessa. Punta a razionalizzare l’organizzazione delle sedi giudiziarie ma suscita non poche preoccupazioni per un progressivo allontanamento della Giustizia dai cittadini.

Meno sedi più ingiustizia

L’idea di accorpare sedi e ridurre la dispersione territoriale sottende esigenze di efficienza amministrativa, ma rischia di risolversi in un burocratico processo di centralizzazione, che sacrifica la giustizia di prossimità, fondamentale per garantire un accesso equo e diretto alla tutela giurisdizionale. A maggior ragione nel caso della giustizia fiscale, in cui per le liti minori i contribuenti possono ancora difendersi da soli, e potrebbero rinunciare a farlo se fossero costretti a percorrere decine di chilometri per essere ascoltati da un giudice. La Giustizia non può essere concepita come un servizio da erogare esclusivamente secondo criteri di economicità e gestione delle risorse. La prossimità della giustizia è un presupposto della sua stessa legittimazione democratica.

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Il timore è anche che il riordino, rispondendo a una logica brutalmente economica, trascuri la dimensione istituzionale dei luoghi della Giustizia. Accorpare sedi in grandi centri urbani e, come verosimilmente potrebbe accadere (poiché, del resto, già accade), relegare le Corti in edifici lontani e isolati può generare un doppio effetto negativo: da un lato, aumentare la distanza fisica tra il cittadino e il giudice, dall’altro propagare una sensazione di giustizia periferica.

Razionalizzare non può voler dire solo risparmiare. Occorre ripensare in senso ampio la presenza della Giustizia sul territorio, in modo che resti sempre visibile, accessibile e pienamente riconoscibile come un potere autonomo dello Stato, al quale i cittadini possano rivolgersi con fiducia. È un tema che riguarda anche i luoghi fisici dove la giustizia viene amministrata.

Gli edifici in cui si amministra la Giustizia non sono semplici contenitori di incombenze processuali. Sono il volto visibile di un potere dello Stato, il teatro in cui prende forma concreta l’ideale astratto di Giustizia. La funzionalità, l’accessibilità, la collocazione geografica e la qualità degli spazi concorrono a creare un contesto che ospita l’amministrazione della Giustizia e ne esprime il senso alto. La Corte di cassazione, le Corti d’Appello e i Tribunali sono spesso ospitati in edifici monumentali, appositamente progettati per trasmettere solennità. La scelta architettonica e di collocazione logistica non può essere casuale: comunica un messaggio di stabilità, forza istituzionale e imparzialità. La solennità di un’aula di Tribunale, con i suoi simboli dello Stato, incarna l’idea che la Giustizia sia al di sopra delle parti in causa, un valore collettivo che trascende gli interessi contingenti.

Già oggi, le Corti di Giustizia Tributaria sono collocate in edifici che espongono in bella vista i riferimenti del “padrone di casa”: il Ministero dell’Economia e delle Finanze (MEF), cui compete l’organizzazione della Giustizia tributaria. Non è ovviamente un problema estetico. C’è un vulnus al principio di separazione dei poteri. L’appartenenza organica dei Giudici tributari al MEF crea un cortocircuito nella percezione pubblica che compromette la sacralità del processo tributario e mina la fiducia del cittadino nella neutralità del giudizio: occorre che il legislatore vi ponga mano al più presto. Il fatto è che anche le sedi delle Corti di giustizia tributaria sono scelte dal MEF e sinora queste scelte non hanno aiutato a dissipare questa percezione, anzi sembra che vadano in direzione esattamente opposta.

Il caso Milano

Nella capitale economica del Paese, Milano, ha sede una delle Corti di Giustizia Tributaria più importanti per numero e valore delle controversie trattate. Qualche anno fa è stata trasferita in un’area della città distante dal centro e dalle altre istituzioni, non semplice da raggiungere per nessuno. Le proteste, partite anche dagli stessi giudici, non denunciano solo disagi logistici. Esprimono l’indignazione per una Giustizia che rischia la marginalizzazione. E, purtroppo, non si tratta solo di Milano: vale anche per molte altre sedi di Corti tributarie. A pensar male, sembra quasi che si tratti di una scelta deliberata.

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