troppe cessazioni rispetto alle iscrizioni

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Sebbene in Abruzzo l’andamento della natività e mortalità delle imprese registri nel complesso dati meno negativi rispetto alla media nazionale, la crisi strutturale in particolare in alcuni settori c’è e a pesare nel sistema Abruzzo così come nel sistema Italia è il numero sempre minore di iscrizioni con dunque le cancellazioni che fanno sentire il loro peso.

Una crisi strutturale che interessa soprattutto quelle artigiane con la provincia di Pescara che nel settore fa peggio di tutte (ma meglio i altri settori), con riferimento particolare ad agricoltura, manifatturiero e commercio. Una crisi “che non trova più spiegazione al di fuori dei confini regionali negli effetti economici derivanti dalle difficoltà nelle catene di fornitura, dal rincaro delle materie prime (in particolare dei prodotti energetici) e dell’inflazione”.

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Lo rileva il Cresa (Centro studi dell’agenzia per lo sviluppo della camera di commercio del Gran Sasso) che ha elaborato i dati Infocamere-Movimpresa 2024. Resistono nello scenario “le imprese di costruzione che beneficiano ancora – sottolinea il Cresa – dello slancio dovuto ai provvedimenti statali volti all’ammodernamento energetico del patrimonio edilizio” e dunque anche il superbonus, “e cresce debolmente il terziario avanzato”.

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Il saldo tra le imprese iscritte e cessate al netto delle cessazioni d’ufficio nel corso del 2024 è stato di un meno 101 unità e il saldo tra saldo e stock di imprese (il totale) di inizio periodo registra un -0,07% a fronte di quel +0,23% dell’anno precedente e decisamente peggiore della crescita dell0 0,62% nazionale che comunque scende rispetto al 2023 quando è stata dello 0,70%. Numeri che posizionano l’Abruzzo al penultimo posto tra le regioni italiane seguito solo da Piemonte, Molise, Marche e Umbria.

“Il risultato deludente mette in luce ancora una volta le difficoltà che accomunano il sistema produttivo nazionale e regionale derivante principalmente dalle poche aperture”, rileva ancora il Cresa. Questo a fronte comunque di una differenziazione a livello provinciale dato che se Chieti e Teramo fanno registrare dati negativi rispettivamente con un calo dello 0,44% (193 imprese in meno) e dello 0,14% (50 attività in meno), Pescara e L’Aquila hanno tassi di crescita positivi con il capoluogo adriatico che fa meglio di tutte con il suo +0,28% e dunque una crescita di 101 attività, e il capoluogo di regione che segna un +0,14% per 41 imprese in più registrate.

Nel dettaglio l’Abruzzo ha riportato un tasso di cessazione escluse quelle d’ufficio del 4,82 per cento per un totale di 7mila imprese chiuse e si colloca a metà della graduatoria delle regioni italiane (la media italiana è del 4,80%), mentre il tasso di iscrizione del 4,75% pari a 6.899 nuove attività. Dato questo che colloca la regione al 14esimo posto nella classifica nazionale. È Chieti a riportare un aumento particolarmente modesto delle iscrizioni (+4,33%) con le altre province che si attestano intorno al 5 per cento. Un dato cui si aggiunge quello delle cessazioni con Chieti, Pescara e Teramo che anche in questo caso si attestano intorno a un 5% con L’Aquila che fa meglio comunque con un 4,4 per cento di tasso di cessazione.

Il dato complessivo ci dice quindi che l’Abruzzo ha chiuso il 2204 con 144.289 imprese registrate (un più 2,5% delle imprese italiane), di cui 123.150 attive. La distribuzione provinciale vede in testa Chieti che, con 43.249 registrate, detiene una quota pari al 30% del totale regionale, seguono Pescara (36.392 attività che corrispondono al 25,2%), Teramo (35.286 imprese che rappresentano il 24,5%) e L’Aquila (29.362 attività pari al 20,3%).

Dai dati emerge quindi che negli ultimi 15 anni, a fronte di tassi di crescita delle cessazioni tendenzialmente decrescenti e, sopratutto a partire del 2017, migliori dei nazionali, si registrano valori relativi alle iscrizioni peggiori di quelli medi italiani che si attestano intorno al 7% tra il 2010 e il 2012, al 6% nei sete anni successivi e al 5% nel periodo 2020-2024. Chieti mostra i valori dei tassi di crescita delle iscrizioni più bassi, Pescara i più alti.

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Se si considerano le variazioni percentuali annue che tengono conto anche delle cancellazioni d’ufficio e delle variazioni si rileva una diminuzione tendenziale a livello regionale dello 0,7% (Italia: -1,3%) determinata dai cali dell’1,5% di Chieti, dello 0,5% dell’Aquila e dello 0,4% di Teramo e Pescara.

Fa riflettere il dato per cui ben 25 comuni del territorio e cioè l’8,2% non hanno visto nascere alcuna impresa nel corso dell’anno. “Il dato – sottolinea il Cresa – apre la questione della marginalità di ampie aree del territorio, questione che comporta un’attenta analisi della molteplicità di variabili di natura demografica, economica e sociale che sottendono tale fenomeno”. Il Cresa rileva anche come la situazione non sia buona neanche in confronto al 2019). si registrano 4.423 attività in meno per un calo del 3 per cento comunque inferiore alla media italiana del 3,5%. La provincia che fa peggio è Chieti con il suo -3,8% pari a una diminuzione di 1701 imprese, seguono Pescara con 733 imprese in meno (-3,2%), L’Aquila con 781 imprese in meno (-2,4%) e infine Teramo che registra un calo del 2,2%.

Per quanto riguarda la distribuzione per settore di attività in Abruzzo sono molto più consistenti della media nazionale le quote di imprese agricole (17% contro 12%) e manifatturiere (9% contro 8%) e inferiori quelle edili (13% contro 14%), commerciali (22% contro 23%) e di servizi non commerciali (31% contro 36%). Tra le province spicca il terziario a Pescara (60%), l’agricoltura a Chieti (26%), il manifatturiero a Teramo (11%) e l’edile a L’Aquila (17%).

Tornando al problema di natura strutturale di cui parla il Cresa su alcuni settore, emerge quindi come rispetto al 2023 continua a diminuire il numero delle aziende registrate di aziende registrate operanti in agricoltura (-2,6% pari a un calo di 653 unità che si aggiungono alle altre 486 in meno dell’anno precedente), nel commercio (-1,5% che corrisponde a una perdita di 503 imprese cui si aggiungono le 335 perse nel 2023) e nel manifatturiero (-2,0% avvero 260 imprese in meno oltre alle 105 perse nel 2023) -260).

Ad aumentare sono, come accennato, i servizi non commerciali (+1,2% pari a un incremento di 524 imprese che si sommano alle 894 nell’anno precedente) ed edili (+0,3% che equivale a più 64 aziende che si sommano alle 203 nel 2023).

Cresa nati-mortalità imprese Abruzzo 2024 (1)

Le variazioni percentuali regionali, se si esclude l’agricoltura, sono migliori di quelle nazionali: le manifatturiere e commerciali riportano una flessione del 2% e dell’1,5% migliori nell’ordine del -2,8% e -2,7% italiani, le costruzioni un aumento dello 0,3% contro il -0,9% nazionale e i servizi non commerciali un aumento dell’1,2% migliore dello 0,7% della media del Paese.

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L’andamento provinciale rispecchia nelle tendenze quello regionale: più pesanti della media abruzzese le flessioni di Teramo e Chieti in agricoltura (-3%) e di Chieti e Pescara nel manifatturiero (nell’ordine -3% e -2%). Le imprese commerciali mostrano cali di intensità analoga in tutto il territorio, al contrario delle edili che aumentano a Teramo (+1,9%) e mostrano lievi flessioni nelle altre province. In crescita i servizi non commerciali: L’Aquila e Chieti riportano un incremento dell’1%, Pescara e Teramo del 2%.

Nel complesso, rileva ancora il Cresa, si osservano contrazioni del numero di aziende appartenenti ai principali settori manifatturieri inferiori alle nazionali. Fanno eccezione le imprese che fabbricano autoveicoli, rimorchi e semirimorchi che in Abruzzo riportano una flessione del -3,7% più pesante del -2,6% italiano confermando dunque le difficoltà dell’automotive.

Al contrario positive, diversamente da quanto si osserva nella media italiana, sono in Abruzzo le variazioni del plateau di imprese metallurgiche (+2,9% contro -2,6%), chimico-farmaceutiche (+0,6%, contro -2,4%) e che producono mezzi di trasporto diversi dagli autoveicoli, rimorchi e semirimorchi (+1,2% contro -2,4%).

Al contrario, relativamente ai servizi non commerciali, se si escludono il trasporto e magazzinaggio (-2,0% comunque migliore del – 2,5% italiano), i servizi di informazione e comunicazione e quelli sanitari (entrambi -0,5%) contro nell’ordine il -0,2% e +0,7% nazionali) si osservano variazioni positive del numero di imprese generalmente migliori di quelle italiane: il settore dell’istruzione si attesta intorno al 6%, le attività professionali, scientifiche e tecniche e per quelle immobiliari al 4%. i servizi assicurativi e finanziari al 3%, le attività ricreative e quelle di supporto alle imprese poco al di sopra del 2%.

Le flessioni sul 2019 si attestano sul 9% in agricoltura e nel manifaturiero (Italia: -7% e – 12%). Le imprese agricole segnano il minimo a Chieti (-11%) e il calo meno accentuato a L’Aquila (-3%), quelle industriali in senso streto si atestano sul -8% a Teramo e Chieti, sul -9% a L’Aquila e sul -11% a Pescara.

Le costruzioni non mostrano variazioni di rilievo a livello nazionale, regionale e della provincia di Chieti, aumentano a Teramo (+3,1%) e a Chieti (+1,5%) e diminuiscono a L’Aquila (-1,5%). Per quanto riguarda il commercio l’Abruzzo segna un -8% migliore del – 9% italiano: superiori i cali dell’Aquila (-9%) e di Pescara (-10%), inferiore quello di Chieti (-7%). In aumento in tutti gli ambiti territoriali considerti i servizi non commerciali: l’Abruzzo riporta un +6% migliore del +4% nazionale, Chieti un +7%, Teramo e Pescara +6%, L’Aquila +4%.

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Sotto il profilo delle imprese artigiane si rileva che, a fronte di una stabilità nella media nazionale, nel 2023 in Abruzzo l’andamento si conferma negativo: le registrate che a fine 2024 sono 27.102, pari al 18,8% del totale delle imprese regionali (Italia: 21,3%), con un saldo tra iscrizioni e cancellazioni di -301 unità (tasso di crescita: – 1,10%; Italia: -0,09%) derivante da 1.515 iscrizioni (tasso di iscrizione: +5,52% inferiore al +6,60% nazionale) e 1.815 cessazioni (tasso di cancellazione: 6,62% contro 6,69%). Le imprese artigiane attive fanno osservare un andamento del tuto simile alle registrate e riportano un tasso di crescita del -0,12% (Italia: -0,09%).

Tute le province registrano tassi di crescita negativi sia per le registrate che per le attive. A Pescara si attestano intorno al -1,8%, a Chieti al -1,4%, a Teramo al -0,8% e all’Aquila al -0,4%.



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