Umbria, riforma edilizia residenziale pubblica: sindacati degli inquilini pronti a collaborare


«Accogliamo con favore la proposta di modifica della Legge regionale 23/2003, ritenendola un primo passo verso un sistema di assegnazione degli alloggi Erp più giusto e funzionale». Sunia Cgil Umbria, Sicet Cisl Umbria, Uniat Uil Umbria e Unione inquilini Umbria, ritengono, tuttavia, «che questa revisione debba essere solo l’inizio di un percorso più ampio: un primo restyling della legge che dovrà necessariamente evolvere in una ristrutturazione più organica. In questa prospettiva, ci aspettiamo di essere coinvolti nella discussione affinché il futuro assetto normativo possa rispondere in maniera strutturale ai bisogni abitativi della regione».

Le modifiche introdotte, si legge in una nota dei sindacati, «toccano aspetti che noi stessi abbiamo più volte sottolineato come critici e che oggi trovano ulteriore conferma nella giurisprudenza e nei fatti concreti. La Corte Costituzionale ha chiaramente sancito l’illegittimità delle norme che imponevano un requisito di residenza eccessivamente prolungato per l’accesso agli alloggi Erp, stabilendo che tale criterio si pone in contrasto con i principi di eguaglianza e ragionevolezza. Questo principio, che abbiamo difeso con fermezza negli ultimi cinque anni, viene oggi confermato dalla Corte: ciò dimostra che la nostra battaglia era fondata e che una revisione di questo aspetto era opportuna».

Allo stesso modo, «l’eliminazione della verifica del possesso di immobili all’estero si è resa inevitabile, considerato che numerose ambasciate hanno formalmente dichiarato di non poter fornire né certificare informazioni sul possesso di immobili nei Paesi di origine. Questo ha generato un sistema paralizzante per le commissioni di assegnazione, trasformando un requisito di verifica impossibile in un ostacolo burocratico che ha ritardato l’assegnazione delle case a chi ne aveva diritto. Anche su questo punto, la realtà dei fatti ha dato ragione alle nostre posizioni».

Negli ultimi cinque anni, le organizzazioni scriventi hanno «denunciato con forza l’inadeguatezza e l’ingiustizia della precedente riforma della legge regionale, evidenziando come alcune scelte normative penalizzassero proprio le persone più bisognose di un alloggio Erp. Abbiamo espresso il nostro dissenso con manifestazioni di piazza molto partecipate, comunicati stampa, iniziative pubbliche e interlocuzioni istituzionali, sottolineando ripetutamente che quei criteri di esclusione erano discriminatori e ingiustificati. Oggi, finalmente, si mettono in discussione norme che per anni abbiamo contrastato con determinazione».

Tra gli elementi che considerano particolarmente significativi c’è «l’abolizione del requisito relativo all’assenza di precedenti penali passati in giudicato; un criterio introdotto dalla precedente maggioranza con una matrice puramente ideologica, che ha finito per negare un diritto fondamentale a interi nuclei familiari. In questi anni, infatti, numerose famiglie sono state escluse dall’accesso a un alloggio Erp non per proprie responsabilità, ma perché uno dei componenti aveva commesso in passato un reato ed era stato condannato. Questo meccanismo, oltre a essere in netto contrasto con i principi fondamentali del nostro ordinamento giuridico, ha finito per punire non solo chi aveva già saldato il proprio debito con la giustizia, ma anche i suoi familiari, secondo una logica perversa e priva di fondamento giuridico. L’idea che le colpe dei padri debbano ricadere sui figli è inaccettabile e contrasta con il principio costituzionale della responsabilità penale personale».

Allo stesso modo ritengono «essenziale che il diritto alla casa sia riconosciuto in base a criteri oggettivi e legati alle effettive condizioni di bisogno, superando vincoli burocratici eccessivi e inutili ostacoli che hanno spesso reso l’assegnazione degli alloggi un percorso a ostacoli per chi ne aveva reale necessità. In questo senso, l’eliminazione del requisito dell’impossidenza all’estero rappresenta un passo necessario per sveltire le assegnazioni e non per rallentarle con inutili orpelli burocratici. La verifica della proprietà di immobili in altri Paesi del mondo è praticamente impossibile da realizzare in modo affidabile e ha dato luogo a lungaggini burocratiche che hanno paralizzato il lavoro delle commissioni. Invece di rispondere in tempi rapidi al bisogno abitativo, queste regole hanno complicato ulteriormente i processi, ritardando l’assegnazione degli alloggi e creando disagi per tutti gli aventi diritto».

Per questi motivi, «non ci sottrarremo al confronto – concludono Sunia, Sicet, Uniat e Unione inquilini Umbria – e porteremo avanti le nostre proposte affinché la riforma diventi uno strumento ancora più efficace nel garantire il diritto all’abitare, in linea con i principi di equità, giustizia sociale e rispetto della dignità delle persone».



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