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Roberta Il D lg 62 interessa le categorie più fragili le loro famiglie, che vedono finalmente riconosciuti diritti fondamentali, facendo onore a un Paese civile del III millennio. Mi domando, da persona coinvolta professionalmente, se una legge così importante potrà dare una spinta culturale sufficiente ad avviare un cambiamento così ambizioso, o se resterà una legge molto bella da leggere ma a cui nessuno crede veramente, a partire dal legislatore. Il rischio è che si trasformi in una beffa per gli interessati, già duramente provati dall’inefficienza del servizio pubblico sanitario, sociale, socio-sanitario, socio-assistenziale e da una società civile che non si scandalizza sull’uso improprio dei parcheggi riservati alle persone con disabilità. Da osservatore diretto, le premesse non sono rassicuranti: pochissime persone conoscono il Dlg 62 (nelle scuole, nei servizi pubblici, negli ospedali), il Ministero ha fatto in fretta e furia una formazione per gli operatori (servizi specialistici, medici, comuni) alla quale pochi hanno partecipato per tanti motivi. Sono stati cambiati alcuni cartelli (cancellata la parola handicap), ma mancano uffici, personale e risorse. Stiamo aspettando che il Ministero emetta il regolamento attuativo, che avrebbe dovuto essere pubblicato a fine 2024 per l’assegnazione delle risorse e il relativo monitoraggio. A partire dal 1° gennaio, a Brescia, la competenza per l’accertamento dell’invalidità civile è passata dall’Asst all’Inps, che a un mese dall’avvio della sperimentazione non si è ancora organizzato. Nel mese di gennaio, migliaia di richieste di accertamento di invalidità civile (di Brescia e provincia) sono cadute nel vuoto. Pazienti oncologici, bambini e adulti, anziani e persone con grave disabilità non sono riusciti a presentare domanda di accertamento di invalidità nello smarrimento generale dei patronati e dei call center, che non sapevano cosa rispondere. Si è determinata una situazione scandalosa che, purtroppo, colpisce i più fragili. I cambiamenti culturali non avvengono dall’alto, ma dal basso, attraverso le buone pratiche, l’educazione e la cultura. Non basta fare la legge .
Sofia
Care Sofia e Roberta,
quello che lanciate è un grido di cui comprendiamo lo stridore, condividendone il punto focale: i disagi che comporta per le persone più fragili.
Giri di parole non servono, occorre intervenire, perciò ci appelliamo alla ministra competente, di cui conosciamo la sensibilità e a cui rilanciamo il vostro appello. Di buone intenzioni infatti sono lastricate le strade del paradiso, ma a vivere un girone dantesco sono decine di persone.
Trovare una soluzione o almeno dei correttivi non è una scelta, bensì un dovere. (g. bar.)
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