La tregua resiste ma i palestinesi continuano a morire

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L’ex ministro israeliano della Difesa ha ammesso in diretta tv che il 7 ottobre i soldati hanno avuto l’ordine di uccidere ostaggi e civili insieme ai membri di Hamas. Si parla della famigerata «Direttiva Annibale», la procedura militare che prevede l’utilizzo della maggiore potenza di fuoco nel minor tempo possibile, ideata per fermare l’attacco del nemico a ogni costo, anche a quello della vita di cittadini e soldati israeliani. Yoav Gallant, che condivide con Netanyahu il mandato di arresto della Corte penale internazionale per crimini di guerra, ha rilasciato ieri un’intervista al Canale 12 israeliano.

QUANDO il conduttore ha chiesto se fosse stato dato l’ordine di applicare la Direttiva, l’ex ministro ha risposto «Penso che, tatticamente, in alcuni luoghi sia stato dato, e in altri luoghi no, e questo è un problema». Gallant ha anche dichiarato che l’accordo con Hamas era pronto già lo scorso aprile ma che le minacce di Bezalel Smotrich di lasciare il governo fecero saltare l’intesa. Lo stesso ministro delle finanze che in queste ore sta provando a prendersi il merito dell’idea del «piano Trump» per Gaza. «Prima della guerra», secondo il politico estremista «qualsiasi sondaggio a Gaza indicava che la stragrande maggioranza delle persone voleva emigrare. Ma gli è stato impedito di farlo». Inoltre ha aggiunto che le discussioni sul trasferimento dei palestinesi andavano avanti già da diversi mesi in Israele, ben prima della nomina di Trump alla Casa Bianca. «Del futuro di Gaza» secondo l’Afp, «il segretario degli Stati Uniti, Marco Rubio, continuerà a discutere con Israele durante il suo prossimo viaggio a Tel Aviv».

NELLA STRISCIA, intanto, le persone stanno cercando di riprendere le proprie vite nonostante la distruzione. Ieri un bambino è morto a Rafah a causa di una bomba inesplosa. Organizzazioni umanitarie e agenzie internazionali continuano a chiedere di moltiplicare gli aiuti e le evacuazioni mediche. I numeri sono sempre al di sotto di quelli previsti dall’accordo. Ci vogliono subito medicine e tende, soprattutto durante questa ondata di mal tempo che sta distruggendo i rifugi improvvisati fatti di plastica e stracci. Le forniture mediche sono poche e spesso non sono quelle di cui si ha bisogno. Marwan al-Hams, direttore degli ospedali da campo di Gaza, ha dichiarato che il 40% dei pazienti con malattie renali ha perso la vita. L’Organizzazione Mondiale della Sanità continua a chiedere l’apertura di altri corridoi per le evacuazioni mediche, dichiarando che in Cisgiordania ci sono ospedali pronti ad accogliere feriti e malati. Dal Comune di Gaza City fanno sapere che servono urgentemente 120.000 tende e che l’ospedale al-Shifa è distrutto. La gente sta cercando resti di corpi sotto le macerie di quella che era la più grande struttura sanitaria della Striscia. Anche l’ingresso dei mezzi pesanti è ancora impedito dalle autorità israeliane.

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Il capo dell’Ufficio stampa di Hamas ha dichiarato che mancano i mezzi necessari a recuperare i corpi incastrati sotto le macerie e che se Israele continua a vietarne l’arrivo, le autorità non saranno in grado di restituire i resti dei prigionieri israeliani uccisi durante i bombardamenti. Il gruppo islamico ha accusato Israele di violare gli accordi, impedendo agli aiuti umanitari di entrare. Ma dopo una snervante attesa ha comunque confermato il rilascio degli ostaggi previsto per oggi. Si tratta di tre uomini, Eli Sharabi, 52 anni, Ohad Ben Ami, 56 e Or Levy, di 34. Israele ha detto che i nomi comunicati da Hamas rispettano i termini dell’accordo e dovrà rilasciare entro la giornata 183 prigionieri palestinesi.

PROSEGUONO intanto le operazioni militari nella Cisgiordania occupata. A Tulkarem continua l’assedio all’ospedale governativo mentre il vicino complesso commerciale è stato trasformato in una caserma. Il governatore della città ha detto che l’85% dei residenti del campo è stato sfollato con la forza. Arresti e raid non si sono fermati neanche ieri, mentre a Fara’a le case civili vengono convertite in caserme.

In Libano, nonostante il cessate il fuoco, le operazioni militari dell’esercito di Tel Aviv hanno preso di mira diverse zone, soprattutto il sud e il distretto di Baalbek, proprio nel giorno in cui l’inviata speciale degli Stati uniti, Morgan Ortagus, ricevuta dal presidente Joseph Aoun, ringraziava Israele per aver sconfitto Hezbollah e messo fine al suo «regno del terrore». Ortagus ha anche dichiarato che il gruppo sciita non dovrà prender parte alla formazione del nuovo governo libanese. Dichiarazioni da cui Aoun si è dissociato.
Mentre l’inviata Usa visitava il Libano, nel sud quattro persone, tra cui un padre e le sue due bambine, venivano uccise da una bomba nascosta dentro una poltrona, nella casa che era stata occupata dall’esercito israeliano.



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