Marina di Massa, che cosa c’è dentro la nave incagliata? Il doppio rischio e l’incognita tempi

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di Raffaele Palumbo

Legambiente e Apuane Libere denunciano la presenza di fanghi che aumenterebbe il pericolo

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Non sappiamo quanto ci vorrà per svuotare la Guang Rong dalle 102 tonnellate di idrocarburi. Non sappiamo se la nave sarà in grado di restare a galla una volta svuotata. E non sappiamo nemmeno cosa contiene esattamente la nave cargo dalla bandiera cipriota che è andata a schiantarsi contro il pontile di Marina di Massa. L’unica cosa certa è che quella nave non doveva essere in mare, quella sera di tempesta di martedì 28 gennaio. 

La nave è sotto sequestro e la Procura di Massa ha aperto un’inchiesta per naufragio colposo. Il comandante, Milan Durisic è al momento l’unico indagato. C’è però un dettaglio finora sottovalutato. La nave cargo, insieme al carburante, trasportava anche altro. Proveniva da Genova ed era in rada a Marina di Carrara per caricare pietrisco destinato alla nuova diga di Genova. 

A causa del maltempo, l’ancora non teneva e il comandante ha deciso di dirigersi verso La Spezia. Durante la manovra, la nave ha iniziato a sbandare e ad andare alla deriva, finendo per schiantarsi contro il pontile. Insieme al gasolio e all’olio lubrificante la nave era dunque carica di materiali di scarto delle cave di marmo. 

In realtà, il «decreto salva-diga» voluto dal ministro Salvini apre altri scenari. Si tratta di un provvedimento legislativo che mira a sbloccare i lavori per la costruzione della nuova diga foranea del porto di Genova, che amplia i poteri del commissario straordinario all’opera, il sindaco di Genova Marco Bucci, consentendogli di bypassare le normative ambientali ordinarie e il Testo unico sull’ambiente per accelerare il riempimento dei cassoni della diga. In altre parole il provvedimento permette a Bucci di escludere il parere della Regione Liguria e del ministero dell’Ambiente. Con il rischio potenziale di danni ambientali derivanti dallo sversamento di materiali non adeguatamente controllati, inclusi fanghi potenzialmente inquinati.

Francesco Rossi di Legambiente e Giuditta Sbrogi di Apuane Libere raccontano di aver visto sulla nave fanghi e altro materiale distinto e diverso dai residui delle cave. 

Marina di Massa sarebbe dunque esposta adesso ad un doppio rischio ambientale. E quello legato agli idrocarburi sembra quello più controllato. Nel frattempo l’ultimo armatore — la nave è passata più volte di mano — la Sea Commander Srl di Chioggia, ha deciso di dichiarare la «perdita totale costruttiva», che si verifica quando il costo per riparare una nave danneggiata supera il suo valore assicurato, oppure quando il danno è così esteso che la riparazione non avrebbe senso dal punto di vista finanziario. Per cui l’armatore proprietario incasserà il valore assicurato e il recupero del relitto verrà pagato dal Il P&I (Protection and Indemnity) Club Steamship Mutual, che dovrà occuparsi anche dei danni al pontile e della prevenzione dell’inquinamento che a questo punto potrebbe non riguardare solo la questione sversamento del gasolio.

Ma una volta svuotata, la Guang Rong sarà in grado di galleggiare per essere trainata a largo? 

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Avremo la risposta quando sarà possibile fare un test. In caso contrario, tra tempi della giustizia e successivo smontaggio della nave in loco, è facile prevedere uno scenario dai tempi biblici. Che si tradurrà in un grosso danno economico per le imprese legate al turismo della zona. 

Nella testimonianza del segretario della Cgil di Massa Carrara Nicola del Vecchio, questa vicenda ripropone il dibattito tra «la compatibilità dell’economia turistica e di quella manifatturiera, che si è riacceso con tutte le sue contraddizioni. Il nostro territorio ha già subito molte ferite, a partire dall’inquinamento della zona industriale, della falda e di parte della costa per l’impatto dell’industria chimica. Serve un cambio di passo capace di ridisegnare nuovi equilibri che rendano compatibili manifattura e turismo, le due cose non possono essere in contrasto». 

Tante incognite, una sola certezza come dicevamo: la nave cargo non poteva navigare in quelle condizioni

Aveva già collezionato — quando era gestita dalla Nuova Co.Ed.Mar. Srl , sempre di Chioggia — diversi problemi. Era stata fermata a Livorno per 24 irregolarità, di cui 16 molto gravi, a Genova per 12 irregolarità, di cui 7 particolarmente gravi, era stata fermata a Marina di Carrara per 13 irregolarità, tra cui problemi ai sistemi antincendio e alle dotazioni di sicurezza. Quella notte la nave avrebbe avuto anche un motore guasto, per cui poteva navigare solo in condizioni ideali, di mare calmo. Condizioni che quella sera mancavano. 

Questo spiegherebbe la dinamica dell’incidente che si presenta come estremamente più complesso del previsto. 


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