Al Consiglio Agricoltura e Pesca Ue del 27 gennaio annunciata l’intenzione di snellire le procedure burocratiche della PAC
L’Europa si trova a un bivio cruciale: come garantire una transizione verde per l’agricoltura senza compromettere la competitività e il reddito degli agricoltori? Il recente Consiglio Agricoltura e Pesca dell’UE il 27 gennaio 2025 ha acceso il dibattito su un tema che tocca il cuore stesso del nostro modello agroalimentare: è possibile rendere il settore più sostenibile senza soffocarlo sotto il peso della burocrazia?
Semplificare la PAC senza perdere di vista la sostenibilità
La Politica Agricola Comune (PAC) è lo strumento con cui l’Europa sostiene il proprio comparto agricolo, ma per molti produttori è diventata sinonimo di ostacoli burocratici e oneri amministrativi. La presidenza polacca ha annunciato l’intenzione di snellire le procedure, con particolare attenzione alla verifica delle prestazioni e alle regole dell’architettura verde, ossia l’insieme di misure ambientali e climatiche che mirano a rendere l’agricoltura più sostenibile.
Molti Stati membri chiedono più flessibilità: meno obblighi di rendicontazione, più deroghe e incentivi concreti per chi adotta pratiche ecologiche. Tuttavia, il Commissario europeo ha messo in guardia: semplificare non può significare rinunciare agli obiettivi ambientali. Il rischio? Un’agricoltura in bilico tra la necessità di modernizzarsi e il pericolo di rimanere impantanata in regolamenti difficili da applicare.
Chi controlla la filiera agroalimentare?
Un altro tema caldo è il potere contrattuale degli agricoltori. La crescente concentrazione della grande distribuzione e delle industrie agroalimentari ha messo i piccoli produttori in una posizione di svantaggio. Per questo, la Commissione ha proposto nuove regole per combattere le pratiche commerciali sleali e dare più forza agli agricoltori nei negoziati con acquirenti e distributori.
Si parla di contratti più trasparenti, di mediazione obbligatoria nei conflitti e di rafforzamento delle organizzazioni di produttori. Ma qui si apre un’altra questione: fino a che punto è giusto imporre nuovi vincoli alle aziende agricole, già gravate da regolamenti complessi? La sfida è trovare un equilibrio tra protezione degli agricoltori e flessibilità del mercato.
Commercio agroalimentare: alleanza o minaccia?
In un mercato globalizzato, l’agricoltura europea deve affrontare la competizione con produttori extra-UE, spesso soggetti a standard ambientali e sociali meno stringenti. Il dibattito sull’accordo commerciale con il Mercosur è emblematico: alcuni Stati membri temono un’invasione di prodotti agricoli a basso costo, mentre altri vedono un’opportunità per le esportazioni europee.
Si discute di una riserva finanziaria da un miliardo di euro per proteggere gli agricoltori da eventuali impatti negativi, ma il nodo resta uno: è giusto chiedere ai produttori europei di rispettare standard elevati se poi si permette l’ingresso di merci provenienti da paesi con regole meno rigorose? La richiesta di parità di condizioni tra produttori UE e non UE è sempre più forte, così come la necessità di una valutazione d’impatto più trasparente sugli accordi commerciali.
Il futuro dell’agricoltura europea: una corsa a ostacoli?
La presidenza polacca ha indicato le sue priorità: sicurezza alimentare, competitività, stabilizzazione del reddito degli agricoltori e lotta alle pratiche sleali. Obiettivi ambiziosi, che devono però fare i conti con una realtà complessa.
L’agricoltura europea sta camminando su una linea sottile: da un lato, la necessità di adattarsi alla transizione ecologica, dall’altro, il rischio di diventare meno competitiva rispetto ai mercati globali. L’Europa saprà trovare il giusto equilibrio tra sostenibilità, equità e redditività? Il dibattito è aperto e le decisioni prese nei prossimi mesi definiranno il futuro del settore per gli anni a venire.
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