su mio padre il vento sembra cambiato

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Il vento è cambiato. In occasione del 25esimo anniversario la politica italiana sembra aver cambiato idea sulla figura di Bettino Craxi. Ha colpito l’intervento del presidente Mattarella che lo ha ricordato come interprete autorevole della nostra politica estera europea, atlantica e mediterranea sostenitrice dello sviluppo dei Paesi più svantaggiati, Secondo lei quando e come inizia questo revirement della politica italiana? e a cosa potrebbe portare?

Innanzitutto dobbiamo fermarci a riflettere sul fatto che ci sono voluti quasi trent’anni per rimettere le cose in un verso accettabile. Avere liquidato come si è fatto un intero periodo della nostra storia repubblicana classificandola come storia criminale ha gettato le basi per il lungo discredito da cui è circondata la politica italiana. Per quanto riguarda la vicenda personale di mio padre essa, se pur consegnato alla storia, è stata il paradigma più alto della violenza che si esercitò nel paese in un periodo non breve e che lo costrinse ad una scelta così impegnativa ed anche dolorosa come quella dell’auto esilio. La luce che si è accesa in occasione di questo 25º serve innanzitutto per giudicare una storia di un uomo politico e valutarne le gesta quando egli assunse delle alte responsabilità dello Stato. Per il movimento socialista nel suo complesso significa rivendicare la propria azione come parte integrante della nostra Storia collettiva.

Bettino Craxi
Il silenzio dei comunisti. Sul caso Craxi l’area ex comunista, con rare eccezioni, si è distinta prima per le dure critiche e poi per il silenzio. Insieme a pochi altri ha fatto eccezione il presidente Napolitano, che nel decennale della scomparsa scrisse alla moglie Anna Craxi ricordando il suo rapporto con il marito che fu “franco e leale, nel dissenso e nel consenso che segnavano le nostre discussioni e le nostre relazioni anche sul piano istituzionale”.

Il tempo che è passato, quasi trent’anni, aiuta e stimola un confronto aperto e critico, che per la verità non è mancato, in cui l’analisi del duello a sinistra degli anni 80 e 90 non può prescindere da una severa autocritica in particolare dell’atteggiamento, negli anni in cui i socialisti erano sottoposti ad una vera e propria persecuzione, che tennero i compagni comunisti e post comunisti. Detto questo una visione degli eventi usando il metodo delle luci e ombre pone chi giudica in una condizione di oggettivo vantaggio assumendo un atteggiamento neutrale. Però non è rincorrendo il giudizio della maggiore forza della sinistra, che oggi sarebbe il PD l’incrocio fra ex PCI ed ex DC che del socialismo ha mantenuto l’adesione al gruppo al parlamento europeo senza assumerne alcuna identità, che si costruirà una nuova prospettiva comune. Essa può scaturire solo dal reciproco rispetto delle reciproche storie ravvisando che in esse sono contenute pagine nobili ed anche clamorosi errori da cui certamente i comunisti non sono stati immuni.

Giovanni Pellegrino
Il sen. Giovanni Pellegrino, che nel 1992 fu chiamato a presiedere la Commissione immunità di Palazzo Madama, nel suo recente libro Dieci anni di solitudine ed in varie interviste successive sottopone a critica serrata la linea del suo partito, il Pd, appiattito sulla linea dei magistrati negli anni di Tangentopoli,  senza distinguere al loro interno l’orientamento dei magistrati.

Pellegrino illustra bene quale fu l’atteggiamento opportunistico del Pds dell’epoca. Esso fu uno degli errori più gravi commessi; ma i protagonisti dell’epoca non sono tuttavia i protagonisti di oggi in questi anni sono stato più interessato a ricercare a capire quale fosse la ragione politica di fondo per cui avvenne quello che avvenne nel 1992. I documenti e le testimonianze hanno aperto uno squarcio sull’ipotesi fondata che alla fine di un ciclo storico nel mondo i cambi di regime ed il rovesciamento dei gruppi dirigenti in Europa furono agevolati da azioni politiche economiche giudiziarie convergenti; queste azioni contemporanee non avevano una matrice soltanto endogena. La rivoluzione Italiana come diceva mio padre fu falsa, certamente ad essa contribuirono numerose viltà delle forze di maggioranza e l’opposizione fu lesta ad approfittarsene ma l’ eterogenesi dei fini vide in campo molteplici forze che contribuirono ad un vero e proprio colpo di Stato.

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Giorgio Napolitano
La memoria di Craxi tra destra e sinistra. Gli ultimi leader del Pci come D’Alema, Veltroni, Napolitano, Bettini hanno rivisto i loro giudizi su Bettino Craxi, ma i segretari del Pd, invitati alle commemorazioni ad Hammamet nel decennale e nel ventennale, non si sono fatti sentire. Nel centro destra i tempi di Teodoro Buontempo, notissimo esponente del Msi e lanciatore di monetine davanti al Raphael, sembrano definitivamente passati e lo stesso vale per la Lega, visto che nel 2023 Salvini ha definito Craxi “un uomo che ha profondamente segnato la storia politica del nostro Paese, rivendicandone e difendendone la grandezza e la sovranità”. Lei come valuta i ripensamenti del centro destra? Li trova sinceri? e fino a che punto potranno arrivare?

La destra certamente approfitta dei silenzi della sinistra. Ci sono apprezzamenti sinceri che tuttavia anche in quel campo non hanno sviluppato un sufficiente ed accettabile spirito autocritico. Non possiamo dimenticare il sostegno alle inchieste giudiziarie delle forze reazionarie unitamente a quelle della sinistra giustizialista. Per questo ritengo piuttosto abusivo il tentativo di appropriarsi della memoria di mio padre Bettino, sebbene questo tentativo sia compiuto da ex socialisti che si sono trasferiti in Forza Italia, direi senza il suo consenso. Egli sicuramente ha tracciato una storia politica significativa a sinistra di innovazione modernizzazione e orgoglio nazionale molto lontana da quello che la destra afferma e pratica.

 

Gianluca Ruotolo



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