CENTRALE COMPRESSIONE SNAM: FRONTE DEL NO ASSEDIA CANTIERE DI SULMONA, “OPERA INUTILE E DANNOSA” | Notizie di cronaca

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SULMONA  – Sono state circa centocinquanta le persone provenienti anche da Roma, L’Aquila, Pescara e dalle Marche che hanno ieri manifestato davanti al cantiere della centrale di compressione Snam di Case Pente per l’ennesima protesta contro la realizzazione dell’opera, funzionale al metanodotto Sulmona Foligno.

I comitati, coordinati dal portavoce, Mario Pizzola, hanno annunciato un nuovo esposto alla magistratura sui rinvenimenti archeologici nell’area del cantiere: necropoli con cento tombe e villaggio di tremila anni fa. “Noi non siamo sudditi di nessuno né dalla Snam né dei politici che vengono qui per piazzare le loro regole e scelte. Continueremo la lotta anche durante e dopo la costruzione della centrale”- annuncia Pizzola, secondo il quale “succederà che questa centrale non verrà utilizzata o sottoutilizzata”. Striscioni e cartelli di protesta, al termine della manifestazione, sono stati posizionati nelle aree strategiche dei vari paesi che si uniscono alla lotta.

Tra le accuse rivolte alla Snam e alle istituzioni vi sono il taglio indiscriminato di oltre trecento alberi d’ulivo e lo spreco di risorse economiche. “Sperperare 2 miliardi e 500 milioni di euro, pagati tramite le bollette dei cittadini e i fondi del Pnrr, è un crimine economico e sociale”, ha aggiunto Pizzola.

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Il metanodotto rappresenta per gli ambientalisti una minaccia non solo ambientale, ma anche sismica. “Il tracciato si sovrappone alle faglie attive del nostro territorio, aumentando i rischi per l’incolumità dei cittadini”.

La centrale di compressione a Case Pente di Sulmona sarà realizzata con tre turbocompressori da 11 megawatt per spingere il gas verso nord, con conclusione prevista entro il 2026. Il metanodotto Linea Adriatica collegherà Massafra in Puglia a Minerbio in Emilia-Romagna, attraversando l’Abruzzo con un tratto che partirà da Sulmona, passando per l’altopiano di Navelli, il territorio aquilano e l’Alto Aterno, per poi arrivare a Foligno in Umbria. L’infrastruttura si estenderà per 425 chilometri con un investimento di 2,5 miliardi di euro.

PARTITO DEMOCRATICO L’AQUILA: “PIENO SOSTEGNO ALLA BATTAGLIA CONTRO METANODOTTO”

“Sabato si è tenuta davanti il cantiere della centrale di compressione a Case Pente, nei pressi di Sulmona, una manifestazione di cittadine e cittadini del Comitato No Snam Abruzzo che si oppongono alla realizzazione del Metanodotto che da Sulmona dovrebbe percorrere 167 km per raggiungere Foligno”.

Così il Pd dell’Aquila, per il quale hanno partecipato alla manifestazione il candidato unico alla segreteria provinciale Stefano Albano, il segretario del circolo di Sulmona Diego Bucci e il segretario del circolo L’Aquila centro Alessandro Tettamanti che hanno inteso ribadire “il pieno sostegno a questa battaglia, perché continuiamo a ritenere la cosiddetta “linea adriatica” un’opera inutile e dannosa”.

Un’infrastruttura dal costo di 2,5 miliardi, risorse evidentemente tolte agli investimenti per le energie rinnovabili, pensata nel 2005, quando i consumi del gas in Italia hanno raggiunto il loro picco e che si vuole realizzare ora, quando il consumo del gas è crollato. Un’opera che servirebbe quindi non per il fabbisogno italiano di gas, ma per far diventare – dicono – l’Italia “Hub d’Europa del gas”, senza la controprova che il mercato Europeo ne abbia effettivamente bisogno. Da realizzare con 700milioni di Fondi Pnrr (che però scadono nel 2027) e i cui costi generali, se non recuperati, andranno a gravare sulle nostre bollette per decenni, senza esporre al rischio Snam, il vero attore interessato alla realizzazione dell’opera per evidenti interessi aziendali.

Una linea che si continua a chiamare “adriatica” ma che sarebbe più corretto chiamare “sventra Appennino”, visto che prevede il difficile passaggio tra le nostre montagne con l’abbattimento previsto di 2milioni di alberi. Tra questi 317 alberi di ulivo già tagliati alla chetichella dalla Snam con l’autorizzazione della Regione nei pressi del cantiere della centrale di Sulmona.

Una linea di gas che tra gli appennini percorrerebbe i territori, come il nostro, al più alto rischio sismico in Italia, per cui ancora si attendono gli esiti di fattibilità commissionati dal Governo all’INGV, ma che intanto vede la centrale già in via di costruzione e il suo tracciato passare anche a poche decine di metri da edifici ed abitazioni esponendo così le popolazioni ad un’ulteriore pericolo che di sicuro non meritano. Una linea che procurerebbe danni paesaggistici enormi insistendo su valli e boschi incontaminati dal valore inestimabile, oltre che su posti di valore culturale come, solo per citarne uno, la Madonna d’Appari a Paganica.

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“Noi per le nostre aree interne pensiamo a tutto un altro tipo di futuro basato su un ripopolamento necessario che poggi le sue basi su servizi, cultura, agricoltura e turismo, valorizzando le biodiversità e i territori incontaminati invece di svalorizzarli con un detrattore come un metanodotto inutile e pericoloso.

Anzi l’idea di farlo passare qui sembra corrispondere proprio a una visione delle aree interne come territorio subalterno, il cui spopolamento e la bassa densità abitativa diventerebbe funzionale alla realizzazione di progetti che altrove verrebbero rigettati.
Noi siamo qui a ribadire con forza che invece le vite di chi abita le aree interne contano, che terremoti e una sempre maggiore difficoltà ad accedere ai servizi non ci farà desistere dal pensare a un’altra idea di futuro da costruire insieme, unica alternativa alla svendita della nostra terra”.

 

 

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