Guida alla Guida – Verbania – Cusio

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La provincia del Verbano-Cusio-Ossola è la più settentrionale del Piemonte, confina con la Svizzera e le province di Varese e Novara. Caratterizzata da una notevole diversità paesaggistica concentrata in un’area ristretta, comprende ambienti lacustri, collinari e montuosi. Il fiume Toce attraversa le valli dell’Ossola, mentre il Monte Rosa domina il panorama. La regione, suddivisa in settantaquattro comuni, include le aree dell’Ossola, del Cusio attorno al Lago d’Orta e del Verbano settentrionale. Questa varietà di scenari naturali offre molte opportunità di turismo, a cui si accostano proposte gastronomiche variegate, che esaltano gli ingredienti locali. Oggi vi proponiamo la nostra selezione delle migliori insegne della zona, dalla Guida ai Ristoranti di Identità Golose.

ATELIER – piazza Matteotti, 36 – Domodossola

All’hotel Eurossola si ascoltano le storie dei Bartolucci, gente che da generazioni coccola i turisti, soprattutto svizzeri, che escono dalla stazione proprio di fronte. Qui troverete chef Giorgio, che, prima di tornare nell’hotel di famiglia, ha fatto tanta gavetta nelle cucine dei grandi alberghi. “Mi piace scoprire, conoscere, confrontarmi e stupire… per questo creo continuamente situazioni che mi permettano di venire a contatto con qualcosa di nuovo.Sono un eterno curioso, adoro imparare e meravigliarmi di fronte a tutto ciò che ancora non conosco… umile ma determinato con il giusto tocco di follia che non guasta mai”.

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Queste frasi lo contraddistinguono perfettamente. E all’Atelier troverete tantissime specialità: Carciofi e Bettelmatt 2024, tartufo invernale e pane croccante, Fusillone alla lepre, zafferano, monscera e porcini, Tagliatelle scalogno e cacao, cime di rapa, Castelmagno e salsiccia di Brà, Come un Ossobuco, Rombo al verde , coriandolo, erba ostrica e piselli. Ogni stagione, naturalmente, si porta le sue delizie, ben accompagnate nel calice da Katia, moglie palermitana non pentita di Giorgio: «Sono qui da tanti anni, è l’amore…». 


ELENA – via Beltrami, 13 – Domodossola

Incastonato nel castello di Domodossola, il ristorante Elena accoglie gli ospiti con pietra a vista e tovaglie bianche e propone una cucina in equilibrio tra semplicità e sofisticatezza, con attenzione verso ingredienti accuratamente selezionati e una continua ricerca della perfezione.

Lo chef Cristian Elena offre un gioco di sapori sorprendente, con piatti che valorizzano i prodotti locali con creatività. Caratteristica distintiva è l’effetto sorpresa e la ricchezza cromatica di ogni preparazione. Si inizia con vari amuse-bouche multicolor, che preparano il palato a un viaggio gastronomico. Cucina autentica e bilanciata, ricca di ingredienti provenienti dalla montagna (come il bettelmatt) e di accostamenti con i sapori del mare (gli Spaghetti per il comandante con plancton, crema di latte e una riduzione di capasanta e gambero). Le citazioni culinarie sono molto alte e spaziano da Bottura e Pierangelini, fino all’arte trasformata in esperienza gustativa (L’Albero della Vita di Klimt, Purple Rain di Prince). Il servizio è attento, l’impiattamento impeccabile. Carta dei vini variegata e possibilità di aperitivi e cocktail dopo cena.


WALSER SCHTUBA – località Riale – Formazza

La Locanda Walser Schtuba a Riale, a 1.718 metri, nasce nel 2003 come progetto coraggioso della famiglia Sormani, che costruisce qui un ristorante per celebrare le tradizioni gastronomiche Walser.

Lo chef Matteo Sormani propone una cucina tradizionale rivisitata, ispirata all’esperienza dei nonni panettieri e pasticceri, con ingredienti semplici e autoctoni, reinterpretando antiche ricette in piatti gourmet. Dominano i prodotti locali, come il bettelmat (il formaggio più famoso di queste valli) e le carni, soprattutto selvaggina. I piatti mostrano attenzione e cura, come gli Spaghettoni, Bettelmatt 2019, pepe di Sechuan e alloro e il Baccalà alla formazzina, rucola e patate di Formazza. Piatti come pasta Walser, polenta Pasticciata, Stracotto di manzo, polenta di Beura ed erbette, e lievitati (prodotti nel laboratorio della Locanda), completano il menu. Alla Walser Schtuba si privilegia la sostenibilità dei prodotti e la vicinanza delle materie prime perché i clienti che si spingono fin qui trovino nei piatti tutto lo straordinario paesaggio della Val Formazza.


LA RAMPOLINA – via Someraro, 13 – Stresa 

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Lo scenario è, come si dice, da fiaba: siamo a ridosso del Mottarone e da ogni punto della verde proprietà si scorge un ampio spicchio del lago Maggiore, con le isole Borromee in primo piano e le Prealpi Varesine all’orizzonte. La Rampolina, «ristorante, osteria, bottega, enoteca e guest house», si deve alla passione inesauribile di Davide Minoletti e Federica Gardini. Compagni anche nella vita, sanno bene che non esiste cucina di pregio senza materie prime che non lo siano; per questo motivo la lista dei fornitori è il vero vanto: la carta dei vini infila molte perle del territorio e strepitosi sono i formaggi affinati da Eros Buratti o i salumi di Migliorati, ad esempio.

La cucina esplora in modo leggibile tutto l’armamentario di terra e acqua dolce dei paraggi, con semplicità e precisione: dal primo fronte ricordiamo classici della casa come il Tris di Piemonte (insalata russa, battuta di fassona e vitello tonnato) o gli Agnolotti di carne al sugo d’arrosto. Sul fronte fluviale-lacustre segnaliamo squisitezze come i Tagliolini storione e limone o il Baccalà confit, polenta e cipolle. Pasta e dolci sono tutti fatti in casa. 


VILLA PIZZINI – località Mottarone, 3 – Stresa 

Sabina e Ivan, dopo essersi conosciuti a Londra, hanno concretizzato la loro passione per la cucina e il vino in un luogo incantevole: Villa Pizzini, in cima al Mottarone, tra le montagne e il Lago Maggiore. Sono partiti da un’antica residenza di caccia ottocentesca, per trasformarla in un ristorante elegante, che superi gli stereotipi dei locali di montagna. Villa Pizzini, dai suoi 1.500 metri offre una vista mozzafiato sul lago, nonché camere per chi dopo un lauto pasto voglia trovare ristoro tra questi boschi.

La cucina, guidata da Sabina Villaraggia combina ingredienti locali – formaggi, selvaggina, orto – con le sue radici sarde. Si può assaggiare il Topinambur alla brace, crema di cardo gobbo, sedano rapa cotto in crosta di sale, e funghi o il Riso “Margherita” ai funghi porcini del Mottarone cotto con brodo di funghi secchi. Da non perdere lo Stufato di selvaggina locale in crosta di pasta sfoglia, polenta croccante e morbida. La carta dei vini, curata da Ivan Fiorilla, completa questa esperienza culinaria unica, dove il menu cambia spesso seguendo il corso delle stagioni e quello che si riesce a coltivare direttamente nell’orto.


PICCOLO LAGO – via Filippo Turati, 87 – Verbania

Marco Sacco è uno chef d’acqua dolce, che ha messo un intero territorio, il Verbano, nel navigatore dei gastronomi. Il Piccolo Lago è una navicella cinquantennale che si specchia nelle acque limpide del lago di Mergozzo, da cui sembra affiorare come una creatura scintillante. Lui, quasi sessantenne, non ha ancora messo la sicura alla molotov e declina la sua cucina teatrale, che abbatte la quarta parete coinvolgendo il pubblico in una passeggiata a bordo lago, non solo coloro che riescono ad accaparrarsi lo chef’s table.

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Perché per Sacco la cucina è condivisione di intenti, di spunti di riflessione e di ricordi familiari. E anche l’utilizzo di ingredienti talora piuttosto schivi non va mai a scapito dell’espressività del piatto. Il menu Lungolago è particolarmente intimo, e spiccano Bottarga con siluro, grano, platano, salicornia e coriandolo e Riso in risaia, un Carnaroli con sakè, miso e salsa all’alga spirulima. La sala funziona che è una danza, Sacco del resto ha sempre investito molto sulla ricerca e la formazione assidua dei collaboratori, la carta dei vini si dispiega su eccellenze del territorio e su un bel pezzo di Francia.   



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