RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO
“Dopo un lungo processo e una detenzione durata oltre 302 giorni nelle carceri calabresi, Maysoon Majidi è stata definitivamente assolta. Secondo il collegio del tribunale di Crotone, l’attivista e regista curdo-iraniana, accusata di favoreggiamento dell’immigrazione clandestina, e quindi di essere una scafista, non ha commesso il fatto. La notizia dell’assoluzione di Maysoon Majidi ci riempie di immensa gioia. Fuggita dall’Iran per la sua attività politica, Maysoon è arrivata in Italia con il fratello Razhan il 31 dicembre 2023 ed è stata subito arrestata, nonostante si fosse dichiarata sempre innocente.
Come sostiene Maysoon: “Chi fugge lo fa per cercare un posto sicuro” e se vogliamo realmente restare umani dobbiamo avere la consapevolezza, come lei ci chiede, di non giudicare “le persone che vengono in cerca di un’altra vita, soprattutto i rifugiati politici. Scappano da un dittatore, vengono in Italia e vedono la propria libertà calpestata. Persone come me, rifugiati politici, non scappano per avere una vita migliore, fuggono dalla propria terra per cercare un posto sicuro e continuare il proprio attivismo”. Ricordiamo che Majidi è scappata dall’Iran, passando prima dal Kurdistan iracheno e poi dalla Turchia, dove si è imbarcata. Il 31 dicembre 2023 è arrivata sulle coste calabresi dopo cinque giorni di navigazione.
Qui è stata subito della arrestata perché accusata di aver aiutato il capitano distribuendo cibo e acqua. “Hostess”, l’ha definita nella requisitoria la pm Rosaria Multari, che ha chiesto la condanna a 2 anni e 4 mesi, e un milione di euro di multa. Ma con il decreto Cutro, voluto dal governo Meloni, ha rischiato una condanna fino a trenta anni di reclusione. A Maysoon è stata tolta la libertà nel paese in cui sperava di ritrovarla, con accuse che, dal primo giorno, ha definito ingiuste. “Non mi aspettavo che in Italia si cercasse un trafficante su una barca di rifugiati”, aveva detto. Nonostante il suo corpo fosse diventato esile per gli scioperi della fame in carcere, Maysoon ha sempre lottato per dimostrare non solo che non aveva avuto il ruolo sostenuto dall’accusa, ma anche che chi viene definito “capitano” non ha nulla a che vedere con il traffico di esseri umani. Maysoon era stata vittima dei trafficanti di uomini, senza avere con loro alcun rapporto di complicità. Raccontava: “Mio padre si è venduto tutto per il viaggio”, per cui lei e il fratello hanno speso 17mila dollari.
Anche in questa vicenda non possiamo non ricordare le espressioni usate dalla Presidente Meloni e la sua compagine governativa, nei confronti dei disperati della terra come ad esempio “carico residuale” o “sbarco selettivo”. Ma anche le dichiarazioni rilasciate subito dopo la strage di Cutro, quando hanno affermato che il governo “è impegnato a impedire le partenze e con esse il consumarsi di queste tragedie, e continuerà a farlo”. Ma la Premier nonostante abbia giurato di cercare “lungo tutto il globo terracqueo gli scafisti” non si comporta con tutti allo stesso modo.
Il caso Almasri ne è la dimostrazione; il torturatore libico è stato prima arrestato dalla polizia italiana in un albergo di Torino in esecuzione del mandato di cattura internazionale emesso dalla Corte Penale de L’Aja, e poi riportato a casa con un aereo dei servizi segreti del “nostro” paese. Ma oltre a quello Almasri c’è anche il caso Al-Kikli, il capo del Ssa denunciato per crimini contro l’umanità alla Corte Penale Internazionale, che nel luglio scorso era a Roma per le finali del torneo di calcio organizzate da Tripoli e ospitato nel nostro Paese. Al-Kikli è accusato di torture, violenze e stupri. Per il nostro governo gli “interessi nazionali” vengono prima di ogni diritto.
Loro, i satrapi asserviti agli interessi delle compagnie petrolifere, intascano il nostro denaro e si danno da fare: pestano, torturano, violentano, ricattano e quando è il caso ammazzano. La questione centrale rimane il capitalismo mondiale e la sua crisi che ripropongono all’umanità tutto il peggio del ‘900: miseria, guerre, razzismo, reazione, devastazione ambientale. Solo una società socialista che riporti la produzione e le risorse naturali sotto il controllo cosciente dei lavoratori può liberare l’umanità dalla barbarie, aprire un orizzonte nuovo, offrire un futuro degno alle nuove generazioni.
Potere al popolo sosterrà sempre coloro che approdano in Europa sperando in condizioni di vita migliori e si opporrà, con fermezza al governo Meloni che, anziché tutelare i più deboli, stringe legami e libera coloro che si rendono protagonisti di gravi violenze contro l’umanità“.
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