Angelini Industries punta sulle startup: 300 milioni di investimenti per portare il pharma nel futuro

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Alessia Cruciani

Il ceo del gruppo Sergio Marullo: «Con Angelini Ventures lavoriamo su biotech, servizi digitali e med tech. Il governo è attento al settore»

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«Abbiamo creato Angelini Ventures con l’idea di intercettare l’innovazione in maniera competitiva rispetto a player più grandi di noi, creando un fondo qualificato e dotato di molto capitale per essere attraenti per i talenti», così Sergio Marullo di Condojanni, ceo di Angelini Industries, spiega la scelta di portare il gruppo nel mondo del venture capital con una società internazionale e con investimenti previsti per 300 milioni di euro, di cui circa 100 già pianificati in startup del Nord America ed europee, che sviluppano soluzioni e idee innovative in biotecnologie e sanità digitale.
Con sede a Roma e un team di 14 professionisti che lavorano in tutta Europa e una base anche negli Usa e a Singapore, Angelini Ventures vuole finanziare e realizzare soluzioni capaci di innovare i modelli sanitari tradizionali. «Crediamo che in questo momento ci sia molta innovazione anche potenzialmente disruptive nel mondo pharma e nel biotech in particolare», continua Marullo. E il ceo di Angelini Industries dimostra di avere le idee molto chiare sulle aspettative di questo investimento: «Ci aspettiamo ritorni finanziari come da ogni fondo di venture capital, ma soprattutto ritorni strategici: cioè l’apertura a investimenti di frontiera che possano diventare industrialmente interessanti».

Investire sulla mente

Marullo cita due tra i settori di business dove i progressi sono stati maggiori e le applicazioni industriali più significative: «Il primo è la mente a tutto tondo, il sistema nervoso centrale e, quindi, la cura di malattie che magari iniziano anche da un banale disturbo del sonno fino a quelle più gravi, come l’epilessia o addirittura quelle degenerative. Qui c’è tantissima innovazione non solo dal punto di vista delle molecole, quindi farmaci, ma anche sul fronte dei medical device. Vediamo startup molto serie che stanno facendo progressi. Il secondo è l’oncologia, ora si sente parlare di vaccini per il cancro. Questo è un tema interessante e promettente in cui potranno esserci sviluppi fino a pochi anni fa impensabili».
Nonostante l’attuale contesto geopolitico, il timore dei dazi che turba l’intera economia mondiale e i noti ritardi italiani nel venture capital, il top manager afferma che nel gruppo si sentono «orgogliosi di aver lanciato un fondo così grande per gli standard privati nazionali che ci permetterà di intercettare l’innovazione, che sarà sempre più ad appannaggio di piccole startup e persone con una mentalità agile. È un momento fecondo e le opportunità sono enormi al di là delle difficoltà geopolitiche, delle tensioni e del fatto che l’Italia sta imparando ora ad aprirsi a questo genere di capitale».
Marullo sottolinea come a livello istituzionale ci sia sensibilità verso le life sciences: «L’interesse c’è perché, insieme alla Difesa e all’Ai, è uno dei settori in cui si gioca il futuro di un Paese. Percepiamo un’attenzione dal governo che viene dalle azioni e non dalle parole».




















































La selezione

Angelini Industries, fondata nel 1919, oggi impiega circa 5.800 dipendenti e opera in 21 Paesi con ricavi per 2,1 miliardi di euro. Ha affidato Angelini Ventures all’ad Paolo Di Giorgio. Che spiega la strategia per individuare le startup: «Il nostro team di 14 persone attive tra Europa, Usa e Asia ci permette di accedere a tanta innovazione al livello globale. Valutiamo circa 2.000 aziende l’anno per poi scegliere 4-6 investimenti. Oggi il nostro portfolio è composto da 16 startup, di cui più della metà in Nord America, e due startup studios, incubatori che sviluppano progetti accademici. Il primo, Argobio, ha sede a Parigi; il secondo, Extend, è italiano».
Nei giorni scorsi, Angelini Ventures ha annunciato l’investimento in due società innovative, finanziate con 5 milioni di euro l’una. «Neumirna è un’azienda danese che sta sviluppando una nuova tecnologia basata sul microRNA che aiuta nel trattamento dell’epilessia — racconta Di Giorgio —. L’abbiamo scelta perché ci sono fondamenta scientifiche molto solide con un team di grande esperienza. È in fase preclinica ma l’obiettivo è iniziare la sperimentazione sulle persone nei prossimi 18 mesi. Nobi è un’azienda belga che ha sviluppato lampade con un sistema di Ai per prevenire e riconoscere immediatamente le cadute degli anziani nelle case di cura con un sistema di comunicazione interna che avvisa il personale per soccorrere subito l’anziano. L’age tech è ormai un settore molto interessante visto l’invecchiamento della popolazione».

I vaccini contro il cancro

Ma non sempre bisogna andare oltre confine per trovare tecnologia disruptive. Angelini Ventures ha creduto anche nella startup italo-svizzera Nouscom che sta sviluppando terapie per il cancro con un concetto nuovo: l’intercettazione del tumore maligno tramite vaccini che riescono a stimolare il sistema immunitario in modo che il male non si presenti in pazienti con un’alta probabilità di svilupparlo. Intanto nelle casse di Angelini Ventures ci ancora 200 milioni da investire. «Lavoriamo su tre settori: biotech, servizi digitali e med tech — conclude Di Giorgio —. Nel biotech le aree più interessanti sono quelle del sistema nervoso centrale, oncologia, malattie autoimmuni, cardiologia. Anche l’obesità sta diventando importante a livello di innovazione. Nel digitale stiamo valutando aziende che creano servizi per semplificare i normali percorsi per il paziente, magari facilitando l’interazione con i medici o permettendo di monitorare malattie croniche da casa senza andare in ospedale. L’Italia rimane un’area di interesse e il nostro modello globale di innovazione poi porta valore anche al nostro Paese».
Riguardo le competenze italiane interviene Marullo: «I nostri ricercatori sono bravissimi ma devono avere una maggiore apertura verso il mercato. Molti credono che la ricerca pura non possa avere poi sviluppi commerciali. Invece sempre più si sta dimostrando che quello che nasce oggi in un laboratorio universitario un domani potrà rappresentare un beneficio per i pazienti». 

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10 febbraio 2025

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