Foibe, Mattarella durissimo con la sinistra: “Ostilità dai partiti italiani vicini al comunismo di Tito”


Parole durissime nei confronti del Pci e di chi ha “occultato” il dramma degli esuli per motivi storici e politici

“Stenti, sistemazioni precarie, povertà, ma soprattutto diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilità da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito”. Parole durissime nei confronti della vecchia e nuova sinistra, colpevole di aver taciuto sul dramma delle Foibe, quelle del presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, che oggi ha celebrato al Quirinale il Giorno del Ricordo delle vittime delle foibe e l’esodo delle popolazioni di origine giuliano-dalmata con un discorso quanto mai esplicito. In occasione della celebrazione al Quirinale, il presidente della Repubblica, ha ricordato che “la memoria storica è un atto di fondamentale importanza per la vita di ogni Stato, di ogni comunità. Ogni perdita, ogni sacrificio, ogni ingiustizia devono essere ricordati. Troppo a lungo ‘foiba’ e ‘infoibare’ furono sinonimi di occultamento della storia. La memoria delle vittime deve essere preservata e onorata. Naturalmente – dopo tanti decenni e in condizioni storiche e politiche profondamente mutate – perderebbe il suo valore autentico se fosse asservita alla ripresa di divisioni o di rancori“.

Foibe, il monito di Mattarella

“Abbiamo appena ascoltato alcuni testimoni diretti di quella tragedia: Egea Haffner e Giulio Marongiu. Dobbiamo loro affetto e riconoscenza. Nelle esemplari parole che ci hanno offerto, si coglie -ha sottolineato il capo dello Stato- un forte ammonimento per la pacificazione e la riconciliazione”. Mattarella ricorda che “nelle zone del confine orientale, dopo l’oppressione fascista, responsabile di una politica duramente segregazionista nei confronti delle popolazioni slave, e la barbara occupazione nazista, si instaurò la dittatura comunista di Tito, inaugurando una spietata stagione di violenza contro gli italiani residenti in quelle zone. Di quella stagione, contrassegnata da una lunga teoria di uccisioni, arresti, torture, saccheggi, sparizioni, le Foibe restano il simbolo più tetro. E su Basovizza? “Nessuna squallida provocazione può ridurne ricordo e dura condanna”.

La tragedia raccontata con le parole del presidente

“I nostri concittadini di Istria, Dalmazia, Fiume- continua il capo dello Stato – furono messi di fronte al drammatico dilemma: assimilarsi, disconoscendo le proprie radici, la lingua, i costumi, la religione, la cultura. Oppure andare via, perdendo beni, casa, lavoro, le terre in cui erano nati. In grande maggioranza scelsero di non rinunciare alla loro italianità nonché, di fatto, alle libertà, di pensiero, di culto, di parola. In trecentomila –uomini, donne, anziani, bambini– radunate poche cose, presero la triste via dell’esodo. Spesso l’accoglienza in Italia non fu quella che sarebbe stato doveroso assicurare”. Poi l’atto d’accusa nei confronti di chi ha taciuto. “Stenti, sistemazioni precarie, povertà, ma soprattutto -ha proseguito il capo dello Stato- diffusa indifferenza, diffidenza. Financo ostilità da parte di forze e partiti che si richiamavano, in Italia, alla stessa ideologia comunista di Tito. Non mancarono, nelle vicende tristi degli esuli, atti di forte solidarietà, di amicizia, di accoglienza da parte di molti italiani. Ma, in generale, la loro tragedia, di cui portavano intimamente le cicatrici, fu sottovalutata e, talvolta, persino, disconosciuta. Il mancato riconoscimento fu, per molti, una pena inattesa e dolorosa”. “L’istituzione del Giorno del Ricordo, votata a larghissima maggioranza dal Parlamento italiano, ha contribuito -ha concluso Mattarella- a riconnettere alla storia italiana quel capitolo tragico e trascurato”.

 

La cerimonia del Quirinale

La cerimonia, condotta da Valeria Ferrante, è stata aperta dalla lettura, da parte dell’attrice Gaja Masciale, di due brani tratti dal libro “Le foibe spiegate ai ragazzi” di Greta Sclaunich. Sono intervenuti il professor Davide Rossi, vicepresidente della Federazione delle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati, lo storico Egidio Ivetic, ordinario di Storia moderna all’Università degli studi di Padova e il ministro degli Affari esteri e della cooperazione internazionale, Antonio Tajani. Nel corso dell’evento sono stati proiettati degli estratti dal film “La bambina con la valigia” e dal documentario “Rotta 230-Ritorno alla terra dei Padri” cui hanno fatto seguito i contributi di Egea Haffner e di Giulio Marongiu, esuli di Pola. L’orchestra di archi del Conservatorio G. Tartini di Trieste diretta dal maestro Sandro Tortolano ha eseguito ‘Adagio’ in sol minore di Tomaso Albinoni e il brano musicale ‘Concerto’ in sol maggiore “Alla Rustica” di Antonio Vivaldi.La cerimonia si è conclusa con il discorso del presidente della Repubblica.

Erano presenti alla cerimonia il presidente del Senato, Ignazio La Russa, il presidente del Consiglio dei ministri, Giorgia Meloni, il presidente della Corte costituzionale, Giovanni Amoroso, il vicepresidente della Camera, Giorgio Mulè, esponenti del Governo, del Parlamento, autorità civili e appartenenti alle Associazioni degli Esuli istriani, fiumani e dalmati. In precedenza nella Sala degli Specchi, dopo l’indirizzo di saluto del ministro dell’Istruzione e del merito, Giuseppe Valditara, il Presidente Sergio Mattarella, coadiuvato dal Ministro e dal presidente della Federesuli, Renzo Codarin, ha premiato le scuole vincitrici del Concorso ’10 febbraio-Itinerari storici in luoghi e spazi urbani delle città italiane alla ricerca della memoria delle terre della Frontiera Adriatica’.



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