Continui rimaneggiamenti per il piano operativo del Just Transition Fund, il fondo europeo che assegna all’area di Taranto 796 milioni per favorire la transizione e aiutarla a superare un’economia che, con l’ex Ilva e gli altiforni, fa molta leva sul carbone. Anche per l’ultima versione mandata dalla Regione Puglia, sono state chieste modifiche dall’Autorità nazionale di gestione, ma nel frattempo sono stati ulteriormente sforbiciati i progetti presentati dal Comune e ammessi a finanziamento solo due dei sette presentati dal commissario di Governo per la bonifica dell’area di Taranto, Vito Uricchio.
Le decisioni
Al Comune di Taranto a cui, si veda Quotidiano del 19 novembre, l’Autorità nazionale aveva già respinto la Biennale del Mediterraneo di arte ed architettura (“non si ravvisa l’idoneità necessaria per l’inserimento nel piano esecutivo, stante la mancata costituzione della fondazione deputata all’attuazione”), adesso arriva il disco rosso anche per Iriis e parzialmente per Sea Hub. Iriis è stato presentato come “struttura di ricerca permanente per la promozione della salute umana come bene globale” e sono stati chiesti 60 milioni. Appena sabato 1 febbraio Iriis era stato descritto dal sindaco Rinaldo Melucci al ministro delle Imprese, Adolfo Urso, dopo le nomine del Governo per il Tecnopolo. Aveva detto in quell’occasione Melucci: “Ed è in questo contesto che abbiamo candidato al Jtf anche il progetto ‘Iriis’, il nuovo Istituto di ricerca che, nel solco di quanto già sperimentato con i progetti Calliope, Mistral e Poleis, non si limiterà solo a fornire una risposta diretta alle esigenze di innovazione e sostenibilità ambientale del territorio, a partire dalla filiera biomedica, ma avrà anche il compito di sintetizzare le conoscenze scientifiche acquisite sviluppando sia azioni di ricerca all’avanguardia, sia il trasferimento tecnologico in termini di incubazione di soluzioni industriali innovative”. Il Sea Hub che riguarda la mitilicoltura ha invece avuto cassata la parte che riguarda il sostegno alla filiera produttiva. In origine, il Sea Hub era stato candidato ad un finanziamento di 55 milioni per riorganizzare e rilanciare in chiave sostenibile il sistema produttivo del mare. Tra i progetti del Comune resta la “Green Belt” per incrementare e valorizzare il patrimonio naturale attraverso il recupero delle aree verdi (al Jtf, poiché ci sono anche altre risorse, si chiede solo una quota dei 90 milioni evidenziati come necessari per agire su 230 ettari). In totale il Comune di Taranto ha ottenuto 114 milioni e ne aveva chiesti circa 250.
Il commissario
Per il commissario Uricchio passano il vaglio dell’Autorità due interventi: filiere verdi e riqualificazione ambientale delle coste di Mar Piccolo e Mar Grande per un complessivo di circa 75-76 milioni. Le filiere verdi sono state spiegate così dal commissario Uricchio in occasione della firma dell’intesa con il Distretto per l’ambiente e il riutilizzo: «La finalità è produrre materie prime verdi dal verde. E quindi intervenire utilizzando tutta una serie di piante che possono bonificare il suolo e allo stesso tempo, bonificando, produrre economia ed occupazione». Invece non ha avuto l’ok un’altra proposta del commissario: il consorzio per la bonifica per creare una squadra unica fra tutte le realtà che sono in campo, a partire da Università, Politecnico ed enti di ricerca.
Per la Biennale (“una struttura permanente per la promozione della ricerca e dell’innovazione e della produzione nei settori delle arti, della architettura e del design” che “culminerà ogni due anni nell’evento internazionale Biennale del Mediterraneo”), frutto anche di un accordo tra il sindaco e l’ex ministro della Cultura, Gennaro Sangiuliano, erano stati chiesti 40 milioni e 700mila euro. La Regione, attraverso Mattia Giorno, consigliere delegato del presidente Michele Emiliano, ha provato a salvare almeno la parte relativa alle imprese start up della cultura, visto che c’era una qualche disponibilità da Roma (“appare possibile prevedere il sostegno della componente di aiuti all’impresa creativa nell’ambito del piano” si legge in una delle precedenti lettere), e invece è arrivato lo stop anche su questo. In ogni caso, visto che il confronto è ancora aperto, la Regione tenterà di mantenere il possibile. Inoltre, è cambiata l’impostazione del Jtf. Non si ragiona più su schede singole ma di grandi azioni, quelle in cui il Jtf è articolato. Ogni azione aveva delle risorse e queste ripartite tra le schede relative ai progetti. Adesso ci sono meno schede e i finanziamenti vanno alle azioni (energia e ambiente, diversificazione economica, misure per mitigare gli effetti economici e occupazionali causati dalla transizione) che dovranno poi vedere bandi pubblici. Una volta che il piano Jtf per Taranto avrà l’ok e potrebbe arrivare a breve, si dovrà aprire la procedura affinché Regione ed enti locali ricevano le risorse e lancino i bandi, che però sono l’ultimo step. L’iter tra Roma e Bari si annuncia lungo, tant’è che la Regione Sardegna che dal Jtf si è vista assegnare per il Sulcis 376 milioni, ha il piano approvato ma non ancora l’autorizzazione alla spesa. Resta infine apertissima la questione tempo: il 70 per cento dei soldi andrà impegnato entro il 2026, perché il Jtf segue il Pnrr, mentre per il restante 30 la spesa deve avvenire entro il 2029. A meno che quest’anno non si decida di allungare la scadenza del Jtf e quindi anche degli altri strumenti.
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