L’arcivescovo di Napoli, don Mimmo Battaglia
09 febbraio 2025 16:05
di FRANCO CIMINO
Don Mimmo, il nostro prete Cardinale, il catanzarese di Satriano, il Calabrese ormai donatosi, e noi dovremmo donarlo, alla cattolicità del suo essere ormai prete dell’unica strada, l’umanità intera e indivisibile, che porta alla salvezza di questo mondo se smettesse di girare all’incontrario, verrà a Catanzaro. Il giorno che Egli è riuscito a strappare al suo tempo che alcuna agenda contiene più, è il ventotto febbraio. Celebrerà la sua prima Messa con “ l’abito nuovo”, di porpora acceso. La Chiesa è la Basilica dell’Immacolata, diversa da quella che don Mimmo avrebbe forse gradito, Il Duomo, che l’ha visto piangere lacrime vere all’atto della vestizione di Vescovo. Quel Duomo, tristemente chiuso da quell’anno, per i ritardi assurdi e le gravi distrazioni delle tante e diverse autorità nell’obbligata ristrutturazione. Anche per sottrarre la preziosa ricchezza monumentale al pericolo di un appesantirsi drammatico del suo degrado. Grazie all’impegno dell’attuale Arcivescovo, la speranza di vederlo presto rimesso a nuovo, è cresciuta. Ah, don Mimmo, quel volto fanciullo e quella voce musicale nel pensiero ispirato, che, tranne Francesco il Papa, “nessuno ha visto arrivare”! E come avremmo potuto, se non l’abbiamo visto neppure partire, abbandonato, com’è stato, da quasi tutti, nelle più distanti periferie urbane. Quelle drammatiche parti della Città, dove il dolore e la miseria sono state lasciate nelle delicate mani di un prete disarmato e armato, povero ma ricco. Quelle periferie mai risanate e mai illuminate anche dai più semplici lampioni, affinché quel dolore, quella povertà, quella disperazione e quelle grida mute di uomini e donne, in particolare giovani, non venissero visti nella retorica, ancora imperante, di Catanzaro isola felice. Oggi, tutti vediamo don Mimmo, e ci vantiamo che è nostro, nato e cresciuto dalle nostre parti. Come per l’incontro con una star, faremo a botte per un selfie con lui. Tantissimi faremo a gara per chi l’abbia conosciuto prima. Per chi ne è stato il migliore amico. E, ancora, a fine serata del ventotto, a metterci in lunghissima fila per vederlo partire, domandandoci se la sua fermata, di certo provvisoria, sarà Napoli, o duecento chilometri più avanti, quella demotiva, oltre il Tevere della Città eterna. Magari, immaginando, ciascuno di noi, di essere chiamati per nome quando oniricamente già lo vediamo affacciato dalla loggia centrale della Basilica di San Pietro. Eh, come siamo noi povera gente, sempre stretti in quella logica “ dell’amicu meu”. Ovvero, del tifo da stadio per vincere noi con la squadra. Don Mimmo, è sempre stato uomo di tutti. Di più, uomo e servo degli altri. Non è mai stato tutto nostro. È sempre stato dono di Dio all’Umanità. Rivediamolo, allora, il ventotto, con affetto, e senza enfasi retorica o “celebratismo” propagandistico per le utilità diverse di tanti di noi. E, poi, lasciamolo andare. Dove il Signore vorrà. E dove il suo Dio deciderà. Questo dico per i tanti suoi estimatori, gli stessi che ha Francesco, del mondo laico e dei non credenti, che credono nell’umanità viva e vera, che c’è nel prete della Chiesa “ fuori”. Fuori della parrocchie e dei palazzi. Ottima, pertanto, la comunicazione del Sindaco sulla volontà dell’Amministrazione Comunale di conferirgli la Cittadinanza onoraria. Dopo Antonio Cantisani, vescovo santo,il catanzarese pieno di catanzaresità bella, don Mimmo sarebbe il secondo vescovo a scambiare, ricevendolo, l’onore di essere cittadino di Catanzaro a vita. E oltre la sua stessa vita. Solo per un pizzico di vanità personale, che mi ripagherebbe dalle tante delusioni di questa brutta politica, in cui insieme alle idee e alla tensione morale, difettano anche i sentimenti più elementari, mi sarebbe piaciuto che il sindaco ricordasse che, in ultimo dal giorno stesso dell’elezione a Cardinale, ma anche molto tempo prima, pubblicamente e non solo, sono stato io a proporre l’onorevole cittadinanza. Mannaggia a me, ci sono cascato anch’io nella guerra dei primati sentimentali verso don Mimmo. Me ne scuso con tutti. Non con Lui, però, che, leggendomi, capirà bene il sentimento e anche il sentire politico, che accompagnano queste “ inutili” mie parole.
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