Germania, nel 2025 crescerà solo dello 0,4%. La crisi tedesca pesa sull’Italia più dei dazi di Trump: danni da 5,8 miliardi

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La Germania continua ad affrontare una congiuntura politica e soprattutto economica avversa, caratterizzata da sfide in diversi settori. Sotto il profilo economico, a lanciare l’ultimo allarme è l’Istituto di ricerca economica Ifo. Secondo gli esperti, la Germania si appresta a registrare nuovamente una crescita economica molto bassa nel 2025, pari allo 0,4%. «La Germania ha urgentemente bisogno di una politica economica diversa che possa rilanciare la crescita», ha spiegato il ricercatore dell’Ifo Niklas Potrafke, aggiungendo che il Paese «ha perso l’attrattiva nella competizione internazionale» e che «il nuovo governo dovrebbe affrontare questo problema con riforme orientate al mercato». 

Lo scorso anno, l’economia tedesca ha affrontato sfide significative, culminando in una contrazione del prodotto interno lordo (pil) dello 0,2%, confermando la recessione per il secondo anno consecutivo. La produzione industriale ha subito una flessione del 2,4% a dicembre, nel complesso, la produzione industriale è rimasta circa il 10% al di sotto dei livelli pre-pandemici, indicando difficoltà persistenti. Nonostante un incremento del 2,9% delle esportazioni a dicembre, il 2024 ha registrato una contrazione complessiva dell’1% nelle esportazioni, principalmente a causa della debole domanda dalla Cina. Anche nel mondo edilizio, la domanda nel settore delle costruzioni è rimasta debole, contribuendo al rallentamento economico.

Il costo per l’Italia della crisi tedesca

A pesare ulteriormente sull’economia c’è anche la questione geopolitica e del commercio internazionale. Le incertezze politiche, inclusa la possibilità di dazi da parte degli Stati Uniti, hanno aumentato l’incertezza e ritardato gli investimenti. Nel suo complesso lo scenario economico dell’ex locomotiva europea pesa sull’intero blocco e sui singoli Paesi.

Nello specifico per l’Italia, la crisi economica che ha colpito la Germania negli ultimi due anni ha comportato un danno di 5,8 miliardi di euro per il  sistema produttivo, secondo i dati della Cgia di Mestre. Nel 2023, il valore delle esportazioni verso il mercato tedesco è diminuito di 2,7 miliardi, mentre nei primi dieci mesi del 2024 (secondo gli ultimi dati statistici disponibili) la contrazione ha raggiunto i 3,1 miliardi. «Pertanto, sebbene numerosi imprenditori e l’opinione pubblica in generale esprimano una marcata preoccupazione per le conseguenze negative che l’introduzione dei dazi da parte dell’amministrazione Trump potrebbe arrecare alle nostre imprese esportatrici, la crisi tedesca degli ultimi due anni ha già generato e potrebbe continuare a produrre danni significativamente più gravi», spiegano dall’ufficio studi della Cgia.

Secondo gli esperti, non si può escludere che, come avvenne nel 2019 a seguito dell’implementazione delle barriere commerciali sempre introdotte da Trump, le ripercussioni commerciali negative possano risultare meno gravose di quanto ipotizzato. È vero che nel 2020 le vendite italiane negli Stati Uniti sono diminuite di 3,1 miliardi, tuttavia, è probabile secondo la Cgia che tale calo sia stato principalmente influenzato dal crollo del commercio mondiale causato dall’insorgere della pandemia, piuttosto che dai dazi «innalzati» dal governo statunitense.

Lo scenario in vista delle prossime elezioni

Anche politicamente, la Germania sta vivendo un periodo di instabilità. Il governo di coalizione tra socialdemocratici (Sps), verdi e liberali (Fdp) ha subito una rottura, portando alle elezioni anticipate fissate per il 23 febbraio 2025. I principali partiti in competizione sono il Cdu/Csu (Unione Cristiano-Democratica e Cristiano-Sociale) che attualmente sono al 29% nei sondaggi, favoriti per la vittoria. L’AfD (Alternativa per la Germania) è invece al 22%, con una crescita significativa, mentre il Spd è al 18%, in calo rispetto alle elezioni precedenti, così come i verdi (al 12%, anch’essi in declino). 

Secondo i media tedeschi si è concluso «senza un chiaro vincitore» il confronto televisivo che si è svolto domenica sera sulle emittenti tedesche tra l’attuale cancelliere Olaf Scholz del Partito socialdemocratico e il leader e candidato cancelliere dell’Unione cristiano democratica (Cdu) Friedrich Merz. Una discussione, durata 90 minuti, che si è concentrata principalmente sulla politica migratoria ed economica della Germania in cui non sono mancati anche attacchi a livello personale. Scholz ha subito accusato Merz di aver infranto le promesse collaborando con l’AfD al fine di far approvare una proposta della Cdu volta a inasprire la politica migratoria tedesca e ha sottolineato che la crisi economica in cui si trova la Germania non è imputabile al suo operato ma è piuttosto dettata da «cause globali».

Le sfide economiche e politiche della Germania sono interconnesse. La necessità di riforme strutturali, investimenti in innovazione e una gestione efficace delle risorse energetiche sono essenziali per affrontare la crisi attuale. Le elezioni del 23 febbraio 2025 saranno cruciali per determinare la direzione politica ed economica del paese. (riproduzione riservata)

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