Caro Diario, vedo che il dibattito sul turismo si è un po’ arenato attorno alla riqualificazione alberghiera e al destino delle cubature obsolete in termini turistici. Il problema è che queste soluzioni richiederanno comunque anni, sia per la creazione degli aspetti tecnici che per la loro attuazione. Per quanto riguarda le proposte di destagionalizzazione, ieri sul giornale è apparsa l’idea delle cupole sulla spiaggia, che possano contenere piscine, bar, altre funzioni. Credo che il problema del nostro turismo non sia solo di contenitori (alberghi, spiagge, cupole) ma soprattutto di contenuto (eventi, idee, nuovi turismi). Stiamo cercando di progettare un futuro partendo dalle scatole senza pensare a cosa metterci dentro.
Faccio tre esempi di cose che funzionano, o che hanno funzionato, e perché secondo me sono da prendere ad esempio.
Presepe di sabbia: in tutte le sue declinazioni possibili e immaginabili, per un periodo è stato un vero e proprio evento turistico di destagionalizzazione. Pullman organizzati offrivano viaggio, pranzo e visita al presepe. Una giornata diversa per i cittadini di località lontane, ma non lontanissime da noi, che faceva anche un po’ di pubblicità per il mercato estivo. Ha finito la sua spinta perché sono aumentati i costi per realizzarlo e si è deciso di abbassare la qualità per tirare avanti qualche anno ancora, ma è una scelta che nel turismo non paga mai. Oggi è prodotto che non sposta più grandi masse, ma che secondo me potrebbe avere una seconda possibilità.
E’Tendoun di Viserbella: qui sono di parte lo so, ma credo che il successo dell’iniziativa sia aver creato un posto piacevole dove trascorrere del tempo. Un tendone delle tombole dove puoi anche non giocare a tombola ma stare semplicemente insieme ad amici e familiari, magari ascoltando musica o facendo anche solo due chiacchere. Semplicità e genuino spirito romagnolo. Difficile da replicare altrove, perché la forza è tutta nelle persone che compongono lo staff, è comunque per me un caso di studio di come fare turismo in inverno. Quest’anno abbiamo avuto numerosi ospiti estivi e locali, che sono venuti appositamente dalle loro città per partecipare all’iniziativa e capire e studiare il modello organizzativo.
Le Fogheracce: tralasciando tutte le difficoltà burocratiche e organizzative, è forse l’evento che più appartiene alla nostra storia e che da sempre fa il pieno di cittadini e turisti. Un format molto semplice che cade alla fine dell’inverno, con temperature che si fanno più miti e la magia del fuoco. Un evento per tutti e che porta turisti a visitarci, specialmente se è fatto di sabato.
Questi tre contenuti, a cui si potrebbero aggiungere altri che hanno fatto negli anni più o meno la storia della nostra città, specialmente a nord, sono la chiave di lettura attorno a cui costruire, perché hanno il pregio di essere genuini, non posticci o creati a tavolino, figli di un vero amore del territorio e delle tradizioni.
Hanno solo il “difetto” se cosi vogliamo chiamarlo, di essere prodotti turistici su base volontaria, gestiti da associazioni del territorio. Questo ne limita e di molto la loro scalabilità e durata nel futuro, relegando la continuità alla sopravvivenza economica e di capitale umano delle persone che li organizzano.
Questo turismo di nicchia, medio-alto spendente, innamorato del nostro territorio e della nostra cultura, che ha saputo cogliere il Genius Loci del nostro territorio è quello che deve essere intercettato e coltivato. Ma questo va ben oltre il nostro turismo di massa, legato e misurato solo tramite il bugiardissimo dato delle presenze.
Le cupole bar sono state una bellissima iniziativa invernale di Lucio Paesani, a cui va il mio applauso sincero, e hanno funzionato perché la regia è sua con la sua esperienza di imprenditore del turismo, la sua rete di relazioni e il suo staff. L’errore che facciamo spesso, da Riminesi tutto fare, è quello di pensare che basta una cupola con una macchina del caffè per fare un evento sulla spiaggia, ignorando tutti gli aspetti economici e organizzativi, oltre quelli di appetibilità.
La complessità di un prodotto turistico è qualcosa che va oltre la scatola che lo contiene.
Caro Diario, credo che sia arrivato il momento di trovare i talenti, le passioni e le capacità che il nostro territorio ha da offrire, formarle alla logica imprenditoriale e farli esprimere al massimo, senza voler per forza calare dall’alto una ricetta che sembra più uno slancio personalistico che una soluzione popolare.
Concludo che più che ragionare su 8 mesi di stagione, per come siamo messi oggi, sarebbe già un trionfo portare a casa una stagione completa 1 Maggio-15 Settembre, dove il tempo è ottimo e non servono tante cupole.
Stefano Benaglia
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