La Corte costituzionale ha deciso: no al referendum, quesito inammissibile. Il commento del sindaco Michele Conia

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Lo scorso 20 gennaio, la Corte Costituzionale, in un comunicato stampa, ha reso noto di non ammettere il referendum per l’abolizione della legge Calderoli. Due le motivazioni: che “l’oggetto e la finalità del quesito non risultano chiari” e che “il referendum verrebbe ad avere una portata che ne altera la funzione, risolvendosi in una scelta sull’autonomia differenziata”. Le ragioni sono state approfondite nella sentenza depositata lo scorso 7 febbraio in cui si precisa, tra l’altro, che “l’art. 116, terzo comma, Cost. non può essere oggetto di referendum abrogativo, ma solo di revisione costituzionale”. A tal riguardo interviene Michele Conia, avvocato, sindaco di Cinquefrondi (RC) e consigliere metropolitano della città metropolitana di Reggio Calabria, delegato ai Beni Confiscati, Periferie, Politiche giovanili e Immigrazione e Politiche di pace : “Pur nel rispetto del pronunciamento della Corte Costituzionale-precisa il sindaco- non possiamo nascondere la nostra delusione ed esimerci dall’esprimere le nostre valutazioni. Condivido l’analisi del costituzionalista Francesco Pallante, ordinario di Diritto Costituzionale all’Università di Torino- continua Michele Conia- che in ‹L’autonomia differenziata e il referendum negato› pubblicato su Volere la luna del 22 gennaio scorso, spiega che “nel comunicato la Corte ha rilevato che l’oggetto e la finalità del quesito (rivolto all’abrogazione totale della legge n. 86 del 2024 )non risultano chiari e che tale mancanza di chiarezza «pregiudica la possibilità di una scelta consapevole da parte dell’elettore». In particolare, ciò deriverebbe dal fatto che il referendum si risolverebbe «in una scelta sull’autonomia differenziata, come tale, e in definitiva sull’art. 116, terzo comma, della Costituzione». Le reazioni al pronunciamento della Corte Costituzionale non si sono fatte attendere. I partiti di maggioranza hanno accolto favorevolmente la decisione dei giudici. Esulta il ministro Calderoli e si dice soddisfatto anche il presidente della regione Veneto sebbene i giudici costituzionali abbiano precisato che due materie non Lep su nove non possono essere trasferite e precisamente il commercio con l’estero e le professioni. Il segretario di Forza Italia, Antonio Tajani, in una nota ha auspicato che “Ora tocca al Parlamento far sì che la riforma possa essere migliorata e si va avanti con l’obiettivo di garantire a tutti i cittadini italiani, dalla Lombardia, dal Veneto fino alla Campania e alla Calabria, gli stessi diritti, perché ogni cittadino italiano è uguale all’altro”. Gli fa eco il presidente della Calabria che, intervistato dal Corriere della Sera, spiega che “è utile al governo che non si svolga un referendum che avrebbe spaccato in due l’Italia e aggiunge “Ora si lavori bene in Parlamento per rendere la legge migliore. E nel frattempo non si facciano intese tra Stato e Regioni”. Sul fronte delle opposizioni si segnalano i commenti del co-portavoce di Europa Verde Angelo Bonelli, del segretario di Sinistra Italiana Nicola Fratoianni, del segretario di Più Europa Riccardo Magi e alcuni esponenti del PD che si dicono pronti a battersi in Parlamento. Anche l’ANPI “si rammarica della mancata possibilità di dare ai cittadini uno strumento di intervento diretto sulle politiche di riforme istituzionali”. Il nuovo presidente della Corte Costituzionale, Giovanni Amoroso, durante la conferenza stampa per il suo insediamento, in riferimento alla legge sull’autonomia differenziata, dichiara che “si è ridimensionato a un punto tale che ciò che rimane è poco più che un perno sul quale costruire l’impianto per il trasferimento di specifiche funzioni”. Quanto invece alla possibilità di avviare fin da ora i trasferimenti di alcune competenze, Amoroso ha detto che la sentenza esclude del tutto questa possibilità. Ma per completezza faccio un passo indietro e cerco di ricostruire la vicenda mettendo in ordine gli ultimi avvenimenti, spiega il primo cittadino. Il 3 dicembre scorso è stato pubblicato il pronunciamento della Corte Costituzionale sul giudizio di legittimità costituzionale della Legge 86/2024 e sintetizzo, di seguito, gli aspetti più rilevanti: ciascuna regione potrà domandare circoscritte competenze a patto che la regione dimostri di avere un’esigenza particolare non affrontabile attraverso le ordinarie competenze; che sia il Parlamento a decidere sull’attribuzione delle competenze alle regioni e che, se una competenza coinvolge diritti costituzionali, siano prima definiti dal Parlamento i livelli essenziali delle prestazioni da garantire uniformemente sul territorio nazionale; che l’ammontare delle risorse necessarie a esercitare le nuove competenze sia determinata in base ai costi standard .Da non sottovalutare che la Corte di Cassazione, il 20 dicembre scorso, ha ritenuto valido il raggiungimento delle circa 1 milione e trecentomila firme. Condividendo il senso del comunicato stampa dei Comitati per il ritiro di ogni Autonomia differenziata, l’uguaglianza dei diritti e l’unità della Repubblica, di cui siamo parte attiva fin dalla loro costituzione, continueremo ad informare e a mobilitare l’opinione pubblica con ancora più determinazione” . Il sindaco Conia conclude: “avendo presagito i gravi rischi per la democrazia e la vita economica e sociale del Paese continueremo a vigilare affinchè non si proceda con la ratifica di pre intese sulle materie non Lep. Convintamente schierati/e contro ogni autonomia differenziata siamo pronti/e alla mobilitazione su un progetto di modifica del Titolo V e abrogazione del 3° comma dell’articolo 116”.
Michele Conia, avvocato, sindaco di Cinquefrondi (RC) e consigliere metropolitano della città metropolitana di Reggio Calabria, delegato ai Beni Confiscati, Periferie, Politiche giovanili e Immigrazione e Politiche di pace.

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