la guerra vista dagli occhi innocenti

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“Esule giuliana”: questa è la scritta che compariva sulla valigia di Egea Haffner, che, assieme alla sua famiglia, lasciava Pola – oggi città croata – nel luglio del 1946, all’età di soli cinque anni. Un’immagine capace di rappresentare con pochi elementi le principali vittime di un conflitto bellico: i bambini. Sono tanti i ragazzini che, in quegli anni, come Egea, sono stati affidati ad altre famiglie o sono stati costretti a spostarsi dai territori jugoslavi verso l’Italia, vedendosi inflitte le ripercussioni delle azioni dell’Italia fascista nei Balcani.

Nonostante siano passati quasi 80 anni, foto simili a quella scattata da Egea continuano a esserci. Cambiano solo i luoghi e i conflitti; le vittime innocenti restano i civili, soprattutto i bambini. Dal 1945 ad oggi sono state tantissime le guerre che hanno visto coinvolti i minori in ogni parte del mondo: dal Vietnam fino al conflitto in corso tra Israele e Palestina, che ha visto molte donne e bambini coinvolti nell’ultimo anno e mezzo.

Nel frattempo, durante la Giornata del Ricordo, occasione per ricordare le vittime delle foibe portate avanti dai partigiani jugoslavi guidati dall’ex presidente Josip Tito, si sono verificati altri atti vandalici ai danni dei monumenti che commemorano l’uccisione di migliaia di italiani che vivevano nelle zone poi diventate croate. Nella giornata di ieri, 9 febbraio 2025, è stata vandalizzata la foiba di Basovizza, una frazione di Trieste. Sono arrivate dure condanne da parte del centrodestra di governo.

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Il rapporto tra bambini e guerra nelle foto

La guerra è quella lezione che l’essere umano fatica a comprendere. A raccontarlo sono gli scatti di tanti fotografi, raccolti negli ultimi ottant’anni dalla fine della Seconda Guerra Mondiale. Basti pensare alla foto di Nick Ut del 1972, nella quale è possibile vedere una bambina vietnamita correre, urlando di dolore per gli effetti del napalm, o a quelle di Don McCullin, che ha immortalato alcuni bambini chiusi nei rifugi in Libano, in Vietnam e in Cambogia.

Altro esempio è il reportage di Sebastião Salgado sui bambini in Etiopia nel 1984, durante la carestia che ha colpito lo Stato africano. O ancora, si potrebbe nominare il lavoro di Gilles Peress sul genocidio consumatosi in Ruanda nel 1994. Questi sono solo alcuni dei fotografi che hanno ritratto il dolore dei minori durante la guerra: stili, foto, luoghi e situazioni diverse, ma le vittime restano sempre i bambini, incapaci di capire cosa stia accadendo in quel preciso momento e perché qualcuno se la prenda con loro.

Il parallelismo con quanto accade in Palestina

Il prossimo esodo che vedremo sarà quello dei palestinesi dai loro territori? La politica del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, assieme a quella del premier israeliano Benjamin Netanyahu, lascia intendere che Gaza potrebbe diventare un ricordo del passato. Quale destino toccherà agli abitanti della città palestinese resta un mistero. Nel frattempo, la Comunità Internazionale teme gli effetti delle politiche dei due leader e l’impatto umanitario che ne potrebbe derivare.

Nella giornata di oggi, 10 febbraio 2025, su La Stampa è stata pubblicata una foto che ritrae una bambina palestinese accompagnata da alcuni miliziani di Hamas. Nello scatto è possibile vedere la ragazzina e, sullo sfondo, i soldati con in mano il fucile d’assalto AK-47. Lo sguardo intimorito della giovane palestinese sembra raccontare tutta l’incertezza per il futuro di un popolo che rischia di essere sgomberato dalle terre dove ha vissuto finora.

Il vandalismo contro la foiba di Basovizza

In un contesto in cui sarebbe necessario riflettere sui danni della guerra, ricordando anche quanto accaduto in passato, una vicenda di cronaca genera sgomento nella politica italiana. A Basovizza, frazione di Trieste, è stato vandalizzato il luogo dove sorgeva una foiba titina. Sono comparse due scritte in sloveno che richiamano i motti dei partigiani jugoslavi e una in italiano. Dal governo sono arrivate parole di condanna nei confronti del gesto: la presidente del Consiglio, Giorgia Meloni, ha definito quest’azione “un oltraggio alla nazione“.

Sembra tuttavia che questa forma di vandalismo sia ormai una ricorrenza annuale: in occasione della Giornata del Ricordo, molti siti dove si trovano foibe vengono vandalizzati.

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Articolo in tre punti

  • Il trauma dei bambini nelle guerre: L’articolo inizia con la storia di Egea Haffner, una bambina giuliana costretta a fuggire da Pola nel 1946 a causa della Seconda Guerra Mondiale. Si evidenzia come, ancora oggi, i bambini siano tra le principali vittime dei conflitti bellici, con esempi che vanno dal Vietnam alla Palestina.
  • Il ricordo delle vittime e il vandalismo in Italia: Si discute della Giornata del Ricordo, dedicata alle vittime delle foibe, e degli atti vandalici che colpiscono i monumenti commemorativi in Italia, come il recente danneggiamento della foiba di Basovizza. Il governo italiano ha condannato questi atti.
  • Il parallelo con la situazione in Palestina: L’articolo riflette sull’esodo palestinese, accennando alla politica di Donald Trump e Benjamin Netanyahu che potrebbe portare a un futuro incerto per Gaza. Viene citata una foto di una bambina palestinese, simbolo dell’incertezza e della sofferenza del popolo palestinese.

 



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