Piscina Olimpionica e Cittadella dello Sport: “una visione oltre i confini di Potenza”. L’intervento di Graziano Scavone, già Sindaco di Tito

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Si propone di seguito l’intervento di Graziano Scavone, già Sindaco di Tito, in merito al dibattito sulla realizzazione della piscina olimpionica e della cittadella dello Sport a Potenza. 

Mi permetto di intervenire nel dibattito pubblico sulla realizzazione della piscina olimpionica e della Cittadella dello Sport a Potenza, consapevole di affrontare un tema che, pur potendo apparire di carattere locale e legato alle dinamiche amministrative della città, merita una riflessione più ampia. Il potenziamento delle infrastrutture sportive è una necessità avvertita da tutte le comunità, per il valore sociale ed educativo che lo sport rappresenta, fin dalla tenera età. È quindi del tutto legittimo che anche la città di Potenza persegua un programma ambizioso di adeguamento e miglioramento delle proprie strutture, offrendo ai cittadini impianti moderni e rispondenti agli standard qualitativi richiesti.

Tuttavia, ogni amministrazione deve necessariamente valutare il rapporto tra i costi di investimento per la realizzazione delle opere e quelli di gestione, con l’obiettivo di garantire un equilibrio finanziario sostenibile nel tempo, soprattutto attraverso modelli di gestione pubblico-privato. Questo aspetto rappresenta il nodo più critico nella pianificazione e gestione delle infrastrutture sportive, così come di quelle culturali. A mio avviso, questa analisi dovrebbe precedere qualsiasi discussione sulla localizzazione della piscina olimpionica e della Cittadella dello Sport. Ignorarla significherebbe scaricare negli anni i costi delle scelte odierne sull’intera comunità. In tal senso, credo che nel precedente mandato amministrativo cittadino e nella scorsa legislatura regionale si sia persa l’occasione di inserire questo progetto in una più ampia pianificazione di area vasta, preferendo invece un’impostazione più circoscritta.

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Anni fa, con il Piano Strutturale Metropolitano, l’amministrazione guidata dal sindaco Vito Santarsiero aveva intuito l’importanza di una visione territoriale più ampia, ma purtroppo quella prospettiva è stata progressivamente abbandonata in favore di logiche più localistiche. Pianificare lo sviluppo in chiave comprensoriale rappresenta, invece, una necessità per Potenza e per l’intero territorio regionale. L’aggregazione di Potenza con i nove comuni dell’hinterland (Anzi, Avigliano, Brindisi di Montagna, Picerno, Pietragalla, Pignola, Ruoti, Tito e Vaglio) con una popolazione di oltre 100.000 abitanti, avvicina maggiormente l’area metropolitana a una dimensione competitiva, in grado di contrastare le criticità legate allo spopolamento e alla debolezza demografica.

In questo scenario, ogni comunità dovrebbe valorizzare le proprie specifiche vocazioni. Potenza ha consolidato il suo ruolo di città dei servizi, con una riconversione della zona industriale verso un’area prevalentemente commerciale. Questo sviluppo richiede oggi importanti progetti di rigenerazione urbana e investimenti pubblici per la riqualificazione ambientale e funzionale delle aree dismesse. Allo stesso modo, i comuni limitrofi hanno saputo rafforzare le proprie peculiarità: Pignola, con la sua vocazione ambientale e paesaggistica; Tito, con il suo polo produttivo sempre più integrato nella cintura urbana di Potenza. Tuttavia, lo sviluppo di questi territori è stato spesso lasciato alla spontaneità degli operatori economici e delle amministrazioni locali, senza una regia sovracomunale.

Un esempio emblematico è il Complesso Sportivo di Santa Loja, situato a soli 3 km autostradali da Potenza. Questa infrastruttura, dichiarata di interesse pubblico con funzione comprensoriale, è stata realizzata con investimenti privati, ma è rimasta incompiuta dal 2010 a causa della mancata realizzazione delle reti idriche e fognarie da parte degli enti competenti. Oggi queste infrastrutture esistono, ma l’impianto resta incompleto, nonostante sia dotato di una piscina da 33×21 metri, idonea per competizioni nazionali. Questa vicenda dimostra quanto sia fondamentale considerare le strutture già esistenti nella pianificazione del sistema sportivo territoriale. In un mercato con una domanda locale limitata, il rischio è quello di creare impianti insostenibili sia per il pubblico che per il privato. Ecco perché ritengo che le scelte dell’amministrazione comunale di Potenza debbano necessariamente tener conto delle opportunità offerte dalle aree limitrofe, come quelle di Tito e di Pignola, nonché degli impianti sportivi privati già operativi come quello di Macchia Giocoli e Varco d’Izzo e i tanti altri presenti diffusamente sul territorio del capoluogo, che potrebbero rispondere alle esigenze di una vasta utenza.

A questo punto, la vera domanda da porsi è: non sarebbe più utile destinare le risorse finanziarie ad altre priorità per la città di Potenza? Penso, ad esempio, alla manutenzione e all’adeguamento delle infrastrutture per la mobilità o, restando in ambito sportivo, al miglioramento dello stadio Viviani e degli impianti minori che necessitano di interventi di riqualificazione. La nostra regione ha numeri demografici ridotti e, senza una pianificazione attenta, si rischia di disperdere risorse pubbliche e private in progetti poco sostenibili. Per questo auspico che, al di là delle difficoltà amministrative e tecniche legate alla realizzazione della piscina olimpionica e della Cittadella dello Sport, si possa recuperare il tempo perduto rilanciando una pianificazione di area vasta. La Regione Basilicata ha il dovere di sostenere finanziariamente e amministrativamente questo percorso, aggiornando il Piano Strutturale Metropolitano e favorendo un vero coordinamento tra Potenza e i comuni dell’hinterland, esattamente come già accade per la strategia delle aree interne.

Questo approccio gioverebbe innanzitutto alla città capoluogo, che è chiamata a svolgere le funzioni di Città-Comprensorio e non può limitarsi a richiedere risorse regionali per risanare il proprio bilancio, ignorando il ruolo strategico dei territori circostanti. Si pensi, ad esempio, all’importanza delle aree produttive di Tito e Vaglio Scalo nel sistema di gestione dei rifiuti del potentino.
Mi auguro che questa sfida possa essere colta innanzitutto dal sindaco Telesca e dai primi cittadini del comprensorio. Sarebbe un segnale di maturità politica e amministrativa da parte di una giovane classe dirigente, chiamata a fissare obiettivi ambiziosi per contrastare lo spopolamento e avviare un vero processo di cambiamento per il futuro del nostro territorio.





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