Negli ultimi giorni l’isola di Santorini è al centro dell’attenzione a causa di un’intensa attività sismica che ha interessato, in particolare, l’area compresa tra Santorini e Amorgos, sollevando dubbi su un possibile risveglio vulcanico e sulle sue ripercussioni nel Mediterraneo nonostante al momento il fenomeno sembri di natura tettonica.
La situazione attuale a Santorini
Santorini, isola vulcanica del Mar Egeo, è una delle aree della Grecia sismicamente più attive. La sua storia geologica è caratterizzata da eventi sismici e vulcanici di grande rilevanza tra cui la devastante eruzione minoica del 1613 a.C.
A partire dal 27 gennaio 2025, la regione è stata colpita da uno sciame sismico significativo, inizialmente caratterizzato da eventi di magnitudo inferiore a 3. Dal 29 gennaio la magnitudo delle scosse è aumentata progressivamente, culminando in un terremoto di magnitudo 5.2 verificatosi il 3 febbraio.
Successivamente, sono stati registrati oltre 1.028 terremoti con magnitudo superiore a 2. Di questi, 90 eventi hanno avuto una magnitudo compresa tra 4.0 e 4.9, mentre 3 hanno superato il valore di 5.0. La profondità degli eventi varia tra i 2 e i 35 km, anche se la maggioranza semba essere localizzata attorno ai 10 km di profondità.
L’area interessata dallo sciame sismico si trova lungo la faglia Santorini-Amorgos, una struttura tettonica nota per aver generato in passato terremoti distruttivi. Il più violento di questi si è verificato il 9 luglio 1956 con una magnitudo di 7.1, causando danni diffusi e un potente tsunami.
Le autorità greche stanno monitorando attentamente la situazione e hanno adottato misure precauzionali per mitigare i rischi. Tra queste: la chiusura delle scuole, la limitazione del traffico nelle zone a rischio e la predisposizione di rifugi temporanei. Nonostante le rassicurazioni degli esperti sulla natura prevalentemente tettonica degli eventi, la popolazione locale continua a vivere nell’incertezza. Le immagini satellitari hanno evidenziato deformazioni nella caldera di Santorini, suggerendo che il vulcano potrebbe trovarsi in una fase di instabilità. Tuttavia, al momento, non vi sono segnali chiari di un’imminente eruzione.
Il rischio tsunami e le conseguenze per il Mediterraneo
La crisi sismica in corso ha sollevato preoccupazioni anche nei Paesi che si affacciano nel Mediterraneo orientale. Israele ha già dichiarato un’allerta preventiva, temendo che un’eventuale frana sottomarina o un crollo della caldera possa generare onde anomale. Al tempo stesso, l’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV) italiano sta valutando gli effetti potenziali di un’onda anomala sulle coste della Sicilia e della Calabria. Tuttavia, la presenza della penisola ellenica e di isole come Creta potrebbe ridurre significativamente l’impatto di un eventuale tsunami sulle coste siciliane e calabresi.
Escluso il legame tra i terremoti di Santorini e quelli delle Eolie
Negli stessi giorni in cui Santorini ha registrato il suo sciame sismico, anche l’arcipelago delle Eolie è stato interessato da una serie di scosse. La più forte, di magnitudo 4.8, ha allarmato la popolazione, ma non ha causato danni significativi. Alcuni si sono chiesti se i due fenomeni possano essere collegati.
Secondo gli esperti dell’Istituto Nazionale di Geofisica e Vulcanologia (INGV), non esiste un legame diretto tra le due crisi sismiche. Santorini e le Eolie si trovano a circa mille chilometri di distanza e appartengono a contesti geologici differenti. Mentre Santorini si trova lungo il margine tra la placca africana e la microplacca dell’Egeo, le Eolie sono influenzate da sistemi di faglie locali nel basso Tirreno. L’attività sismica delle Eolie rientra nei normali fenomeni di una regione geologicamente attiva. La coincidenza temporale tra i due sciami sismici è quindi casuale e non derivante da un fenomeno di causa-effetto.
Monitoraggio e previsioni
L’osservatorio vulcanologico di Santorini ha incrementato la sorveglianza, intensificando il monitoraggio dei gas emessi dalle fumarole e delle variazioni termiche nelle acque termali dell’isola. I dati preliminari mostrano un lieve aumento delle emissioni di anidride solforosa, un possibile segnale di maggiore attività magmatica. Inoltre, i sismologi stanno analizzando i modelli di propagazione delle onde sismiche per individuare eventuali movimenti di magma in profondità.
La situazione a Santorini rimane delicata e sotto stretta osservazione. Sebbene al momento non ci siano segnali inequivocabili di un’eruzione imminente, la possibilità di forti scosse sismiche persiste e non è esclusa l’eventualità di un evento vulcanico nel medio-lungo termine. Il modello di pericolosità sismica per la Grecia mostra un rischio elevato su tutto il territorio nazionale. Nel frattempo, le autorità locali stanno facendo il possibile per mitigare i rischi e proteggere la popolazione.
Foto Fonte in Evidenza: Ap Petros Giannakouris
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