Scontro di perizie davanti al gip del Tribunale di Rimini, Vinicio Cantarini, nel corso dell’incidente probatorio sui cellulari di Louis Dassilva, il senegalese 34enne unico indiziato per l’omicidio di Pierina Paganelli. L’udienza verteva sulle analisi dei dispositivi elettronici: un cellulare Samsung e un iPhone entrambi in uso all’indagato e con utenze differenti, quattro orologi e due laptop. Il tutto, alla ricerca di riferimenti specifici legati alla sera del 3 ottobre 2023. Quella sera l’indagato ha fatto registrare un’attività dell’app Salute fino alle 21.46, per poi riprendere alle 22.38 con 15 passi. Nel mezzo, il nulla. Solo una breve attività di sistema del secondo cellulare alle 22.16 (alle 22.17 per la procura Dassilva sarebbe transitato al di sotto della cam3 della farmacia).
Il punto nodale è quanto registrato da uno dei telefonini alle 22.16 quando, secondo le ricostruzioni degli inquirenti, Pierina veniva aggredita e uccisa nel garage di via del Ciclamino. Secondo le perizie dell’accusa a quell’ora lo smartphone di Dassilva ha un’attività che sarebbe stata generata automaticamente dal device mentre, per la difesa, si tratterebbe di una vera e propria interazione dell’utente. Per questo è stata chiesta un’ulteriore perizia, nell’udienza che si terrà il 14 marzo insieme a quella sui dna rinvenuti sul luogo del delitto, per approfondire la natura della registrazione fatta dal cellulare.
VIDEO | I cellulari di Dassilva sotto la lente dei periti per capire cosa faceva al momento del delitto
“Un punto interessante per la difesa – ha spiegato l’avvocato Andrea Guidi, difensore dell’indagato – è che alla 22.16, per il nostro consulente, non c’è stata un’attività automatica sul cellulare del nostro assistito ma è stato proprio Dassilva che ha interagito col telefonino. A seguito di quanto emerso, è stata disposta un’integrazione della perizia per capire esattamente cosa sia successo”.
Per la Procura, quindi, rimante il “buco” nei momenti in cui Pierina Paganelli è stata assassinata ma, come spiega l’avvocato Riario Fabbri, legale di Dassilva, “Vedremo se al termine di questo incidente probatorio il ‘buco’ rimarrà tale oppure se vi saranno delle riduzioni che potranno spiegare meglio cosa è tacciabile e cosa no. L’integrazione deve andare ad approfondire il dato delle 22.16”. Su questo aspetto il perito della difesa, Luigi Nicotera, ha spiegato che “ci sono dei registri tecnici che analizzano tutta l’attività dei cellulari, sia manuale che automatica, e secondo noi le varie stringhe devono essere ulteriormente approfondite proprio per ricostruire tutto il comportamento. La partita è ancora aperta e, proprio per questo, il giudice ha deciso per l’integrazione ai quali i periti dovranno rispondere”.
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“Il giudice ha disposto un’integrazione alla perizia sui cellulari che comprenderà anche la copia informatica del dispositivo effettuata nella fase di indagine – ha spiegato l’avvocato Marco Lunedei, legale dei figli di Pierina Paganelli – che, al momento, non è stata vagliata dal perito”. “Il punto centrale, quello delle 22.16, il perito è stato abbastanza deciso a nel ritenerla un report automatico del dispositivo – ha aggiunto l’avvocato Monica Lunedei – motivando il tutto con una perizia di 60 pagine. Ulteriori approfondimenti verranno fatti anche sulla copia del sistema operativo dello smartphone di Dassilva fatta dagli inquirenti all’indomani del delitto consegnato spontaneamente dall’indagato agli inquirenti”.
“Nel corso dell’udienza – ha aggiunto Davide Barzan, consulente dello Studio Barzan che assiste Manuela e Loris Bianchi – abbiamo fatto delle eccezioni preliminari, che sono state accolte, in merito all’utilizzabilità della prima copia forense del cellulare di Dassilva. L’integrazione alla perizia odierna è stata chiesta in quanto anche secondo i nostri i file del cellulare di Dassilva indicano che non ci sono iterazioni fisiche tra l’indagato e lo smartphone e che si tratti di un evento automatico del sistema”.
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