Corte dell’Aja, Almasri: Errore in 6 Giorni, Tre Domande Politiche Irresolve!


In un periodo in cui il multilateralismo internazionale attraversa un’intensa crisi, poche entità sopravvivono come testimonianza dell’antica aspirazione a una globalizzazione dei diritti. La Corte Penale Internazionale (CPI) rappresenta uno di questi baluardi, simboleggiando la volontà dei paesi membri di accettare il giudizio di tale istituzione in casi di gravi crimini. Tuttavia, esiste il rischio che la CPI possa trasformarsi in uno strumento di grande confusione in un contesto già complesso, e potrebbe involontariamente divenire uno strumento per affrontare indirettamente questioni di vasta portata. Ad esempio, il mandato di arresto emesso contro il presunto torturatore libico Almasri, originariamente approvato il 18 gennaio 2025 nonostante il voto contrario di una giudice messicana, conteneva errori formali non specificati. Il mandato è stato corretto e riemesso il 25 dello stesso mese.

È sorprendente notare come un’istituzione così cruciale possa fare un errore nell’emissione di un mandato di arresto e richiedere più di una settimana per correggerlo. Questo dettaglio è stato chiaramente documentato dalla Corte, rendendo l’errore indiscutibile. Chiunque abbia familiarità con il diritto e le procedure legali, così come gli appassionati di legal thriller, sa quanto sia cruciale la tempestività di un arresto; un errore formale in un mandato può essere fatale, permettendo potenzialmente a un criminale di fuggire a causa di un’incongruenza minima, causando grande frustrazione per il mancato adempimento corretto delle procedure. È altrettanto grave che tale errore sia stato identificato e corretto solo una settimana dopo, compromettendo seriamente l’efficacia del mandato.

In questa particolare vicenda, l’immagine già negativa della CPI, che essa stessa lamenta nei suoi documenti ufficiali, si complica ulteriormente. Una settimana prima del 25 gennaio, quando si sono verificati gli eventi chiave, il torturatore libico si trovava in Germania, e l’errore è stato corretto proprio nel giorno del suo arrivo in Italia. Le coincidenze sono parte della vita, ma credere ciecamente in esse richiede una fede ben più grande rispetto al porsi domande e cercare risposte concrete.

Le domande da porsi sono molteplici: quali misure interne ha adottato la CPI di fronte a un errore così grave? È stato seguito un processo corretto per l’emissione del mandato di arresto, o ci sono stati ritardi o accelerazioni nella procedura, e chi ne è stato responsabile? Cosa avrebbe fatto la Germania se il mandato di arresto fosse stato emesso mentre Almasri si trovava sul suo territorio?

In questa vicenda, i tempi sono cruciali, ma è ancora più importante il modo in cui le decisioni di un organo internazionale influenzano gli interessi nazionali dei paesi chiamati ad applicare tali decisioni. Molti politici sono stati oggetto di mandati di arresto da parte della CPI, e diversi paesi hanno scelto di agire o meno, spesso utilizzando sotterfugi legati a dinamiche interne. È importante sottolineare che i giudici della CPI non sono magistrati nel senso tradizionale del termine nei nostri sistemi nazionali. Sono giuristi nominati dai paesi membri e operano in modo rotativo a seconda delle necessità. Non hanno partecipato a concorsi pubblici e non sono inseriti in un sistema statale tradizionale; sono piuttosto una proiezione diretta dei paesi di appartenenza.

Questo non facilita la trasparenza e l’indipendenza di giudizio necessarie per dissipare dubbi che non riguardano il merito del caso specifico, ma piuttosto la gestione opaca dei procedimenti interni e il fatto che il ritardo nell’emissione del mandato di arresto abbia messo il nostro paese in una posizione di evidente difficoltà. In un contesto di politica internazionale, non è trascurabile avere un peso e un ruolo tali da essere rispettati e trattati alla pari con gli altri. Le spiegazioni richieste riguardano il perché di tempistiche così discutibili. Sarà poi il Governo a dover fornire chiarimenti, se non vincolato da segreto, su come si sono svolti i fatti.

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