Crisi ortofrutticola: boom di importazioni extra-UE e produzione italiana in affanno
L’Italia sta affrontando un momento critico nel settore ortofrutticolo, con un aumento significativo delle importazioni di frutta e verdura, soprattutto da Paesi extra-UE.
Secondo un’analisi Coldiretti sui dati ISTAT, nel 2024 l’import di ortofrutta fresca e trasformata ha registrato una crescita del 12%, raggiungendo un valore complessivo di 3,5 miliardi di euro. Questo fenomeno solleva preoccupazioni sulla sicurezza alimentare e sulla sostenibilità della produzione nazionale.
Foto di: OmniTrattore.it
Crisi ortofrutticola: boom di importazioni extra-UE e produzione italiana in affanno
L’Italia e i suoi primati a rischio
Il settore ortofrutticolo italiano vale oltre 17 miliardi di euro annui, vantando primati europei nell’export di kiwi, uva da tavola e conserve di pomodoro. Tuttavia, nonostante questi successi, la produzione nazionale fatica a reggere il confronto con la concorrenza internazionale, costringendo il Paese a incrementare le importazioni. I dati ISTAT confermano un trend di crescita generalizzato per tutto il comparto, con un incremento medio dell’11,22% nelle importazioni.
Le cause della crisi: clima e normative restrittive
Il problema principale è il calo della produzione interna, influenzato da fattori climatici avversi e dall’aumento delle fitopatie. Secondo Coldiretti, negli ultimi 15 anni sono andati persi 200.000 ettari di frutteti, portando la superficie coltivata sotto i 500.000 ettari. Inoltre, la riduzione dell’uso di fitofarmaci in Italia, sceso del 50% negli ultimi 30 anni, ha reso difficile la protezione delle colture rispetto ai competitor europei.
Categoria | Gen/Ott 2023 (Mld €) | Gen/Ott 2024 (Mld €) | Var. % Gen-Ott 23/24 |
Ortaggi freschi | 1,9 | 2,2 | 10,73% |
Frutta fresca | 3,2 | 3,6 | 11,64% |
Ortofrutticoli trasformati | 1,6 | 1,8 | 11,01% |
Totale ortofrutticoli e trasformati | 6,8 | 7,5 | 11,22% |
Ettore prandini, presidente di coldiretti, sottolinea l’urgenza di un potenziamento produttivo delle colture nazionali.
Il problema numero uno oggi è incrementare la produzione, ancora prima di pensare alla vendita. è fondamentale armonizzare le normative sull’uso di fitosanitari a livello europeo per garantire agli agricoltori italiani le stesse condizioni di mercato dei colleghi stranieri.
Dati preoccupanti per il settore
Confagricoltura ha diffuso dati allarmanti sull’ultima campagna ortofrutticola. La produzione di nocciole è diminuita del 50% rispetto al potenziale produttivo. Il pomodoro da industria nel nord italia ha subito un calo del 15%, nonostante un aumento delle superfici coltivate del 7%.
La produzione di agrumi ha registrato una riduzione tra il 20% e il 35%, Con problemi di calibro ridotto per le arance.
A livello quinquennale, si evidenzia una riduzione del 23% delle superfici coltivate a pere, dell’11% a pesche e del 7% per albicocche e kiwi.
Massimiliano giansanti, Presidente di confagricoltura, evidenzia come il cambiamento climatico sia tra le principali cause della crisi.
L’aumento degli scarti, i costi di produzione più elevati e la necessità di irrigazione d’emergenza rendono sempre più difficile per gli agricoltori italiani competere sul mercato. Serve una revisione del green deal e un rafforzamento dei controlli alle frontiere per garantire parità di condizioni tra i produttori.
La richiesta di una moratoria sull’eliminazione dei fitofarmaci
Agrofarma segnala che in Italia oggi sono disponibili circa 300 sostanze attive per la protezione delle colture, il 75% in meno rispetto a 30 anni fa. Solo l’1% degli agrofarmaci approvati prima del 2000 è ancora disponibile, e nei prossimi tre anni circa 30 principi attivi rischiano di essere revocati.
Raffaele drei, presidente di fedagripesca confcooperative, ha lanciato un appello alla ue chiedendo una moratoria di cinque anni sulla revoca delle sostanze attive necessarie per proteggere la produzione ortofrutticola.
Per garantire gli attuali livelli produttivi, serve un’inversione di tendenza nel processo di eliminazione delle sostanze fitosanitarie. Senza strumenti adeguati, la competitività delle aziende agricole italiane sarà sempre più compromessa.
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