Le coppie riescono a risparmiare, in 25 anni di spese condivise, fino a 169.194 euro (che diventano fino a 240 mila se saggiamente investiti)
Nel 2022 era stata presentata una proposta di legge per introdurre un credito fiscale del 20% a chi avesse deciso di sposarsi (in Chiesa). La proposta è rimasta tale ma forse di argomenti per convincere gli individui a fare coppia ce ne sono di più efficaci (e meno onerosi pe le casse dello Stato). Convivere consente di dividere le spese e dunque risparmiare, in 25 anni fino a 240 mila euro. Al contrario, sobbarcarsi tutte i costi di casa, trasporti, svago e alimentari comporta un esborso di oltre 560 euro al mese.
I calcoli li ha fatti Moneyfarm, società di consulenza finanziaria con approccio digitale e dimostrano che l’indipendenza costa cara. Eppure gli italiani che vivono da soli continuano ad aumentare: sono 8,846 milioni, secondo Istat https://www.istat.it/wp-content/uploads/2024/11/Statistica-report-Nuclei-familiari-1.pdf?utm_source). Single impenitenti, separati e vedovi che non si sono mai risposati rappresentano il 15% della popolazione italiana, e circa un terzo delle 26 milioni di famiglie totali. Una percentuale destinata a crescere anche nel futuro, per l’effetto combinato della crisi economica e dell’invecchiamento della popolazione (che fa aumentare anche i vedovi).
«Quello che emerge dall’analisi – dice al Corrierre.it Davide Cominardi, Investment Consultant Manager di Moneyfarm – è che la solitudine è una scelta che può avere conseguenze importanti anche dal punto di vista economico. La vita di coppia, al contrario, consente di ammortizzare diverse voci di spesa, con un risparmio che aumenta al crescere del periodo di vita insieme. E che diventa particolarmente efficiente se accompagnato da un piano di investimenti. In un periodo segnato da incertezze globali come quelle degli ultimi anni, riuscire a mettere da parte dei risparmi è diventato un passo fondamentale per garantirsi una certa tranquillità personale di fronte agli imprevisti della vita».
Identikit dei single italiani
Nel 2023 le famiglie composte da una sola persona sono il 34,4% del totale, con punte del 36% circa nel nord-ovest e nell’Italia centrale, mentre al sud si scende al 30,5%. A livello anagrafico, quasi una persona sola su due (47%) ha più di 65 anni: ben 4,1 milioni di anziani soli, di cui oltre la metà (54%) sono vedovi. Una persona sola su tre (32%) ha tra i 45 e i 64 anni, mentre solo una su cinque (21%) ha meno di 45 anni.
Se si guarda allo stato civile, la maggioranza delle persone sole (41%) è “single da sempre”, cioè non si è mai sposata: si tratta di oltre 3,6 milioni di individui, dai 3,3 milioni censiti nel 2022. Sotto i 45 anni gli uomini single impenitenti (12%) sono il doppio rispetto alle coetanee donne (6%), ma questo rapporto si riequilibra con il passare degli anni fino a invertirsi leggermente sopra i 65 anni, con le nubili al 4% e i celibi al 3%. Naturalmente questa è la fotografia attuale e, considerando l’aumento dei matrimoni celebrati oltre i 40 e i 50 anni, alcuni dei single più giovani potranno in futuro sposarsi.
I vedovi rappresentano il 35% delle “persone sole” (in calo rispetto al 37% del 2022), per un totale di 3.079.000 di italiani, in netta prevalenza donne over 65 per via della maggior longevità femminile, unita all’età media più bassa delle spose.
Il restante 24% degli italiani soli, infine, è rappresentato dai separati che non si sono più risposati: questa categoria comprende 2.126.000 persone, in aumento rispetto alle 1.945.000 del 2022, per lo più uomini tra i 45 e i 64 anni, che rappresentano l’8% del totale delle persone sole, contro il 6% delle coetanee.
Vivere da soli è un lusso: il costo dell’indipendenza
Stare da soli porta il vantaggio della libertà e dell’autodeterminazione, ma richiede un maggior potere di acquisto agli individui. Per calcolare quanto pesi essere single sul bilancio a fine mese, Moneyfarm ha stimato prima l’ammontare delle spese sostenute da chi vive da solo, per poi confrontarlo con quello di una famiglia composta da due persone.
Complici i livelli elevati di inflazione registrati negli ultimi anni, la spesa media mensile per chi vive da solo è passata dai 1.796 euro del 2021 ai 1.972 euro del 2023, con un minimo di 1.825 euro per gli over 65 e un massimo di 2.156 euro per chi è in età da lavoro, tra i 35 e i 64 anni. Cifre decisamente superiori rispetto a quelle stimate per una coppia, che affronta costi mensili pari a 2.816 euro, quindi, nell’ipotesi di suddivisione equa delle spese tra i due partner, 1.408 euro a testa. Mantenere la propria autonomia, vivendo da soli, può essere considerato quasi un lusso: secondo i calcoli di Moneyfarm, i single spendono circa 564 euro al mese in più rispetto a chi convive.
Casa, svago, ristoranti, spesa: tutte le voci per cui stare in coppia è conveniente
Analizzando i dati Istat, si notano alcune voci di spesa per cui la differenza tra single e coppie è più marcata. Anzitutto per vivere in due non serve un appartamento grande il doppio, per cui è inevitabile che la spesa per abitazione e utenze pesi molto di più sul bilancio dei single, con una differenza di ben 345 euro in più al mese (+65%). Se si sommano anche le spese destinate a mobili ed altri servizi per la casa, chi vive in due spende mediamente 587 euro a testa al mese, contro i 949 euro di chi vive da solo.
Avere un partner, però, conviene anche quando si va in vacanza o a cena fuori. È l’effetto “dessert con due cucchiaini” che permette a una coppia di spendere “solo” 71 euro al mese per alberghi e ristoranti. Al contrario, per la pizza con gli amici o una camera in hotel, i single devono mettere in conto 100 euro al mese, e cioè 29 euro in più (+41%).
Per quanto riguarda i generi alimentari, bisogna tenere presente che il costo al chilo aumenta al diminuire della quantità acquistata, penalizzando i single: per cibo e bevande, chi vive solo spende in media ben 337 euro al mese, contro i 266 euro a testa di chi convive, con un maggior costo di 71 euro (+27%). Per le spese “indivisibili”, cioè legate alla persona, invece, il costo mensile non varia sensibilmente: ad esempio i single devono sostenere spese per trasporti e servizi sanitari superiori di appena, rispettivamente, il 6% e il 15% rispetto a chi è in coppia.
Quanto è (più) ricco il conto delle coppie rispetto ai single
In base ai calcoli di cui sopra, per chi convive la quota di reddito risparmiato è ovviamente più sostanziosa e il risparmio aumenta al crescere del periodo di convivenza. Così, prima si va a convivere, maggiori sono i “consumi da single” che vengono evitati e più aumentano, di conseguenza, i risparmi. Moneyfarm ha calcolato quanto avrebbero messo da parte, al compimento dei 50 anni, tre persone che avessero deciso di andare a convivere in età diverse e di dividere a metà le spese con il proprio partner. I risultati sono incredibili: chi inizia a convivere a 45 anni, a 50 anni avrà risparmiato 33.839 euro. Chi mette su casa con il partner a 35, a 50 avrà un gruzzolo di 101.516 euro e chi parte a 25 anni, si ritroverà ben 169.194 euro di risparmi.
Se poi i 564 euro risparmiati ogni mese venissero investiti, le cifre aumenterebbero sostanziosamente. Ovvero per la prima categoria tra 34.889 euro e 36.850 (in base al grado di rischia del portafoglio); per i secondi tra 105.533 euro e 122.679 euro e per l’ultima fascia, anche grazie all’interesse cumulato negli anni, tra i 182.227 e i 240.268 euro.
Insomma, stare insieme, rende più ricchi. Nell’anima e nel portafoglio.
11 febbraio 2025
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