Il Public affairs è la vera arena in cui le imprese competono

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Il settore finance-insurance è in forte fermento ed evoluzione con integrazioni di servizi affini e attivazione di nuovi. Ne abbiamo parlato con Stefano Genovese, Head of Institutional & Public Affairs di Unipol.

Qual è la visione di Unipol sul futuro?

Il fermento nel settore finanziario viene normalmente attribuito al ‘risiko bancario’, ma questa attenzione mediatica sugli aspetti societari, sulle aggregazioni, sul controllo dei poli bancari, non deve far trascurare il più vasto e pervasivo fermento sui profili industriali, tecnologici e commerciali: le nuove tecnologie stanno trasformando il rapporto con il cliente delle grandi aziende retail come la nostra.

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Emergono nuovi bisogni, i clienti si attendono una customer experience allineata allo stato dell’arte in termini di accessibilità, velocità e affidabilità. Il prossimo piano industriale di Unipol sarà presentato in primavera, ma già nel triennio 22-24 il piano ‘Opening New Ways’ ha ampliato il posizionamento oltre il perimetro assicurativo, aprendo nuove strade negli ecosistemi Mobility, Welfare e Property.

Come assicuratori siamo convinti che il concetto di ‘prevenzione’ debba essere adottato su più vasta scala nelle grandi partite della protezione sociale.

Come rilevato dal Think Tank ‘Welfare, Italia’, la cui nascita è stata promossa da Unipol ormai oltre tredici anni fa, ogni euro investito in prevenzione – checkup periodici, screening, stili di vita sani – genera un ritorno di 14 euro sulla filiera socio-assistenziale. Potrebbe essere una grande leva per il risparmio e gli investimenti in sanità. Tuttavia, ad oggi solo l’8% della spesa sanitaria pubblica è destinata alla prevenzione.

La tecnologia ha aperto nuove frontiere anche nel vostro settore. Nel 2022 avete lanciato l’Urban mobility council. Qual è la sua funzione?

Unipol è leader in Italia nell’RC auto. Da sempre investe nella tecnologia come leva di innovazione: per prima ha introdotto la telematica di bordo a fini assicurativi, installando dispositivi di rilevazione dati in più di 4 milioni di auto assicurate con noi.

Negli ultimi anni Unipol si è evoluta da compagnia esclusivamente assicurativa in un partner lungo tutto il ciclo di vita della mobilità, dal noleggio a lungo termine, ai pagamenti dei pedaggi e parcheggi, alla gestione delle riparazioni e manutenzioni.

Il settore della mobilità è uno dei settori industriali maggiormente impattanti dalle trasformazioni indotte dalla transizione ecologica. Senza la pretesa di voler dipanare problemi di rilevanza sistemica, ma con lo scopo di ospitare e animare un dibattito tra i tanti player delle nuove forme di mobilità, da oltre tre anni sosteniamo le attività del Think Tank ‘The urban mobility council’ (Tumc).

Con un approccio non ideologico e basato sui dati, il Tumc ha sviluppato molte delle sue analisi e proposte a partire dai dati raccolti con le black box.

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Una tecnologia innovativa che, nata per ricostruire le dinamiche dei sinistri, si è evoluta in uno strumento utile alla transizione ecologica: attraverso il monitoraggio delle emissioni, dei consumi e dei comportamenti dei singoli autoveicoli e non più di una classe Euro astratta, la telematica di bordo può offrire vantaggi nella gestione dei flussi di traffico e accessi nelle aree verdi delle città o per la pianificazione più puntuale delle zone a velocità limitata.

Molte trasformazioni derivano anche dalle nuove regole, basti pensare a Basilea III e al cosiddetto Danish Compromise.

Talvolta si tende a considerare il quadro normativo e regolatorio quasi come un elemento ‘dato’, un recinto immutabile entro cui le imprese competono tra di loro con le proprie leve industriali, commerciali, tecnologiche. Si tratta invece di uno dei tanti terreni su cui si esercitano i rapporti di forza tra gli operatori economici e, ancor più in una prospettiva geopolitica europea, tra Stati sovrani.

Ed è il motivo per cui nelle grandi aziende l’attività di Public Affairs è considerata una funzione strategica per lo sviluppo e la difesa del business ed è posta a riporto diretto del vertice. Nel settore finanziario un esempio evidente è rappresentato dalla vicenda del c.d. ‘Danish Compromise’, una misura regolamentare europea che permette alle banche con partecipazioni in imprese assicurative di ridurre l’assorbimento di capitale regolamentare.

Nato per difendere provvisoriamente interessi di qualche Stato e suoi operatori bancari, oggi è divenuto permanente con Basilea III, ma siccome i suoi benefici non sono simmetricamente riconosciuti anche alle assicurazioni che detengono quote di partecipazioni in banche, esso di fatto altera la competizione nel settore finanziario, come testimonia la cronaca degli ultimi mesi, con spinte al consolidamento e alla creazione, in Italia e Ue, di gruppi finanziari sempre più diversificati.

In merito al rapporto con le istituzioni, Unipol è iscritta al registro dei rappresentanti di interessi della Camera. Non è vincolante e non tutte le aziende lo fanno. Perché questa vostra scelta?

Da anni monitoriamo regolarmente la nostra reputazione presso la popolazione italiana, i clienti, i decisori pubblici e gli opinion maker: il Gruppo Unipol è stabilmente riconosciuto come una delle grandi istituzioni finanziarie del Paese, con l’indice di reputazione più alto nel settore.

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Ciò induce ad adottare un ‘passo’ adeguato, nel solco delle regole scritte e non scritte della diplomazia istituzionale, per potersi relazionare con le istituzioni pubbliche su un piano di eguale rispetto e riconoscimento.

La nostra iscrizione al registro dei rappresentanti degli interessi della Camera, del Senato e al registro della Commissione europea per tutte le istituzioni comunitarie, fa parte di questo approccio trasparente e professionale. D’altra parte, la dimensione dei Public Affairs è una vera e propria arena competitiva, per guadagnare una qualche influenza sui processi decisionali.

A differenza dei rappresentanti di categorie professionali più numerose e molto diffuse nella società, portatrici anche di consenso elettorale oltre che di interessi, le grandi aziende possono trovare spazio in questa arena competitiva soprattutto portando competenza e qualità di analisi, offrendo ai decisori una visione valida sulle poste in gioco e sugli impatti della legislazione.

Per questo motivo continuiamo a investire in competenze, formazione e coinvolgimento delle aree di business all’interno dell’azienda. Stiamo anche consolidando la nostra presenza a Bruxelles con l’apertura di una nostra sede per l’attività di Public Affairs nei confronti delle istituzioni europee, sempre più centrali nella produzione normativa per il settore assicurativo e finanziario.

Stefano Genovese

Avvocato, ha conseguito il diploma MBA Executive Master in Business administration alla Luiss Business School. È Head of Institutional & Public Affairs di Unipol. È stato ricercatore di ruolo al Censis; direttore di Confindustria-AssoBirra e ha rappresentato il settore birrario italiano a Bruxelles in The Brewers of Europe; è stato direttore delle relazioni esterne di Confagricoltura.

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