Intervista a Mario Trinchera: Quantum Financial System

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Quando nel 2023 ho pubblicato Sovranità, debito e moneta. Dal Quantum Financial System al Nuovo ordine Multipolare, il tema era ancora sconosciuto al grande pubblico. Circolavano post e articoli di dubbia provenienza e affidabilità, perlopiù pubblicati all’interno di quella che molti hanno definito “contro-informazione”. Il tema poi è cominciato ad affiorare anche sui principali quotidiani, come ad esempio Il Sole 24 Ore. Ciò nonostante, per la maggior parte delle persone è rimasto sconosciuto o al più considerato una fake news.

Sul Quantum Financial System (QFS) sono state dette molte cose inesatte. Alcuni lo hanno definito una moneta, altri una crypto, altri ancora un sistema energetico-spirituale, portato sulla Terra da forze aliene, con cui si verrebbe a inaugurare una nuova età dell’oro. Ma il QFS non è nulla di tutto questo. Anzi, a rigor di logica, date le ingenti risorse destinate allo sviluppo di queste tecnologie altamente dirompenti, è molto più verosimile che queste possano condurre verso un maggiore accentramento del potere, anziché apportare un migliore equilibrio internazionale.

Ricordo che, qualche mese fa, Herman Arthur, senior fellow e direttore della Quantum Alliance Initiative dell’Hudson Institute, equiparava i progetti di ricerca e sviluppo della tecnologia quantistica al Manhattan Project! La tecnologia di per sé è neutrale. Tutto dipende dalle intenzioni dei policy-maker e dalla libertà con cui operano le loro scelte. USA e Cina sono i leader indiscussi in tale ambito. È chiaro che una politica distensiva tra le due potenze sarà decisiva per il futuro.

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Il 24 e 25 settembre 2024, si è tenuto presso la Banca d’Italia un seminario dal titolo: Building a quantum safe financial system: what role for authorities and for the private sector?. Questo seminario offre l’ennesima prova che la tecnologia quantistica esiste e che le sue applicazioni sono moltissime e spaziano dal settore economico e finanziario a quello della difesa.

Che cosa sono il quantum financial system, il quantum computing, l’internet quantistico e la supremazia quantistica? I computer quantistici esistono veramente? Che impatto avranno sul futuro prossimo? A che punto siamo con l’implementazione di tali tecnologie?

Ne abbiamo parlato con Mario Trinchera, ingegnere informatico presso ABI LAB, «il Centro di Ricerca e Innovazione per la Banca promosso dall’ABI (L’Associazione Bancaria Italiana) allo scopo di creare un contesto di incontro e confronto tra le banche e i partner ICT ed energy». Laureato in Ingegneria Informatica presso l’Università di Napoli “Federico II”, ha una lunga esperienza nel settore della Difesa dove, tra le fila di Leonardo e altre aziende del gruppo, ha contribuito significativamente in diversi noti progetti internazionali, soprattutto in ambito Navale.

Da professionista, ha svolto continuativamente attività di consulenza per importanti aziende, tra cui BV Tech, Galileo e Ferrovie dello Stato. A partire dal 2014 ha conseguito le maggiori certificazioni internazionali in ambito security (tra cui la CISSP) e dal 2017 è il coordinatore tecnico del CERTFin, il CERT Finanziario Italiano, la cui mission è aumentare la capacità di cyber resilience dell’intero settore finanziario. Le attività di cui si occupa spaziano dall’analisi su attacchi informatici e modelli di frode alla gestione delle emergenze derivanti da incidenti cyber. Inoltre, partecipa stabilmente a numerosi tavoli di lavoro internazionali (fra cui EBF, ENISA, EPC, G7, QSFF) su temi di cybersecurity in ambito finance.

Che cosa è il Quantum Computing? In cosa differisce dai sistemi attuali?

Il Quantum Computing rappresenta un paradigma di calcolo profondamente diverso da quello tradizionale. Mentre quest’ultimo si basa sull’unità informativa del bit, l’elaborazione quantistica si fonda sull’unità del qubit. La differenza risiede nel fatto che, mentre il bit può assumere esclusivamente i valori 0 e 1, il qubit può assumere simultaneamente entrambi i valori, grazie alle proprietà della meccanica quantistica su cui è fondata questo tipo di computazione.

Questa caratteristica dota i computer quantistici di una capacità di calcolo parallelo estremamente superiore rispetto ai computer classici, permettendo di risolvere specifiche classi di problemi in modo estremamente più rapido ed efficiente.

In tali classi rientrano anche i problemi su cui si basano gli attuali sistemi di cifratura, la cui sicurezza potrebbe essere compromessa dall’avvento dei computer quantistici. Infatti, mentre un computer classico, pur conoscendo il metodo di risoluzione, impiegherebbe decine di anni nel calcolo, un computer quantistico potrebbe completarlo in poche ore o addirittura minuti.

Questa grande differenza nella capacità di calcolo è chiamata “Quantum Advantage” e rappresenta i benefici derivanti dall’affrontare un problema con un QC piuttosto che con un computer tradizionale.
Inoltre, esistono classi di problemi impossibili da risolvere per un computer classico, ovvero quei problemi per i quali non è noto un metodo di risoluzione applicabile al paradigma di calcolo tradizionale. In linea teorica, invece, un sottoinsieme di questi problemi può essere risolto da un QC (in questo caso di parla di “Quantum Supremacy”).

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Rimane un altro sottoinsieme di problemi, complementare ai primi, che non può essere risolto neanche con un QC ed è su questi problemi che sarà necessario basare i sistemi di cifratura del futuro, al fine di continuare a garantirne l’inviolabilità.

I sistemi quantistici quando saranno operativi? L’Italia a che punto si trova?

Attualmente, non esistono computer quantistici commerciali con un numero di qubit sufficiente a realizzare applicazioni concrete. Il mondo della ricerca non ha ancora identificato quale tra le diverse tecnologie per la realizzazione dei QC risulti la più efficace.

A mio avviso, in questa fase è fondamentale divulgare e sensibilizzare sull’avvento del QC. Da una recente rilevazione nazionale condotta su oltre 100 grandi aziende è emerso che oltre la metà di esse non conosce il tema e meno del 15%, a vario titolo, ha in corso delle sperimentazioni sul calcolo quantistico; la quasi totalità di queste sperimentazioni viene svolta appoggiandosi su piattaforme cloud messe a disposizione dai principali operatori del settore.

Questo accade perché l’installazione on premise di un computer quantistico non è semplice e richiede un ambiente dedicato e il più possibile isolato per evitare che fattori esterni influenzino lo stato dei qubit, compromettendo la computazione. Inoltre, se il processore è basato su superconduttori, l’ambiente dovrà essere mantenuto a una temperatura prossima allo zero assoluto (-273°C), il che rende estremamente complesso collocare un computer quantistico in un ufficio tradizionale.

I sistemi bancari italiano e europeo saranno pronti entro il 2030? Disporranno di un proprio framework quantistico o saranno costretti a migrare su piattaforme USA? O forse BRICS?

Nel mese di settembre Banca d’Italia, nell’ambito della presidenza italiana del G7, ha organizzato un evento internazionale dedicato al QC nel settore finanziario a cui hanno partecipato tutti i principali attori ed esperti.

Diverse banche europee hanno iniziato il processo di preparazione all’inevitabile migrazione che ci attende investendo di conseguenza. Alcune realtà italiane hanno iniziato a investire tempo e risorse nella computazione quantistica e nella progettazione di un possibile processo di preparazione. È importante che all’iniziativa del singolo si affianchi quella di tutto il settore finanziario, che dovrà migrare in maniera sincrona, per evitare problemi di interoperabilità sui diversi sistemi.

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Non esistono al momento “piattaforme” sulle quali ipotizzare una simile migrazione, ma è necessario che l’Europa si attivi per non trovarci a essere esposti a rischi che non potremmo mitigare.

È possibile che possano costituirsi due blocchi contrapposti per lo sviluppo dei computer quantistici, una nuova guerra fredda USA-UE vs Cina-BRICS?

Al momento i maggiori player sono senza dubbio USA e Cina, apparentemente concentrati su ambiti diversi: i primi sull’evoluzione dei QC e delle relative architetture, i secondi su reti e comunicazioni quantistiche. Per dare una dimensione in merito, tutti gli attuali produttori di QC sono americani (IBM, Google, Intel, IonQ, etc.) con la sola eccezione di D-Wave che è canadese, mentre la Cina è, al momento, l’unico Paese ad avere un satellite completamente dedicato alle comunicazioni quantistiche, lanciato in orbita già nel 2016!

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Figura 1 – Nel settembre 2017 il satellite cinese Micius ha consentito di realizzare una comunicazione cifrata intercontinentale tra Pechino e Graz, in Austria, attraverso un sistema di crittografia quantistica basato sulla trasmissione a singolo fotone.

Dunque, mentre i primi potrebbero consolidare un vantaggio nel raggiungimento della Quantum Supremacy, i secondi potrebbero primeggiare nella realizzazione dell’Internet Quantistico, la cui definizione dei nuovi protocolli risulta tutt’altro che semplice.

Difficile prevedere se e quando i traguardi raggiunti progressivamente dalle due principali potenze tecnologiche porteranno a un potenziale conflitto “freddo” e se questo coinvolgerà altri Paesi delle rispettive aree di influenza.



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