La scienza è un gioco da ragazze: parla la rettrice Petrucci

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La scienza e la tecnologia sono per tutti e il contributo femminile è fondamentale per l’innovazione”. Parola di Alessandra Petrucci, rettrice dell’Università di Firenze e donna di scienza. Ingegnera con un dottorato in statistica applicata, fin da bambina Petrucci ha coltivato “la curiosità e la passione per la conoscenza” e oggi, in occasione della Giornata internazionale delle donne e delle ragazze nella scienzaanalizza con Fortune Italia sfide e caratteristiche della generazione dei nativi digitali, con un occhio alle materie Stem (scienza, tecnologia, ingegneria e matematica) e all’equità di genere nei progetti del Pnrr. “C’è ancora molto da fare – dice – ma i segnali sono incoraggianti”.

Quanto la preoccupa il gender gap nelle materie Stem e quali sono i dati nel suo Ateneo?

È una questione che mi sta molto a cuore. Sebbene negli ultimi anni si siano fatti progressi, i dati ci dicono che la presenza femminile in questi ambiti è ancora minoritaria. All’Università di Firenze, in linea con il trend nazionale, le studentesse rappresentano una percentuale ridotta nei corsi di laurea in ingegneria, informatica e fisica, mentre sono più numerose in ambito biologico, medico e farmaceutico. L’obiettivo è ridurre questo divario con azioni mirate, a partire dall’orientamento scolastico fino alle opportunità di carriera.

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Come convincere le studentesse che anche queste sono materie da ragazze?

Il primo passo è abbattere gli stereotipi di genere che condizionano ancora la scelta degli studi e delle professioni. È importante mostrare esempi concreti di donne di successo in ambito Stem e creare un ambiente accademico più inclusivo. All’Università di Firenze stiamo lavorando in questa direzione con programmi di mentoring, borse di studio dedicate e iniziative di sensibilizzazione già nelle scuole superiori. Dobbiamo comunicare chiaramente che la scienza e la tecnologia sono per tutti e che il contributo femminile è fondamentale per l’innovazione.

Quali peculiarità ha questa generazione di studenti cresciuti con i social?

Gli studenti di oggi sono nativi digitali, abituati a un accesso immediato alle informazioni e a una comunicazione rapida e frammentata. Questo ha trasformato il modo in cui apprendono e si relazionano con il mondo, con vantaggi e criticità: da un lato hanno una straordinaria capacità di connessione e aggiornamento continuo, dall’altro rischiano di sviluppare un approccio più superficiale e meno critico alle informazioni.

Un aspetto molto interessante è l’impatto dei social sulla percezione di genere. Alcuni studi dimostrano che le piattaforme digitali possono rafforzare gli stereotipi, perché gli algoritmi tendono a riproporre e amplificare contenuti che confermano pregiudizi esistenti. Ad esempio, le rappresentazioni delle donne nelle professioni Stem restano limitate, mentre la pressione estetica e i ruoli tradizionali vengono spesso enfatizzati. Tuttavia, i social sono anche strumenti potenti di consapevolezza e cambiamento: oggi molte campagne e comunità digitali lavorano per decostruire gli stereotipi e promuovere modelli di ruolo femminili alternativi. Come università, abbiamo il compito di aiutare gli studenti a sviluppare un pensiero critico che li renda consapevoli delle dinamiche digitali e in grado di utilizzarle in modo positivo.

Facciamo un passo indietro. Quando era piccola cosa avrebbe voluto fare da grande?

Fin da piccola ero affascinata dalle scienze esatte e dai fenomeni naturali. Questo interesse mi ha portata a scegliere l’ingegneria civile, specializzandomi in idraulica. Successivamente, il mio percorso si è ampliato con un dottorato in statistica applicata, un ambito che mi ha permesso di approfondire l’analisi dei dati e il loro utilizzo in contesti scientifici e decisionali. Non so se da bambina avrei immaginato questo esatto percorso, ma sicuramente la curiosità e la passione per la conoscenza mi hanno sempre guidata.

L’equità di genere era uno dei requisiti dei partenariati e degli ecosistemi di innovazione finanziati dal Pnrr: come è andata e come sta andando?

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L’inclusione di criteri di equità di genere nei progetti finanziati dal Pnrr è stata una scelta strategica per favorire un cambiamento culturale nel mondo della ricerca e dell’innovazione. Nel nostro ateneo, grazie anche ai partenariati di ricerca come Age-It e agli ecosistemi di innovazione come THE- Tuscany Health Ecosystem, stiamo sviluppando politiche attive per la parità di genere, dall’incremento delle ricercatrici coinvolte nei progetti all’attenzione per la leadership femminile nei gruppi di lavoro. C’è ancora molto da fare, ma i segnali sono incoraggianti: la consapevolezza sta crescendo e sempre più giovani donne stanno cogliendo queste opportunità.

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