“Rama marionetta di Soros”. La destra arruola il guru di Trump per dare la spallata al premier albanese

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MAGA: “Make Albania Great Again”. Dimenticatevi l’accordo con l’Italia sui centri per i migranti, relegato nelle ultime pagine dei giornali locali. Le elezioni incombono sull’Albania, il sindaco di Tirana – uomo vicinissimo ad Edi Rama – è stato arrestato e il maggior partito di opposizione punta a battere il premier socialista giocando la carta del trumpismo: i Democratici, i rivali di Rama guidati dall’ex presidente Sali Berisha, hanno assunto come stratega Chris LaCivita. È il guru di Donald Trump, responsabile della campagna vincente del tycoon negli Stati Uniti: “Rama è una marionetta di Soros”, ha messo subito in chiaro LaCivita. Un bigliettino di presentazione in puro stile sovranista, segno che l’onda MAGA è arrivata nei Balcani.

Le cose non vanno bene per Rama. Mentre si fa spazio tra le opere d’arte, piccole sculture e dipinti pennellati da lui stesso tra una riunione e l’altra, il premier albanese scuote la testa. E non per i protocolli con l’Italia, che Giorgia Meloni, dopo il triplice no arrivato dalla magistratura, vuole cambiare trasformando gli hotspot in Cpr (centri per la permanenza e i rimpatri), anzi. A Rama sta esplodendo il fronte interno.

Prima la Spak, l’organo anti-corruzione, ha accusato il sindaco di Tirana, Erion Veliaj, e l’ha sbattuto in prigione. Poi, il partito democratico di Berisha ha annunciato che il responsabile della campagna del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, Christopher “Chris” LaCivita, guiderà la loro campagna in vista delle elezioni dell’11 maggio.

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Ex marine in Iraq, consulente di un paio di generazioni di repubblicani americani, LaCivita ha giocato un ruolo chiave nella rielezione del presidente Trump a novembre. Chiusa la pratica, ora da Richmond, in Virginia, LaCivita è volato a Tirana per stravolgere la strategia dell’opposizione albanese e disarcionare Rama. “Vogliamo aiutare a eleggere un primo ministro che sia un vero amico degli Stati Uniti e che lavorerà con successo con il presidente Trump e gli Stati Uniti”, ha detto lo stratega americano mentre Berisha sorrideva al suo fianco, in conferenza stampa. Frasi, locuzioni, pose: i democratici albanesi, che qui sono di destra, copiano il tycoon. Il primo affondo anti-Rama di LaCivita non lascia dubbi: “L’attuale primo ministro non è altro che una marionetta di George Soros”.

Associare il rivale al finanziatore ungherese, vero nemico delle destre nell’Europa centrale e nei Balcani occidentali, ha fatto sprizzare di gioia Berisha&co. Tanto che l’ex premier ha ripetuto le stesse parole in Parlamento: “Rama dovrebbe dimettersi, è un burattino di Soros”. L’etichetta di “sorosiano” affibbiata a Rama è già entrata di diritto nel vocabolario dei Democratici albanesi. “Berisha sa che per vincere deve mostrarsi come il più americano dei candidati”, spiegano fonti informate. Dopo aver accolto LaCivita, definito in conferenza come “l’uomo che ha avuto la grande fortuna di parlare alla nazione americana da Mar-a-Lago”, Berisha sa che la strada verso il governo passa da due step decisivi.

Innanzitutto, con le competenze del guru Maga, bisogna assestare un duro colpo elettorale a Rama, soprattutto ora che è in difficoltà per l’arresto del suo uomo a Tirana. Poi, ancor più importante, deve stringere un vero legame con Trump. Già presidente d’Albania negli anni Novanta, poi premier dal 2005 al 2013, nel 2021 Berisha è stato definito “persona non grata” dagli Stati Uniti, per volere dell’amministrazione Biden. L’ex presidente americano l’ha sanzionato, insieme a sua moglie, perché coinvolto in un sistema corruttivo in Albania. Uno schema orchestrato da Rama insieme a Soros, è la spiegazione dell’inner circle democratico. Lo stesso LaCivita non ha dubbi: “Berisha, come Donald Trump, è stato perseguitato dal governo. Sono qui per aiutare, possiamo rendere l’Albania di nuovo grande”.

Nella sede del governo, intanto, Rama perde la pazienza su Instagram (nella sua rubrica quotidiana ieri ha chiuso lo streaming gridando “fuck you”, salvo poi scusarsi). In generale, il socialista che piace ai sovranisti non vuole più sentir parlare di centri in Albania. Rama si è prodigato in aperitivi con la premier Meloni, per il suo compleanno l’ha omaggiata con un velo tradizionale albanese al vertice in Arabia Saudita, l’ha chiamata “amica” durante le trionfali interviste sui media italiani ed europei, è andato ad Atreju per lei, si è inimicato i socialisti europei. E ora rischia di perdere contro chi? I trumpiani d’Albania. 

Rama non ci sta. Pensa al voto, che si avvicina, e molla la presa sulle diatribe sui migranti tra il governo italiano e i giudici. Ad HuffPost viene spiegato che le sue priorità “oggi e nei prossimi mesi saranno ben altre”. “I centri? Non sono temi elettorali – spiegano fonti albanesi – e i sondaggi, che danno Rama ancora in vantaggio, potrebbero cambiare dopo l’arresto del sindaco di Tirana. È considerato il suo numero due”. Le ultime ventiquattr’ore hanno scosso il panorama politico albanese. Per Rama, però, il peggio sembra dover ancora arrivare. L’Albania potrebbe diventare una succursale Maga nei Balcani.



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