La sospensione dei programmi di aiuto internazionale del governo statunitense, una delle prime decisioni prese da Donald Trump dopo l’insediamento, ha innescato un’ondata di incertezza in tutto il mondo, e la Bosnia Erzegovina non fa eccezione
Il blocco degli aiuti, voluto da Trump, riguarda anche l’Agenzia statunitense per lo sviluppo internazionale (USAID), che negli ultimi quattro anni ha stanziato 1,7 miliardi di dollari per i paesi dei Balcani occidentali, di cui più di 400 milioni destinati alla Bosnia Erzegovina.
Stando ai dati diffusi nel 2024 dall’ambasciata statunitense a Sarajevo, dal 1995 gli Stati Uniti hanno investito in Bosnia Erzegovina circa due miliardi di dollari. Solo nel 2024 i finanziamenti destinati alla Bosnia Erzegovina ammontavano a circa 40 milioni di dollari, e negli anni precedenti sfioravano cifre ancora più elevate.
Una parte significativa di queste risorse è stata indirizzata a sostegno dei media indipendenti e investigativi e dei progetti di contrasto alla corruzione. La sospensione degli aiuti esteri statunitensi potrebbe comportare conseguenze negative a lungo termine, compromettendo la tutela dei gruppi vulnerabili, lo sviluppo del giornalismo investigativo e la lotta alla corruzione.
Le ong e i media
In Bosnia Erzegovina, diversi media e organizzazioni della società civile hanno sospeso progetti e attività finora sostenuti dai fondi USAID.
Sono stati bloccati due grandi programmi di Internews e uno del Centro per la promozione della società civile (CPCD) ideati per sostenere i media locali in tutta la Bosnia Erzegovina. Sono a rischio anche molti progetti, già avviati o pianificati, per la lotta alla corruzione e il sostegno al giornalismo investigativo, settori nei quali l’USAID ha finora investito ingenti somme di denaro in Bosnia Erzegovina, come anche in altri paesi della regione.
Alcune organizzazioni mediatiche sono finanziate totalmente o in parte coi fondi USAID. Altre invece, come il Balkan Investigative Reporting Network BiH (BIRN BiH), si trovano in una situazione più favorevole perché, oltre ai progetti targati USAID, ricorrono anche ad altre fonti di finanziamento.
Molti altri media, in particolare quelli locali e indipendenti , affrontano una situazione più complessa. Stando alle informazioni fornite a OBCT dai rappresentanti dei media e delle associazioni di categoria, diverse testate non sono in grado di pagare gli stipendi di febbraio ai propri dipendenti, e alcune sono anche costrette a rinunciare al servizio di contabilità e di supporto IT.
Ad essere particolarmente colpito è il giornalismo d’inchiesta, anche perché per le redazioni è difficile compensare la perdita di giornalisti investigativi.
Gli esperti mettono in guardia sul fatto che il limbo finanziario, causato dal blocco degli aiuti statunitensi, minaccia il giornalismo oggettivo e critico e rischia di spianare la strada a media allineati, narrazioni tossiche e disinformazioni. Vi è il timore che questo vacuum possa essere colmato da interventi finanziari di altre potenze, come la Cina e la Russia.
I media bosniaco-erzegovesi sono già alla ricerca di fonti alternative di finanziamento guardando all’UE, alle organizzazioni internazionali che operano in BiH e alle ambasciate dei paesi occidentali. L’obiettivo è quello di garantire le risorse necessarie per coprire le spese essenziali in modo da superare il periodo di incertezza – causata dalla decisione della nuova amministrazione statunitense di bloccare gli aiuti esteri per tre mesi – e arginare gli effetti negativi sul giornalismo indipendente e investigativo.
Scarsamente tutelate dallo stato, in Bosnia Erzegovina le categorie vulnerabili dipendono in larga misura dagli aiuti internazionali. I finanziamenti statunitensi hanno fornito un supporto fondamentale a tutte quelle realtà che le autorità bosniaco-erzegovesi non hanno mai sostenuto come bene comune per mancanza di risorse, comprensione o volontà politica. Si pensi, ad esempio, ai grandi progetti infrastrutturali, alle organizzazioni per la difesa dei diritti umani e quelle per la protezione delle categorie vulnerabili, alle case rifugio, etc.
L’associazione Menssana, che fornisce sostegno alle persone con disturbi mentali e disabilità intellettive, con sede a Sarajevo, è una delle tante realtà che sono state costrette a sospendere le proprie attività. Menssana sul suo profilo Facebook ha annunciato che, a causa della sospensione dei finanziamenti USAID, è costretta a chiudere il centro riabilitativo diurno, dove l’assistenza veniva quotidianamente garantita a più di ottanta beneficiari.
Molte organizzazioni non governative in BiH vivono un momento di grande incertezza e sono ancora indecise sul da farsi. Se questa situazione dovesse protrarsi, le ong potrebbero trovarsi costrette a licenziare o addirittura a chiudere i battenti.
Il miraggio dell’intervento pubblico
In BiH gli organismi di potere a tutti i livelli ad oggi non si sono mai dimostrati interessati a investire in beni comuni, come il giornalismo investigativo. Anzi, sembra che tutti i governi susseguitisi negli ultimi trent’anni siano accomunati dalla propensione ad attaccare i giornalisti e i mezzi di informazione, in particolare quelli che esprimono critiche e denunciano la corruzione. Una propensione che si manifesta in vari modi, dagli attacchi verbali all’utilizzo di diversi meccanismi di repressione.
In passato i media indipendenti hanno fatto affidamento principalmente sulle donazioni di altri paesi e organizzazioni internazionali, anche perché le istituzioni bosniaco-erzegovesi hanno quasi sempre favorito i media allineati nell’assegnazione dei sussidi statali.
Non c’è da aspettarsi che questa pratica venga abbandonata. Nulla infatti lascia presagire che il governo possa decidere di sostenere le ong e i media a rischio.
A suscitare ulteriore preoccupazione è il fatto che alcuni alti funzionari bosniaco-erzegovesi non nascondono la loro soddisfazione per la decisione di Trump di sospendere gli aiuti internazionali.
Milorad Dodik, presidente della Republika Srpska, ha dichiarato che in BiH USAID ha speso circa 800 milioni di marchi (400 milioni di euro) per destabilizzare il paese, anche elargendo tangenti. Dodik ha accusato l’agenzia statunitense di utilizzare le risorse finanziarie per pilotare le elezioni in BiH.
Il presidente della Srpska ha annunciato un’indagine per stabilire “cosa hanno fatto e quali trasferimenti hanno utilizzato, a chi hanno dato i soldi e per cosa”, insistendo sulla necessità di fare chiarezza sulla vicenda a livello della BiH perché la maggior parte dei fondi USAID sarebbe stata utilizzata per attività illecite e criminali.
Una retorica in netto contrasto con quella degli anni scorsi, quando Dodik aveva elogiato l’agenzia statunitense. Oltre alla società civile, USAID ha sostenuto in modo significativo anche le istituzioni bosniaco-erzegovesi, finanziando diversi progetti di riforma a tutti i livelli di governo, compresa la Republika Srpska.
La sospensione degli aiuti statunitensi ha ulteriormente incoraggiato Dodik a rilanciare la proposta di una legge sul registro speciale e sulla trasparenza dell’operato delle organizzazioni no profit, colloquialmente nota come “legge sugli agenti stranieri”.
La proposta legislativa è stata ritirata l’anno scorso a seguito delle numerose critiche espresse da organizzazioni locali e internazionali che hanno denunciato un attacco alla società civile e alla libertà di espressione.
Nel corso della seduta tenutasi lo scorso 6 febbraio, il governo della Republika Srpska ha approvato il disegno di legge, che ora dovrebbe essere inserito nell’ordine del giorno dell’Assemblea popolare della RS.
Non si tratta di un fenomeno nuovo, è l’ennesimo capitolo di una lunga campagna di repressione contro i media indipendenti, le ong e tutte le voci di dissenso, soprattutto in Republika Srpska.
Tra i funzionari bosniaco-erzegovesi che hanno accolto con favore il blocco degli aiuti americani spicca anche il nome di Staša Košarac , ministro del Commercio estero e delle Relazioni economiche della BiH e membro dell’SNSD, che negli anni scorsi aveva collaborato e chiesto aiuto a USAID.
Un altro esempio paradigmatico è quello di Fadil Novalić, ex premier della Federazione BiH, che sta scontando una condanna a quattro anni di prigione per il cosiddetto “scandalo dei respiratori”.
Novalić sulla sua pagina Facebook si è detto soddisfatto dell’annuncio della chiusura di USAID, definendola “un’organizzazione criminale” che, secondo l’ex ministro, avrebbe svolto un ruolo cruciale nell’orchestrare il procedimento penale a suo carico.
Discorsi analoghi sono stati alimentati dai numerosi media vicini a quei partiti che esultano per il blocco di USAID. Così l’emittente Alternativna TV, inserita nella lista nera degli Stati Uniti a causa dei suoi legami con Dodik e l’SNSD, ha riportato che sono stati sospesi i finanziamenti a organizzazioni e mezzi di informazione che hanno cercato di “svendere” e “colpire” la Republika Srpska.
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