Tre semplici regole per evitare e riconoscere le fake news online

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Le fake news ma anche le mistificazioni stanno ormai popolando inesorabilmente anche i social network professionali e, spesso, acquisiscono valore di verità per la semplice ripetizione della falsità. “Ripetete una bugia cento, mille, un milione di volte e diventerà una verità”: questa frase non è né di Goebbels né di Goethe, seppur citata e ma mal attribuita in scritti e interventi di personaggi (una sorta di meta aforisma, la verità che essa stessa non è verità). Per non parlare dei rumors su fantomatiche generazioni future di smartphone, che acquisiscono valore solo dalla ripetizione costante dei fatti (chi può sapere davvero, forse nemmeno l’azienda, come sarà fatto il Galaxy S27? O l’iPhone 18? Ma davvero?). Oppure, su LinkedIn non si contano il numero di professionisti, spesso quotati, che dissertano su fatti inesistenti: dallo smartphone Tesla alla ricostruzione parziale, faziosa e marchiana di fatti non avvenuti così come detti. Si direbbe che, volendo essere buoni, si parla di cose in un taglio funzionale alla convinzione che si vuole dimostrare (ci scuserete, non sono idee ma convinzioni). Ma questo punto di vista parziale produce fake news e distorsioni della verità. È emblematico il caso di Jon Krakauer, autore di bestseller di diversi libri di saggistica di successo tra cui il celebre “Into the Wild” (da cui è stato estratto un film e una strepitosa colonna sonora di Eddie Vedder), per cui ha risposto su Medium a uno YouTuber che sostiene che ci siano errori fattuali significativi nel suo libro del 1997 su un disastro di scalata dell’Everest, intitolato “Into Thin Air”.

Into Thin Air non è solo un libro da leggere ma è anche uno dei primi libri di narrativa non-fiction che abbiano riscontrato un successo di pubblico in anni nei quali si cercava la qualità rispetto alla quantità. Non a caso è stato nominato finalista per il Premio Pulitzer. Il libro racconta l’esperienza di Krakauer nella scalata dell’Everest nel ’96, durante la quale una tempesta mortale ha ucciso otto persone e ne ha lasciate diverse altre bloccate sulla montagna. È avvincente, totalmente avvincente. La maggior parte delle accuse delineate nel post dello YouTuber riguardano la posizione degli scalatori sulla montagna e quanto la squadra fosse preparata o impreparata per la tempesta. Senza entrare nei dettagli, è interessante la tattica che questo ha adottato YouTuber (come ha scritto Krakauer) perché è una metafora di come i fatti sono stravolti, piegati e modulati (non per forza dicendo falsità ma solo citando ciò che fa comodo) e di come le persone, in modo universale su Internet, non riescono mai a spostarsi dalle proprie idee preconcette, difendendole continuando a girare la questione e generando sempre nuova misinformazione.

“C’è un assioma sul discorso online noto come ‘Principio di asimmetria delle stronzate’”, scrive Krakauer. Il termine meno volgare per definirlo è Legge di Brandolini, dal nome di un programmatore italiano che postulò: l’energia necessaria per confutare una singola falsità è di un ordine di grandezza maggiore di quella necessaria per produrla. In altre parole, la distorsione avviene rapidamente. Arrivare alla verità è un processo più lento. Se volete seguire la saga in più risposte del “duello” verbale tra Krakauer e lo YouTuber vi consigliamo di seguire questo indirizzo. Da notare come lo scrittore onestamente ringrazi anche lo YouTuber per avere trovato errori, tra quelli di battitura e lessicali, e questo avviene in un continuo processo di confronto. Laddove lo YouTube è risultato più pretestuoso che utile.

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Questo è un esempio celebre di come un punto di vista, anche utile, possa trasformarsi in una fonte di fake news e disinformazione voluta e cercata solo per perseguire idee proprie e necessità “del tutto particolari”. Dunque è interessante ciò che scrive Mike Caulfield, che studia la diffusione di voci e disinformazione per vivere e ha ideato un processo in tre fasi per trovare la verità su Internet. È bene ripercorrere sempre queste tre fasi ogni volta che ci si trova al cospetto di qualcuno che sembra troppo sicuro di sé nel mettere in discussione un fatto accertato oppure si debba approfondire qualcosa che sembra fuori dalla propria portata. Ecco le tre fasi di Caulfield:

  • Controlla i precedenti lavori di fact-checking;
  • Vai a monte, alla fonte primaria;
  • Leggi lateralmente, che fondamentalmente significa “Cerca le tue fonti su Google”. Si può fare facilmente abbinando un termine di ricerca con segno meno. Per esempio, si cercano informazioni di base sul Wall Street Journal ma evitando l’estrazione dai troppi risultati dal sito stesso, cerca: “-site:wsj.com Wall Street Journal”.

Infine, aggiungiamo una quarta regola: utilizzate i siti si verifica delle fake news e delle “bufale” online e sfruttate al massimo i motori di ricerca per attingere a più fonti. Attenzione a non sostituire le fonti con ChatGPT, altrimenti alimenterete il processo di misinformazione.





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