Truffa del «finto» Crosetto, anche Esselunga denuncia. I soldi di Moratti rimbalzati dall’Olanda a Hong Kong

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di
Luigi Ferrarella

Il ministro: le piattaforme social Facebook, X, Instagram devono garantire noi utenti. Sulla truffa indaga la Procura di Milano. Ipotesi di reato anche per associazione per delinquere

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«Purtroppo le nuove tecnologie renderanno queste truffe sempre più difficili da capire, faranno dire a me e a chiunque altra persona qualunque cosa: siccome sono impossibili da controllare perché appena ne chiudi uno ne escono altri due con profili e nomi diversi, siccome né lo Stato né io abbiamo il potere di inseguirli, può fare qualcosa chi ha in mano i cordoni, e le piattaforme Facebook, X, Instagram devono garantire me utente che, se vado sulle loro piattaforme, non trovo nessuno che mi truffa e che quello che vedo è garantito». 

Anche lunedì il ministro della Difesa, Guido Crosetto, è tornato a parlare in tv della tentata truffa a molti grandi imprenditori italiani contattati dal suo finto staff con la bizzarra richiesta di anticipare (sino all’altrettanto bizzarro garantito rimborso di Banca d’Italia) molti soldi per pagare l’asserito riscatto di giornalisti italiani rapiti in giro per il mondo. A distanza di cinque giorni dal primo post sui suoi social con il quale scrisse «preferisco rendere pubblici i fatti affinché nessuno corra il rischio di cadere nella trappola», il ministro non ha ancora depositato in Procura a Milano il pur pluriannunciato proprio esposto giudiziario: una sfasatura di velocità (sul disvelamento della denuncia pubblica) che può aver avuto effetto sui primi passi del fascicolo affidato dal procuratore Marcello Viola al pm Giovanni Tarzia. 




















































Effetto forse non del tutto positivo, se si considera che, grazie alla giusta indicazione di Crosetto a Massimo Moratti di correre a spiegare ai carabinieri quello che l’imprenditore gli aveva raccontato quando però ormai aveva già accettato la richiesta del finto staff di Crosetto di mandare in Olanda due bonifici da 450.000 euro l’uno, gli inquirenti avevano così avuto la chance di avviare le indagini in ore nelle quali i truffatori ancora non immaginavano di essere stati «percepiti» e anzi stavano ancora «normalmente» continuando a lanciare l’amo telefonico tra facoltosi imprenditori: piccolo vantaggio investigativo presto però azzerato dalla prima comunicazione pubblica di Crosetto, idonea certamente a mettere in allerta potenziali altre vittime, ma anche a far alzare le antenne ai truffatori in quel momento ancora in opera. 

I quali, peraltro, in queste ricorrenti vicende di phishing ministeriali (dove al posto del ministro Crosetto nel 2019 in una tentata truffa alla Rai era ad esempio stato «rappresentato» l’allora ministro dell’Economia Tria), già sono bravissimi a spostare in un flipper di trasferimenti all’estero e a rendere non sequestrabili i soldi incautamente inviati da qualcuno dei meno prudenti contattati: i soldi di Moratti, ad esempio, da un conto in Olanda sono stati fulmineamente rimbalzati in un conto a Hong Kong, pure bloccato adesso dagli inquirenti ma con modeste speranze di trovarvi ancora i soldi dell’ex presidente dell’Inter.
 
Meno precipitosi staff di altri gruppi industriali, pure contattati da finti emissari di Crosetto, stanno man mano depositando a Milano le proprie denunce formali ai pm, come lunedì Esselunga dopo Aleotti e Gussalli Beretta, in un fascicolo (sinora a carico di ignoti) che come sempre in questi casi ipotizza i possibili reati di associazione a delinquere, sostituzione di persona e truffa. Moratti sembra al momento l’unico non solo ad aver pagato ma anche ad aver parlato in teoria con il (finto) ministro, mentre negli altri casi sarebbero sempre stati solo gli staff dei vari imprenditori-bersaglio (come Tronchetti Provera, Della Valle, Bertelli, Armani, Del Vecchio, Caltagirone) a ricevere le richieste di apparenti funzionari o generali del ministro.

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11 febbraio 2025 ( modifica il 11 febbraio 2025 | 09:23)

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