WWF, comunicato stampa – Il 12 Febbraio si celebra il Darwin Day in onore del padre dell’evoluzionismo e il WWF coglie l’occasione per segnalare che il nostro cammino evolutivo è ormai arrivato ad un bivio: possiamo scegliere di continuare ad aggravare la crisi di biodiversità, causata dalle nostre attività e minare la nostra sopravvivenza, oppure di intraprendere con consapevolezza un cammino ‘evolutivo’ diverso, proteggendo gli ecosistemi e i loro servizi gratuiti come aria e acque pulite, suoli fertili, cibo, sicurezza climatica.
Dal plancton alle linci, dalle api alle balene, le specie di animali selvatiche mantengono il nostro mondo con azioni quotidiane in cui modellano gli ecosistemi e li mantengono in salute. L’analisi di questi straordinari e affascinanti contributi è contenuta nel recente report del WWF “I TECNICI DELLA NATURA” in cui si elencano i ruoli vitali che le popolazioni selvatiche sane svolgono in una serie di servizi cruciali per la nostra esistenza, dalla dispersione dei semi, all’impollinazione, al controllo dei parassiti, alla manutenzione del suolo, al ciclo dei nutrienti e alla mitigazione delle inondazioni, mostrando come essi siano gli elementi costitutivi essenziali di ecosistemi funzionali che sono parte integrante del benessere delle società umane.
Purtroppo, a livello globale le specie sono sotto un’enorme pressione a causa della perdita e del degrado degli habitat, dello sfruttamento eccessivo e degli impatti devastanti del commercio illegale di specie selvatiche. Le popolazioni di vertebrati selvatici monitorate nel mondo sono diminuite drasticamente, in media del 73% dal 1970, e oltre un milione di specie potrebbero ora rischiare l’estinzione, secondo il Living Planet Report 2024 del WWF.
“Conoscendo meglio il ruolo insostituibile degli animali per l’umanità e i benefici vitali che la fauna selvatica apporta alla nostra vita quotidiana, è ancora più grave che questi temi vengano ignorati nelle principali discussioni scientifiche e politiche con il rischio di perdere di vista e non riuscire a raggiungere gli obiettivi di conservazione globale – ha dichiarato Gianluca Catullo, responsabile specie e habitat di WWF Italia – A fine febbraio i governi del mondo si riuniranno a Roma per proseguire la 16a Conferenza delle parti della Convenzione sulla diversità biologica (COP16) e affrontare alcuni temi chiave per arrestare la perdita di natura, in primis garantire investimenti adeguati. Di quali altri campanelli d’allarme abbiamo bisogno oltre quelli sul declino degli animali selvatici e sulla crisi climatica, sapendo che ulteriori diminuzioni di specie potrebbero devastare i nostri sistemi alimentari, le nostre economie e la nostra resilienza ai cambiamenti climatici?”
ARCHITETTI, INGEGNERI E CORRIERI DELLA NATURA
Dall’analisi dei ruoli fondamentali delle specie, il Report WWF illustra come alcune specie possano essere considerate veri e propri architetti della natura che modificano fisicamente il loro ambiente, creando habitat per una miriade di altre specie. I castori, ad esempio, costruendo dighe e tane, trasformano corsi d’acqua in stagni, favorendo la biodiversità e mitigando gli effetti delle inondazioni. I coralli, invece, formano le barriere coralline, ecosistemi marini ricchi di vita e fondamentali per la protezione delle coste e per il benessere delle comunità umane che vivono lungo le coste.
Le api, le farfalle e molti altri insetti sono i corrieri del mondo vegetale che trasportano il polline da un fiore all’altro, permettendo così la riproduzione delle piante. Senza l’impollinazione, la produzione di frutta, verdura e semi sarebbe drasticamente ridotta, mettendo a rischio la sicurezza alimentare globale. Analogamente, molte specie di uccelli e mammiferi sono specializzate nel trasporto di semi, contribuendo alla loro dispersione e al regolare rinnovamento delle foreste. Le foreste da cui sono stati rimossi i mammiferi frugivori riducono sensibilmente la loro capacità di stoccaggio del carbonio, poiché gli alberi di grande taglia vengono pian piano sostituiti da alberi più piccoli, caratterizzati da legno a densità inferiore.
I predatori contribuiscono a controllare le popolazioni delle loro prede e a modificare fisicamente l’ecosistema. I lupi, ad esempio, regolando il numero di ungulati, agiscono anche da giardinieri naturali, prevenendo il sovrapascolo e consentendo la tutela e il rinnovamento della vegetazione. Analogo ruolo è giocato dalla lince, che contribuisce a mitigare la pressione degli ungulati sulla vegetazione e sulle colture, contribuendo così anche a ridurre gli impatti economici arrecati agli agricoltori. La lince, inoltre, predando anche carnivori di media taglia, può ridurre la densità locale di volpi e altri predatori di uccelli nidificanti al suolo, col risultato di mantenere elevata la biodiversità di questi ecosistemi. Altri predatori esercitano un controllo naturale sulle popolazioni di parassiti, contribuendo alla diffusione di un’agricoltura sostenibile e alla salute umana: alcune specie di pipistrelli e uccelli della regione di Papua Nuova Guinea riducono significativamente la densità di insetti, proteggendo le coltivazioni umane senza l’uso di pesticidi di sintesi.
Tra gli esseri marini, le gigantesche balene trasportano i nutrienti dalle profondità oceaniche alla superficie, ma anche dai quartieri di alimentazione delle latitudini settentrionali e meridionali ai tropici, dove si riproducono. Favoriscono il fitoplancton e influenzano positivamente le risorse ittiche globali. Le minute ostriche invece formano colonie che offrono habitat e protezione a centinaia di altre specie, compresi pesci di valore commerciale come acciughe e aringhe. I letti di ostriche stabilizzano i sedimenti sul fondale marino, proteggendo le coste dall’erosione e dalle tempeste. Essendo filtratori, le ostriche purificano l’acqua rimuovendo nutrienti in eccesso e inquinanti. Le ostriche, come molti altri molluschi, sono dunque fondamentali anche come ingegneri degli ecosistemi, con un valore economico che varia tra i 5.500 e i 99.000 dollari per ettaro all’anno.
Il filo che lega il Living Planet Report e il Rapporto “Tecnici della natura” rende chiaro che non esiste altra scelta razionale se non quella di garantire che la COP16 sia il momento in cui sia le ambizioni che le risorse siano garantite ai livelli necessari. Abbiamo le soluzioni e abbiamo il quadro per l’azione. Facciamo in modo che la COP16 venga ricordata come il momento cruciale in cui, insieme, gettiamo le basi per un pianeta prospero, sia per gli animali selvatici che per gli esseri umani. La perdita di biodiversità rappresenta una delle maggiori minacce per il nostro pianeta.
Proteggere i “tecnici della natura” significa salvaguardare gli ecosistemi di cui tutti dipendiamo. Attraverso azioni concrete come la conservazione degli habitat, la promozione di pratiche agricole sostenibili e la riduzione dell’inquinamento, possiamo contribuire a un futuro più sostenibile per noi e per le generazioni future.
***** l’articolo pubblicato è ritenuto affidabile e di qualità*****
Visita il sito e gli articoli pubblicati cliccando sul seguente link