Rosa D’Amato : “Per Urso l’acciaio si farà a qualunque costo, cambiando le regole italiane ed europee”
Taranto – Riteniamo irresponsabili le dichiarazioni del ministro Urso riportate dai media di oggi. Urso ha affermato che l’obiettivo delle procedure di vendita è di realizzare a Taranto il più grande e il più avanzato impianto siderurgico green d’Europa e che il governo Meloni ha chiesto all’Europa di cambiare le regole che attribuiscono un prezzo alle emissioni incorporate nelle attività industriali, il CBAM, Carbon Border Adjustment Mechanism. Infine ha detto: “Non ho preoccupazioni sull’ex Ilva di Taranto.”
Noi invece siamo preoccupati per la salute di chi vive e lavora a Taranto e provincia, per la sicurezza dei lavoratori dell’ILVA, per lo spreco di risorse pubbliche gettate in impianti obsoleti invece che nel futuro del territorio jonico.
Capiamo bene perché il ministro non è preoccupato: il suo obiettivo è vendere l’ILVA e non tutelare i tarantini. La vendita prima o poi andrà in porto a furia di sconti, di rinvii, di immunità penali, di agevolazioni e di norme ad hoc e lui avrà raggiunto il suo scopo.
Il governo Meloni ha tutelato i gestori degli impianti con l’immunità penale prevista dal primo decreto Salva Ilva del dicembre 2022 senza la quale nessun player mondiale avrebbe valutato un’offerta, tiene in sospeso il rinnovo dell’AIA di proroga in proroga e infine è arrivato ad affidare la VDS, valutazione del danno sanitario all’azienda e a modificare la normativa sull’AIA con l’ultimo decreto, il n. 5/2025.
Il decreto, l’ennesimo di questo governo nemico dell’ambiente, interviene sulle regole perché nessun commissario e nessun governo potrà mai ad attuare le autorizzazioni concesse, nonostante le proroghe e le deroghe.
CBAM Carbon Border Adjustment Mechanism
Cambiare il CBAM Carbon Border Adjustment Mechanism, come propone il governo, ha lo scopo di produrre acciaio a qualunque costo e senza nessun vincolo. E’ uno schiaffo alla Costituzione che invece è stata modificata proprio al fine di garantire la tutela dell’ambiente e rafforzare i limiti all’attività economica nel 2022.
Ricordiamo al ministro Urso che il governo Meloni non è stato in grado di rispondere all’interpellanza urgente dell’on. Angelo Bonelli sull’effettivo ammontare dei debiti a dicembre 2024. Urso si è fatto sostituire dalla sottosegretaria pur di non confrontarsi con Angelo Bonelli.
Come contribuenti siamo preoccupati per i debiti dell’ILVA, altroché non essere preoccupati! Chiediamo a tutti i parlamentari di bloccare il decreto n. 5/2025 che appare fortemente lesivo dei diritti costituzionali.
Altrimenti è inutile intervenire nel consiglio comunale di Taranto dichiarando amore per il territorio e difesa dell’ambiente come ha fatto Dario Iaia di Fratelli d’Italia in diverse occasioni.
Quanto alla cosiddetta decarbonizzazione, quali sarebbero i tempi di realizzazione e quale la fattibilità economica e tecnica della produzione a Taranto di acciaio verde.
Nelle audizioni parlamentari, i massimi esperti del settore, Gozi di FederAcciai, e Bernabé all’epoca Adg di Acciaierie d’Italia, hanno ripetutamente chiarito che ci vorranno dieci anni. Dal punto di vista degli industriali gli altiforni possono e devono continuare a lavorare per garantire un minimo di entrate.
Nessuno quando si parla di decarbonizzazione degli impianti ILVA mette in conto la chiusura definitiva e immediata dell’area a caldo nonostante tutte le edizioni dello Studio SENTIERI abbiano confermato la persistenza del danno alla salute per chi vive a Taranto.
I forni elettrici e l’impianto DRI con quale fonte di energia e quale agente riducente? Gas? Idrogeno verde? Prodotto con quale Energia Rinnovabile?
Una delle cordate disponibili ad acquistare gli impianti di Taranto propone il rigassificatore. Quindi altro che idrogeno verde.
Parlare di decarbonizzazione dell’ILVA di Taranto è fantascienza.
Per Europa Verde
Rosa D’Amato, commissaria regionale
328/4165996
Gregorio Mariggiò, co-portavoce provincia di Taranto
338/4711174
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