Dossier/ Le catena della guerra in Italia. I fornitori in Lombardia (3)

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di Linda Maggiori

La Lombardia è una delle regioni italiane più tradizionalmente votate al settore armiero, sia per le armi leggere sia per la difesa. Sempre più aziende vengono “reclutate” da Leonardo per entrare a far parte della sua “supply chain” tramite il progetto Leap, Leonardo Empowering Advanced Partnerships. Anche con il Politecnico di Milano Leonardo ha inoltre avviato una solida collaborazione. Le sedi lombarde della Leonardo sono a Varese con la divisione Velivoli, a Nerviano (Mi) e Brescia con la divisione elettronica e cyber. Intorno a queste sedi c’è una costellazione di oltre 1300 piccole e medie aziende fornitori di Leonardo. Forte anche il distretto degli esplosivi e dei proiettili con RWM, Invernizzi, Fiocchi, Battaggion.

Qui i primi due dossier:

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Dossier/Le catena della guerra in Italia. I fornitori dell’Emilia Romagna (1)

Dossier/Le catena della guerra in Italia. I fornitori del Nord Est (2)

*In copertina una protesta delle donne a Ghedi, foto di Gabriele Pellegrini. Di seguito una manifestazione a Ghedi

Secondo Mona e Reda, dagli aerei ai Pfas

Secondo Mona è un’azienda di Somma Lombarda (Va) e produce attrezzature per il carburante ed equipaggiamenti su velivoli sia civili che militare, sia per Leonardo sia per altri grandi produttori militari nel mondo. Nel loro sito, al capitolo velivoli militari leggiamo un lungo elenco di progetti ai quali l’azienda ha collaborato. Dagli EF2000 Typhoon, ai Mirage 2000-9 (caccia francese), ai cacciabombardieri F-35 JSF con capacità di trasporto bombe atomiche (stoccate peraltro a Ghedi, Brescia). I C27J prodotti da Leonardo, i super Hercules della Lockheed Martin, fino al primo addestratore turco Hurkus, progettato e sviluppato dall’azienda turca Turkish Aerospace Industries (TAI). Questo aereo oltre ad addestrare può anche essere armato di tutto punto e usato per missioni di attacco. Oltre alla Turchia, questi addestratori sono finiti anche in Libia e in Niger (tutti stati dove avvengono gravi violazioni dei diritti umani). Secondo Mona nel 2023 ha ottenuto numerose autorizzazioni ad esportare materiale bellico (come si legge nella relazione export armi) pari ad un valore di 15 milioni di euro.

Altra azienda impegnata nel settore difesa e aerospazio è Ase (storica azienda aerospaziale di San Giorgio su Legnano, Mi) che produce generatori e convertitori elettrici destinati ai velivoli civili e militari (tra cui gli Eurofighter Typhoon).

Tra Monza, Brescia e Bergamo ci sono gli stabilimenti di Posa del gruppo Reda, azienda specializzata in produzione di guarnizioni sia per vari settori civili e militari (dai carri armati agli aerei). Un’azienda che (si legge nel suo sito) fa uso di fluorurati, tra cui fluorosilicone (FVMQ) e fluoroelastomero FKM, tutte molecole contenenti le famigerate catene fluoro carbonio, tipiche dei Pfas. I Pfas sono molecole create dall’uomo, considerati inquinanti eterni, poiché non si degradano, sono dannosi per la salute e interferenti endocrini, eppure non sono ancora messi al bando. La lobby industriale della plastica da alcuni anni si sta prodigando per impedire la classificazione delle gomme a base di fluoro come sostanze Pfas. Una pressione svelata anche dall’indagine giornalistica internazionale “Forever Lobbying Project”, che ha fatto luce sul ruolo delle lobby nello sminuire la pericolosità dei Pfas, in particolare dei fluoropolimeri.

Come racconta Vicenzatoday, anche il Dipartimento della difesa in un dossier consegnato al Congresso degli Stati uniti nell’estate del 2023, (“Securing Defense-Critical Supply Chains”), pur ammettendo la pericolosità di questi composti chimici, sottolineava che una restrizione avrebbe potuto pregiudicare la catena di approvvigionamento del settore militare, comparto definito “strategico”. Secondo il Pentagono i Pfas sono necessari in particolare nell’ambito della lavorazione e forgiatura di leghe e metalli, nella produzione dei semiconduttori e missili. La messa a bando dei Pfas, è insomma osteggiata anche per motivi militari.

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Bergamo e Brescia, dalla pasta alle bombe

Una “curiosa” azienda dual use è Battaggion, di Bergamo. Dal 1918 produce impastatrici e miscelatori per polveri, liquidi e solidi per i più vari settori di applicazione, dall’alimentare, al farmaceutico, ai pigmenti, senza disdegnare il settore degli esplosivi, che però viene pudicamente omesso dai settori pubblicizzati nel sito. Secondo la relazione sulle esportazioni armi, ai sensi della legge 185/90, nel 2023 Battaggion ha ottenuto numerose autorizzazioni per esportare impastatrici TK1T-E / TK 5000T-E con braccia a sigma: macchinari che servono a miscelare polvere e prodotti esplosivi, destinati ad armi, mine e bombe. Nella relazione del 2023 si legge che gli utilizzatori finali sono stati paesi come Israele (al quale l’azienda ha venduto impastatrici per un valore di circa 1 milione e 600 mila euro), l’Uzbekistan e l’India per un altro milione circa di euro. Il distretto della produzione degli esplosivi lombardo non può dimenticare la RWM Italia S.p.A, una delle più grandi aziende di bombe e missili d’Italia, del gruppo Rheinmetall, con uno stabilimento a Ghedi (BS) e uno a Domusnovas (SU) in Sardegna. Qui si producono parti elettroniche, inerti ed esplosivi, missili e bombe destinate ai vari teatri di guerra nel mondo, dall’Ucraina, ad Israele e fino al 2021 anche in Arabia Saudita. Nel 2023, la RWM ha esportato in Israele bombe, esplosivi e missili per 34 milioni di euro, su un totale di 42 milioni di esportazioni definitive di armi. Gli altri “utilizzatori finali” sono stati Turchia, Stati Uniti e Regno Unito.

Sempre nel bresciano domina la Fabbrica d’Armi Beretta, altra storica azienda di armi leggere, che dal 2011 tramite la Beretta Defense Technologies (BDT) costituita con Benelli, Steiner e Sako, rifornisce di armi pesanti, equipaggiamenti e visori gli eserciti di tutto il mondo. Nel sito di Beretta la descrizione della catena di fornitori assume toni entusiastici: “gran parte delle aziende che effettuano la trasformazione e la lavorazione dei nostri componenti sono piccole e medie imprese ubicate in quest’area geografica, nota per la sua diffusa cultura nella realizzazione delle armi, tanto da essere denominata “Weapon Valley”.





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