Floating Hope: casa sostenibile e resiliente

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Floating Hope: La casa è flottante, sostenibile e resiliente

L’architettura galleggiante, capace di flottare in sicurezza secondo il livello in costante mutazione delle acque marine, lacustri o fluviali, rappresenta un’opportunità per esplorare nuove modalità costruttive, poiché combina soluzioni sostenibili con una connessione profonda alla natura. A cominciare dai contesti ambientali e urbani che, a scala mondiale, sono segnati da povertà, fragilità e precarietà degli insediamenti abitativi soggetti al rischio idrogeologico. Da questa considerazione nasce Floating Hope, il progetto di ricerca che Armando Bruno, Founding Partner e Ceo di SMP-Studio Marco Piva, con il supporto di SMP sta studiando per la riorganizzazione e riqualificazione di un’area della città di Lagos, in Nigeria, dove le persone vivono in abitazioni inadeguate e precarie. Un approccio attento e rispettoso, con gli strumenti dell’architettura e attraverso la lente sensibile della lettura antropologica, che può proporre una chiave di intervento sul tessuto edilizio e sociale esistente.

Il progetto, attualmente in fase di sviluppo con la collaborazione di Navigo Toscana, si pone l’obiettivo di delineare un approccio architettonico improntato alla sostenibilità e all’ecologia, allo scopo di sviluppare sistemi costruttivi semplici ma con un contenuto di innovazione tecnologica che possano creare una risposta valida e replicabile per un futuro proiettato verso la sostenibilità e la resilienza delle costruzioni.

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Conoscenza del contesto

La conoscenza diretta, “a pelle” e con un taglio antropologico, di un contesto complesso e sfaccettato come quello di Lagos, megalopoli da oltre 23 milioni di abitanti (dati C40, la rete globale che raccoglie circa cento sindaci delle principali città del mondo uniti nell’azione per affrontare la crisi climatica – proiezione del 2023 utilizzando i dati degli inventari GPC della città e il set di dati Global Cities di Oxford Economics), fa scattare la scintilla dell’intuizione.

Floating Hope: La casa è flottante, sostenibile e resilienteFloating Hope: La casa è flottante, sostenibile e resiliente

“Lavoro molto in Africa – spiega Armando Bruno –. Nel mio primo viaggio in Nigeria ho conosciuto l’esistenza di una parte importante della popolazione di Lagos che vive nelle baraccopoli e compreso l’origine di questi insediamenti. Le popolazioni insediate avevano realizzato le abitazioni su palafitte per sfuggire alle razzie nelle tribù interne legate al traffico di schiavi verso l’America, diventando poi stanziali e trovando sostentamento nella pesca e nella coltivazione dei campi circostanti, ma vivendo in un totale stato di precarietà, in un ambiente fortemente compromesso dall’inquinamento e dalla mancanza di sicurezza”.

Un legame stretto terra-acqua su cui si basa ancora oggi la sussistenza e la sicurezza degli abitanti.

Alla periferia della megalopoli

Lagos è la città principale nonché ex capitale della Nigeria, segnata in profondità dalle diseguaglianze sociali ed economiche. Al cuore urbano simbolo dell’imprenditoria africana si contrappongono gli slums caratterizzati da elevata povertà e degrado ambientale.

In questo scenario un ruolo da protagonista lo riveste Makoko, nota anche come la “Venezia nera”, una baraccopoli situata alla periferia di Lagos costituita da costruzioni su palafitte, collegate da canali che vengono percorsi dagli abitanti utilizzando canoe in legno, nella quale, sottolinea Bruno, si stima che vivano circa 250mila persone.

Sezione progetto Floating Hope: casa flottante, sostenibile e resilienteSezione progetto Floating Hope: casa flottante, sostenibile e resiliente

“Ho scoperto questo luogo mentre percorrevo il Third Mainland Bridge, il ponte più lungo di tutta l’Africa, che collega le due parti della città di Lagos, quella sulla terraferma a quella sulla laguna”. Da qui l’idea. “In questo distretto e nelle zone limitrofe, con il supporto dello Studio Marco Piva e all’interno del programma Design for Life, sto perseguendo un progetto di riorganizzazione e riqualificazione cercando di intervenire in modo attento e rispettoso nei confronti del tessuto sociale esistente, evitando sradicamenti o stravolgimenti drastici delle tradizioni di queste comunità. Ho cominciato a presentare un’idea risolutiva al governo nigeriano trovando un’interlocuzione con l’allora ministro dell’Agricoltura. Al momento interrotta dopo il cambio al vertice del governo dovuto all’ultima tornata elettorale”. Il progetto però non si ferma. “Dall’esplorazione continua di questi territori emerge la determinazione di dare vita al progetto Floating Hope, per delineare un approccio architettonico innovativo improntato alla sostenibilità e all’ecologia e sviluppare sistemi costruttivi semplici ma all’avanguardia”.

Non solo Nigeria

Gli spunti di progetto arrivano, oltre che dalla Nigeria, da una conoscenza approfondita che Bruno ha sviluppato nelle diverse aree del mondo nelle quali sono presenti insediamenti che ricalcano il principio della casa anfibia, contraddistinti da uno stretto rapporto fra acqua e terraferma e sempre più soggetti ai rischi di dissesto idrogeologico. In Vietnam l’indagine sulle abitazioni anfibie è partita dalla zona del delta del fiume Mekong, dove le comunità locali vivono di pesca e agricoltura in un contesto fragile e precario soggetto a continue inondazioni provocate dalla crisi climatica.

Qui “abbiamo iniziato, in via sperimentale, a trovare una soluzione che consentisse alle famiglie insediate di continuare a vivere senza vedere snaturare le proprie modalità abitative e di lavoro mettendo al centro la creazione di zone comuni, la relazione di vicinanza con la terraferma e la possibilità di realizzare una coltivazione di tipo idroponico”. Architetture abitative anfibie sono diffuse anche nelle regioni amazzoniche di Brasile, Colombia e Perù.

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L’abitazione anfibia può diventare un concept progettuale ancora più interessante in una dimensione flottante che ha la capacità di salire e scendere in base al movimento delle maree. L’India rappresenta un altro campo di osservazione e di lavoro importante per questo filone di ricerca.

Concept progetto Floating Hope: casa flottante, sostenibile e resilienteConcept progetto Floating Hope: casa flottante, sostenibile e resiliente
Concept progetto Floating Hope

“Stiamo lavorando nell’area di Little Rann of Kutch, dove storicamente una comunità nomade trova sussistenza con l’impegno nella raccolta stagionale del sale in sintonia con le dinamiche naturali dei monsoni. Una soluzione costruttiva flottante può permettere l’insediamento stabile di questa popolazione sul territorio e da questa esigenza è nata l’idea di realizzare strutture anfibie che hanno la capacità di sopraelevarsi quando si alza e si abbassa il livello del mare”.

Si parte dal bambù

Floating Hope nasce con un obiettivo primario: mettere in campo un prototipo di sistema costruttivo che – a partire dallo studio sul campo in Nigeria – si presta a essere adattato a contesti ambientali diversi per latitudine e risponde con la resilienza alle trasformazioni indotte dal cambiamento climatico. Al centro è equilibrio fra tradizione costruttiva locale e utilizzo di soluzioni tipologiche ed edilizie innovative basate sull’utilizzo di materiali locali e di risulta o recupero.

Floating Hope: La casa è flottante, sostenibile e resilienteFloating Hope: La casa è flottante, sostenibile e resiliente

Il primo passo in questa direzione è stato l’individuazione di un materiale strutturale idoneo per la costruzione delle abitazioni. Grazie anche all’incontro con l’organizzazione internazionale INBAR, International Bamboo and Rattan Organization, impegnata nella promozione di progetti legati al bambù e già attiva sul territorio africano, la scelta è caduta su questa materia prima vegetale già naturalmente presente in Nigeria con due specie autoctone, la oxytenanthera byssinica e la bambusa vulgaris.

La soluzione costruttiva che caratterizza Floating Hope si basa su un sistema modulare declinato su quattro modelli funzionali, assemblabili a seconda delle esigenze degli utenti per configurare diverse tipologie abitative a partire da una superficie minima di 32 metri quadrati, ispirandosi ai modelli abitativi preesistenti che puntano a preservare le modalità di abitare lo spazio e le abitudini di vita delle comunità cui il progetto è rivolto.

“Inbar sta sperimentando a livello locale la costruzione di residenze con l’uso di due tipologie di bambù e con loro abbiamo iniziato un dialogo per la fattibilità del progetto. Queste abitazioni sono realizzate con tecniche utilizzate da sempre in Nigeria con grande facilità, dalla pavimentazione alla struttura in elevazione vera e propria”.

Non solo bambù: la struttura portante delle case flottanti affianca al materiale naturale della bambusa vulgaris la lamiera a greca in alluminio; per consentire il galleggiamento è poggiata su una zattera costituita da barili di plastica riciclati, implementando la ricerca di soluzioni costruttive a basso impatto ambientale sull’ecosistema circostante. L’uso della bambusa, nota per la sua rapidità di crescita e capacità di rinnovamento naturale, contribuirà a un bilanciamento ecologico del ciclo costruttivo, mentre la lamiera a greca in alluminio garantirà stabilità e resistenza in particolare per gli elementi architettonici esposti agli agenti atmosferici. Lo stesso approccio caratterizza la scelta dei materiali per le finiture degli spazi interni e gli arredi.

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Interno Floating Hope, la casa galleggiante in NigeriaInterno Floating Hope, la casa galleggiante in Nigeria
Interno Floating Hope

Il rattan della specie calamus deerratus, che appartiene alla famiglia botanica delle palme ed è ampiamente diffuso nelle zone umide nigeriane, costituirà il materiale principale per le diverse forniture di arredo degli alloggi forte di flessibilità e resistenza che ne fa uno dei materiali di larga diffusione fra gli artigiani locali.

Impiantistica sostenibile

La dotazione impiantistica prevede l’integrazione fra sostenibilità e soddisfacimento dei bisogni di approvvigionamento idrico ed energetico delle abitazioni. All’interno del progetto verranno inclusi serbatoi d’acqua chiara con sistemi di pompaggio per il bilanciamento e il trattamento delle acque reflue. L’approvvigionamento energetico si baserà sull’installazione di due pannelli solari termici e un sistema di pompaggio di circolazione, consentendo una gestione autonoma ed efficiente delle risorse.

Interno Floating Hope, la casa galleggiante in NigeriaInterno Floating Hope, la casa galleggiante in Nigeria
Floating Hope, la camera da letto

Il sistema di trattamento delle acque reflue è strutturato sull’utilizzo di fanghi costituiti da una miscela naturale di terra. “Si tratta di un processo biologico che sfrutta l’attività batterica saprofitica. I batteri saprofiti sono microorganismi che si nutrono di materia organica morta, rilasciando nel processo enzimi che degradano le molecole complesse in sostanze più semplici come anidride carbonica, acqua, ammoniaca e sali minerali”.

La specie floreale del giacinto d’acqua, capace di nutrirsi di materia organica e per questo già ampiamente impiegata per la fitodepurazione, potrà essere impiegata per garantire un trattamento ecocompatibile e biodegradabile di purificazione delle acque. Per facilitare l’autoproduzione alimentare, all’interno del prototipo, saranno predisposti anche un sistema di raccolta delle acque piovane e un sistema di compostaggio dei rifiuti per alimentare orti e giardini verticali.

Tipologia essenziale

Diverse per materiali, spesso di risulta, e per estetica finale. Ma, alle diverse latitudini e condizioni climatiche, le abitazioni che potranno essere realizzate attraverso il progetto Floating Hope saranno accomunate dalla capacità di offrire soluzioni abitative resilienti. Fino a soluzioni che potranno arrivare a offrire sistemi avanzati di purificazione dell’acqua e degli scarichi e autoproduzione energetica grazie ai pannelli solari. Ma al centro è sempre la soddisfazione dei bisogni primari degli esseri umani, che Bruno riassume in “una struttura con un tetto che permette di proteggersi dal sole intenso o dalle piogge e mette a disposizione uno spazio di libertà dell’abitare. Le esigenze di fondo sono le medesime”.

Interno Floating Hope, la casa galleggiante in NigeriaInterno Floating Hope, la casa galleggiante in Nigeria

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Gli elementi architettonici che caratterizzano la tipologia abitativa – intesa come vero e proprio archetipo – della casa flottante sono uno spazio giorno e uno spazio notte, un atrio antistante l’ingresso vero e proprio dell’abitazione, aperture per l’aerazione dei locali e un tetto a falde che, a seconda del contesto, può essere realizzato in lamiera o in paglia. Anche le forniture di arredo saranno semplificate. In pratica, un abaco a disposizione dell’architetto e della comunità destinataria dell’intervento, semplice da adattare in risposta alle condizioni specifiche del contesto di realizzazione. In attesa dell’applicazione concreta a partire dal caso nigeriano, il primo prototipo del progetto Floating Hope potrebbe essere realizzato in Italia anche grazie al supporto di Navigo Toscana, fra le principali imprese nautiche in Italia.

La ricerca è in corso

A oggi, il progetto è ancora un lavoro di ricerca in evoluzione con una visione globale. Si guarda alla realizzazione di un prototipo da vedere e “toccare con mano” per promuovere a istituzioni governative, enti locali e mondo associativo una soluzione pronta da realizzare e da adattare alle diverse condizioni climatiche e ambientali.

Dentro il perimetro della disciplina dell’architettura, cosa vuol dire confrontarsi con una cultura costruttiva e soprattutto una cultura e modalità diverse di abitare lo spazio per definire un progetto di unità abitativa, e come conciliare una tipologia con la diversità dei contesti climatici, ambientali e costruttivi?

“Ciò che ho notato in tutte le circostanze analizzate è che, alla fine, dal punto di vista estetico il modello che emerge è quello più naturale possibile, caratterizzato da un tetto a falde e una struttura semplice dove la superficie in metri quadri dipende dal nucleo famigliare, integrata con la presenza di elementi funzionali e costruttivi che possono essere importati ed esportati da un’applicazione a un’altra a seconda delle esigenze. Dobbiamo tenere conto del fatto che ci troviamo di fronte a civiltà differenti ma con un medesimo contesto naturale dove sono presenti acqua e terraferma”.

Per esempio in Vietnam “le strutture abitative sono caratterizzate dalla presenza di un’apertura nella pavimentazione flottante che permette agli abitanti di pescare per il proprio fabbisogno alimentare. Uno schema che recupereremo all’interno del prototipo di Floating Hope anche con la possibilità di porre in opera un’apposita recinzione in acqua per la raccolta dei pesci”.

Credit img @Pham Minh Chau

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