TRENTO – Serve una strategia d’uscita dallo sci sul lungo periodo? Sì, ma nel frattempo va salvaguardata, nel breve e medio periodo l’economia della montagna. E quanto alla funivia, è per definizione un modo sostenibile per spostarsi. Perché anche se la strada non sarà chiusa perché non si può, la politica della sosta, con una riduzione dei parcheggi e un controllo scrupoloso delle auto posteggiate possono essere un buon incentivo per ridurre le auto.
Questo evidenzia il sindaco Ianeselli, all’indomani della manifestazione sul Bondone. E dalle sue parole si capiscono due cose, per la campagna elettorale imminente: sarà rivendicato con orgoglio il progetto della funivia, ma sul bacino delle Viote ogni scelta è rimandata oltre il 2025. Certo, le parole su questi due temi saranno sempre scelte con attenzione: gli equilibri di coalizione sono delicati e il sindaco mostra di tenerlo sempre presente.
Sindaco, erano tanti sul Bondone domenica.
«Io credo sia importante confrontarsi, e concentrarsi sulle persone che vivono il Bondone. La manifestazione è stata importante per creare a dibattito, la tutela dell’ambiente è interesse di tutti. Credo però che vada ascoltata una pluralità di voci».
Andiamo con ordine. Sulla funivia gli attivisti denunciano un investimento fuori scala.
«Se la critica è ad uno sviluppo fondato solo sullo sci, io credo che la funivia più che un problema sia una risposta. È un sistema che rende più vicina la montagna tutto l’anno. Certamente, va fatta chiarezza sui numeri. Il tema non è un milione di persone che arriva a Vason, quelli sono numeri che indicano tutti quelli che usano l’impianto, che collega sinistra e destra Adige, con il parcheggio da 1.500 posti, serve valutare è l’insieme. Altrettanto per quanto riguarda i costi: si prevede un deficit di 3 milioni, ma ipotizzando un biglietto da 1,5 euro. Suppongo che i non residenti possano pagare qualche cosa di più».
Il tema politico è la strada. La accusano di non volerla chiudere. E a strada aperta, osservano, nessuno userà la funivia.
«Però per favore un po’ di coerenza».
Ci spieghi.
«A denunciare la mancata chiusura della strada c’era una candidata sindaca che fino al giorno prima mi accusava di pensare solo alle biciclette e di remare contro le auto. Decidiamoci».
E allora come ridurre le auto verso il Bondone?
«La strada non possiamo chiuderla, ma si può fare una politica della sosta mirata, non è così difficile».
Parcheggi a pagamento e polizia locale su a controllare?
«Dico che se a valle hai un parcheggio grande e una funivia che in poco tempo ti porta a Vason, il tema non è più avere un grande parcheggio in quota. Anche se non puoi chiudere la strada, perché ci sono le seconde case e gli alberghi, ci sono tanti modi di arrivare al medesimo obiettivo».
Poi c’è la questione bacino. La manifestazione ha detto no senza se e senza ma.
«Io credo che la montagna vada vissuta da tanti punti di vista, tutto l’anno e al di là dello sci. Per quanto riguarda il bacino, noi abbiamo affidato all’università uno studio sulle prospettive dello sci. Perché se siamo tutti d’accordo nel dire che sul lungo periodo non si scierà più, il tema è capire come gestire la transizione, perché non è un pulsante spento – acceso. Al momento i grandi numeri, anche sul Bondone, li fa lo sci, anche se sono in crescita le presenze di chi non scia. Decideremo una volta definito lo studio».
E quando sarà?
«L’università ha chiesto un anno».
Ha fatto discutere il Prg, con l’aumento delle aree sciabili.
«Va spiegato: è vero che in teoria si possono fare infrastrutturazioni, in quelle aree, ma rassicuro: non si può fare il bacino».
Quindi in campagna elettorale non farà proposte sul bacino.
«Ribadiremo i tema funivia, che era nel programma 2020 e che mi pare tantissimo. Per il resto, corro per vincere, in una coalizione dove ci sono sensibilità diverse. Che è una sensibilità soprattutto di approccio: non che c’è chi è contro l’ambiente e chi è a favore. È solo sui tempi necessari per arrivare all’obiettivo».
Sul Bondone domenica c’era Lucia Coppola.
«Certo. Ripeto: dobbiamo lavorare insieme per gestire al meglio la transizione. D’altronde, l’albergatore Barbieri ha avuto una piacevole conversazione con il consigliere Fernandez, che era andato a sciare. Alla fine, solo io non scio».
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