Il turismo come una speranza: c’a Maronn c’accumpagn…

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Secondo il dossier dell’Osservatorio sull’Economia del Turismo delle Camere di Commercio, realizzato da Isnart per Unioncamere ed Enit, nel 2023 la Campania ha superato i 20,5 milioni di presenze turistiche.

Napoli, Pompei, la Costiera Amalfitana, la Penisola Sorrentina, Capri e il Cilento restano tra le mete più visitate – riporta Mariagiovanna Capone nel suo approfondimento sul Mattino – ma cresce anche l’interesse per piccoli borghi e località meno note. Il turismo culturale si conferma il principale fattore di attrazione: il 40% dei visitatori sceglie l’Italia per il patrimonio storico-artistico, percentuale che sale al 50% tra gli stranieri. In aumento anche il turismo enogastronomico e sportivo, che favoriscono la destagionalizzazione dei flussi.

Il 2024 registra un tasso di occupazione delle strutture ricettive pari al 67,7%, con un incremento di 16,7 punti percentuali rispetto all’anno precedente. La ripresa del turismo internazionale (+2,3% sul 2023 e +18% sul 2019) ha trainato la crescita, ma il settore deve fare i conti con costi operativi in aumento. Solo il 30% delle imprese ha registrato utili, mentre il 60% ha chiuso in pareggio, segnando un’inversione di tendenza rispetto al 2023, quando sette aziende su dieci dichiaravano un bilancio positivo.

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L’esperienza in Campania ottiene valutazioni positive dai turisti: la qualità dell’accoglienza raggiunge un punteggio medio di 7,9 su 10, la cortesia 8,1, la ristorazione 8,2. Bene anche i collegamenti e le informazioni turistiche, entrambi con un 7,7. Pompei si conferma la destinazione di riferimento per il turismo culturale, Amalfi per quello enogastronomico, Salerno per l’offerta green. Anche i piccoli centri hanno registrato un aumento delle presenze, con località come Teggiano, Padula, Montesano sulla Marcellana e Atena Lucana in crescita. I turisti a scegliere la Campania essenzialmente per il patrimonio artistico e monumentale (38,2%), la possibilità di relax (27,8%), la natura (23,8%) e lo shopping (23,4%). Complessivamente, la regione ha accolto 1,3 milioni di turisti nell’estate 2024, con oltre 200mila arrivi durante le festività natalizie.

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L’avvio del venticinquesimo Giubileo universale della Chiesa Cattolica, inaugurato il 24 dicembre con l’apertura della Porta Santa in San Pietro, ha già avuto un impatto sui flussi turistici: durante le festività natalizie le presenze internazionali sono aumentate del 2,9%, con un picco del +9% a Roma. La Capitale prevede 35 milioni di arrivi e un giro d’affari fino a 4,5 miliardi di euro, con effetti positivi anche su altre città italiane. Napoli si aspetta 18 milioni di visitatori, mentre Venezia prevede un aumento del 25% delle presenze. La cultura si conferma la principale motivazione che spinge i viaggiatori a partire verso l’Italia, in un contesto in cui il turismo legato agli itinerari religiosi continua a guadagnare spazio.

E proprio alla BiT – Borsa Internazionale del Turismo di Milano, il presidente della Regione Campania Vincenzo De Luca ha posto l’accento sulle eccellenze del patrimonio locale, inserendo il Santuario di Montevergine tra i luoghi simbolo dei percorsi turistico-religiosi in vista del Giubileo: scrive Gianluca Galasso sul Mattino di Avellino.

Un riconoscimento che conferma il ruolo centrale dell’Abbazia di Mamma Schiavona nell’accoglienza dei pellegrini e nella valorizzazione di un turismo che non è solo esperienza di viaggio, ma anche di spiritualità e incontro. Esperienze che sono partite già con l’Anno Giubilare Verginiano 2023-2024 e i 900 anni dell’Abbazia.

Nel talk ospitato nello stand Campania Divina, l’abate Riccardo Luca Guariglia ha sottolineato come il turismo religioso si distingua per il suo carattere lento e meditativo, orientato alla convivialità e alle relazioni. Un turismo della speranza, come lo definisce Papa Francesco, che rispecchia pienamente la missione del Santuario di Montevergine, da sempre attento all’accoglienza dei fedeli.

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In questo scenario, le celebrazioni in onore della Madonna di Montevergine e di San Guglielmo, patrono d’Irpinia, assumeranno un valore ancora più profondo, consolidando il legame tra fede, territorio e cammino spirituale.

Insomma, l’Irpinia senza il Santuario Montevergine pare non avere nulla da mostrare: tranquillo rifugio per vecchi devoti, luogo storico e simbolico, di suggestioni, di cultura millenaria, di rituali e tradizioni; sta lì incastonato tra i Monti del Partenio e dall’alto benedice una provincia che la sua vocazione ancora non l’ha trovata.

Ma se turismo religioso deve essere, nell’Anno Santo, vale la pena cominciare a dirsi che nessuno si salva da solo, soprattutto se l’ambizione è quella di non limitarsi ad accogliere gli escursionisti della domenica.

Ad esempio un altro comune che dovrebbe ricoprire un ruolo di primo piano è Caposele, con il Santuario di San Gerardo a Materdomini che ogni anno registra la visita di decine di migliaia di pellegrini. Infatti oltre Mercogliano, dove insiste l’Abbazia di Montevergine, conta la concentrazione più alta di strutture e di offerta turistica. E ci sarebbe anche l’Abbazia del Goleto – Sant’Angelo dei Lombardi – tra quei sentieri percorsi da San Guglielmo nel suo peregrinare scalzo e digiuno, fino a quando nel 1118 giunse ai piedi del monte Partenio per fondare la Congregazione Verginiana. Il Santo, dopo aver trascorso gli ultimi anni della sua vita in viaggi apostolici che servirono a impiantare altri monasteri nel Mezzogiorno d’Italia, morì proprio al Goleto nel 1142.

Ma ne potremmo citare altri di luoghi della fede, più o meno noti eppure altrettanto affascinanti: la chiesa rupestre della Madonna del Fiume a Calabritto, a pochi passi dalla Cascata del Bard’natore, esempio perfetto di come potrebbero entrare in connessione il turismo religioso e quello ambientale. Il Complesso monumentale di San Francesco a Folloni e il Monte San Salvatore, entrambi a Montella; il Santuario di Maria Santissima a Carpignano, luogo di culto ricostruito dopo il terremoto del 1980 nel comune di Grottaminarda. E così via. Sono tanti, diversi, sparsi; nessuno – o pochi – li conoscono.

Perciò ecco il punto: bisogna organizzare il territorio e l’offerta, concentrandosi sulla qualità. Cercare di sviluppare le mete minori, soprattutto quelle limitrofe ai luoghi di maggiore interesse; trasporti e accoglienza devono essere adeguati agli standard internazionali, così come alloggi e servizi. È fondamentale curare la comunicazione con gli ospiti, analizzare tutti i contenuti rivolti ai visitatori, dai siti web ai menù, alle informazioni: tutto deve essere reperibile, fruibile, immediato, anche affascinante. Il turismo è un mosaico , ci spiegava Guglielmo Del fattore in questa intervista: accoglienza, ospitalità, ristorazione, intrattenimento, cultura, esperienze, natura, tutto organizzato fin da subito come un’offerta sostenibile, che ha – e avrà – un basso impatto sul territorio, mettendo a sistema quello che c’è già.

Solo così si riusciranno ad ottenere dei risultati. Intanto facciamoci la croce e che ‘a Maronna c’accumpagn .

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Immagine in copertina, Paesaggi Irpini





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