di Marina Gersony
Stasera, sul palco dell’Ariston, due donne, due voci, due storie apparentemente inconciliabili si fonderanno in un’unica melodia. Noa, israeliana; Mira Awad, palestinese. Il loro obiettivo è chiaro: presentare una canzone che superi la politica, le bandiere, i confini e i pregiudizi in un mondo sempre più polarizzato. Sanremo, il palco che per decenni ha ospitato amori da cartolina e tormentoni da supermercato, per una sera ambisce a diventare qualcosa di più: uno spazio di resistenza culturale, un esperimento di speranza. Ma può davvero la musica fare la differenza? E, soprattutto, siamo ancora capaci di ascoltarla senza filtrarla attraverso le nostre convinzioni, le nostre ideologie, le nostre certezze? Come disse Leonard Bernstein: «Questa sarà sempre la nostra risposta alla violenza: fare musica con ancora più intensità, con ancora più bellezza, con ancora più devozione».
IMAGINE, UNA CANZONE PER LE COSCIENZE
Noa e Mira canteranno Imagine di John Lennon, ma non nella versione che tutti conosciamo. La interpreteranno in più lingue: ebraico, arabo, inglese, italiano. Non sarà un semplice omaggio ma, lasciano intendere le due artiste, un’operazione chirurgica sulla nostra coscienza.
«Immagina che non ci siano confini», dice l’iconico testo. Ma come si fa, oggi, a immaginare un mondo senza muri quando ogni giorno se ne alzano di nuovi? Come credere che l’odio sia solo un’eredità del passato, quando scorre ancora come linfa velenosa tra le generazioni? E soprattutto, come restare neutrali di fronte a orrori che non permettono equidistanza, perché troppo brutali per essere ignorati? Quando Lennon scrisse Imagine nel 1971, il mondo si illudeva di poter cambiare con un fiore e un accordo di pianoforte. Oggi quell’illusione si sgretola davanti a una realtà in cui la speranza è sempre più fragile e la pace sempre più lontana. Dopo il 7 ottobre, ogni illusione di tregua si è dissolta, riaprendo una ferita mai rimarginata. Da allora, il sangue fra nemici ha continuato a scorrere, e ogni giorno diventa più difficile credere che esista davvero un “altro modo”.
«Mi piace molto la parte del testo che dice ‘No religion’», ha spiegato Noa, ospite con Mira Awad sul Radio Truck di RTL 102.5 a Sanremo. «La religione è qualcosa di positivo, ma non quando diventa violenta, razzista o quando dà alle persone la licenza di uccidere. Dovrebbe essere amore, inclusione e rispetto». Mira Awad ha aggiunto: «La strofa che preferisco è quella in cui ci si chiede perché dobbiamo avere dei Paesi. I Paesi sono un’invenzione dell’uomo e penso che possiamo reinventare questo modello, che non sempre funziona». Parole che suonano come una sfida, in un tempo in cui tutto sembra voler costringere le persone a scegliere da che parte stare.
UNA VITA IN EQUILIBRIO TRA L’ESSERE E L’ESSERE “DALLA PARTE GIUSTA”
Noa e Mira non sono nuove a queste battaglie. Nel 2009 hanno rappresentato Israele all’Eurovision con There Must Be Another Way, un brano che inneggiava alla convivenza. Ma non tutti le hanno applaudite.
Mira, araba cristiana cresciuta in Israele, è stata accusata di tradimento: per alcuni palestinesi, duettare con un’artista israeliana significava legittimare un sistema ingiusto. Noa, ebrea e cittadina del mondo, è stata criticata in patria per le sue posizioni pacifiste, ritenute da alcuni fin troppo “buoniste” e indulgenti. Se in Occidente viene spesso acclamata per il suo impegno, in Israele ha ricevuto critiche feroci, soprattutto nei momenti in cui il conflitto si è inasprito. Eppure, sono ancora qui. Ancora a cantare e a sperare. Ancora a cercare di dimostrare che esiste “un altro modo”.
LA MUSICA PUÒ DAVVERO CAMBIARE LE COSE?
C’è un’idea romantica che attraversa da sempre il mondo dell’arte: quella secondo cui la musica possa cambiare il mondo. Ma è davvero così? Purtroppo non ha mai fermato una guerra, non ha mai disarmato un dittatore. Ma, come scriveva Abraham Joshua Heschel, rabbino e filosofo polacco naturalizzato statunitense: «La musica è l’unico linguaggio che non ha bisogno di essere tradotto per essere compreso in tutto il mondo». Stasera, 11 febbraio 2025, su quel palco, Noa e Mira canteranno immaginando un mondo migliore. Non risolveranno certo un conflitto. Ma canteranno perché, nonostante tutto, vale ancora la pena, forse, di provarci.
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