non solo il velo ma anche mascherine e occhiali da sole

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UDINE – Ancora più chiara e circostanziata di quella che i colleghi deputati leghisti hanno già presentato in Parlamento: la proposta di legge nazionale che ieri la Lega Fvg ha depositato in Consiglio regionale contempla tutti gli estremi perché in Italia vi sia il divieto senza eccezioni di coprire il volto in tutti i luoghi pubblici. E non solo con le tipologie di velo islamico, ma con tutti i mezzi – occhiali da sole, mascherine – che possono rappresentare degli espedienti per giungere allo stesso fine: non rendere identificabile e riconoscibile una persona. A sorreggere la norma che ha l’obiettivo di sostituire quella italiana sull’ordine pubblico del 1975, la quale vieta di rendere difficile il riconoscimento del volto salvo “giustificato motivo”, la Lega pone questioni di sicurezza e di salvaguardia della dignità della persona, in particolare della donna. Rispetto al disegno di legge leghista già depositato alla Camera, quello che da ieri è in attesa di essere discusso dall’Aula di Trieste «introduce il concetto di divieto di tutti gli indumenti o accessori, indipendentemente dalla loro eventuale origine etnica, religiosa o di moda, atti a non consentire il riconoscimento o l’identificazione della persona», spiega il capogruppo della Lega in Regione, Antonio Calligaris. E ciò «innanzitutto per evitare espedienti che consentano di aggirare il divieto come l’utilizzo congiunto ingiustificato di velo, occhiali da sole e mascherine», aggiunge il capogruppo. Una mossa contro cui si è subito scagliato il Pd, pur favorevole al divieto del volto coperto in tutti i luoghi pubblici, perché, sostiene il capogruppo Dem in Consiglio Diego Moretti, «una legge esiste già dal 1975 e questo dovrebbe bastare per capire che non ne serve una nuova. Per intervenire basta utilizzare le norme già esistenti, il resto è solo propaganda».


 

L’obiettivo

La divergenza, tra destra e sinistra, quindi, non è sull’obiettivo, vietare la copertura del volto nei luoghi pubblici, ma sui mezzi da utilizzare. Per il centrodestra gli attuali sono insufficienti, per il centrosinistra invece consentirebbero di raggiungere lo scopo. Ad allentare le maglie della legge del 1975, secondo la Lega, è la sentenza del Consiglio di Stato che indica «nel giustificato motivo per la copertura del volto il motivo religioso», vanificando quindi l’effetto normativo nel caso ad essere indossato sia il burqa o il niqab. Ed è uno di questi veli integrali, il niqab, ad aver riaccesa l’intraprendenza leghista sul «no» al velo, con il caso delle cinque ragazze dell’istituto Pertini di Monfalcone ammesse a scuola a volto coperto dopo che ogni giorno vengono riconosciute da un insegnante. Una storia portata all’attenzione della cronaca dal capogruppo del Pd Moretti, ma diventata subito dopo vessillo del centrodestra, che in Friuli Venezia Giulia ha presentato una mozione e, ieri, la proposta di legge nazionale. «Si può agire con gli strumenti normativi già a disposizione – contrattacca il Pd – come dimostra il caso della scuola di Staranzano», un istituto a pochi chilometri da Monfalcone che l’anno scorso ha posto come regola il divieto di ingresso con il volto coperto. «Con la nuova legge nazionale annunciata dalla Lega e depositata in regione, alla destra – sostiene il capogruppo Dem – non interessa risolvere il problema, ma alimentare odi e divisioni. Con il niqab non si può fare integrazione».

Le elezioni

Sullo sfondo della contesa, per altro, si intravvedono le imminenti elezioni comunali a Monfalcone, ora che sono ufficiali i candidati sindaco per entrambi gli schieramenti: Diego Moretti per il centrosinistra e Luca Fasan per il centrodestra. «In questi anni la mia posizione sul niqab non è mai cambiata: se ne faccia una ragione il candidato Fasan. Aver sollevato per primo la questione del Pertini, peraltro una situazione presente da tre anni, evidentemente ha fatto perdere loro la testa», affonda infatti Moretti. Il capogruppo della Lega Fvg, Calligaris, tira però dritto e sottolinea che la norma depositata ha, di fatto, l’avvallo anche dell’Europa. «Cerchiamo di essere aderenti, per quanto possibile, al dettato normativo di Francia e Belgio – ha spiegato -, le cui norme sono state convalidate dalla Corte europea dei diritti dell’uomo». La legge francese e belga è categorica sul divieto della copertura del volto, ma per questo è stata portata al vaglio della Corte europea dei diritti dell’uomo. E la corte ha convalidato tale legislazione. «Secondo i giudici europei – riassume Calligaris – il volto dell’individuo deve restare scoperto non solo per ragioni di sicurezza pubblica, ma soprattutto per consentire alla donna di interagire con la società perché “la barriera eretta contro gli altri da un velo che nasconde il volto potrebbe minare la nozione del vivere insieme”». 





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